Joyner Lucas uccide il vecchio sé stesso in Not Now I’m Busy

Joyner Lucas

Dopo numerosi singoli e rinvii, Joyner Lucas ha finalmente rilasciato Not Now I’m Busy, un progetto che rappresenta un buon passo in avanti ai precedenti capitoli discografici e ci regala tutto ciò che più amiamo del talentuoso mc.

Joyner Lucas manda a fare in c*lo tutti in Not Now I’m Busy

Liricamente intenso e artisticamente eclettico, Joyner Lucas ha sfruttato queste due lame a doppio taglio nel migliore e nel peggiore dei modi fino ad oggi. Dall’esplosione del 2017, sono più singoli e momenti ad aver segnato il corso degli eventi della sua carriera che i progetti nella loro completa visione. ADHD deluse ed Evolution arrivò in calcio d’angolo per riportare in partita un MC tanto capace quanto caotico.

Anche l’ultimo Not Now I’m Busy è arrivato in un periodo conflittuale per l’artista di Worcester. Originariamente previsto per l’agosto del 2023, l’album puntava a tappare diversi buchi artistici che Lucas sentiva di dover riempire per ampliare il suo pubblico. L’allarme è arrivato con il lancio di Blackout insieme a Future, dove brano e video sono finiti con il deludere in un primo momento i fan e in un secondo l’artista stesso.

Joyner così è tornato alla drawing board ridimensionando ed aggiornando quello che oggi è sicuramente un album degno della nostra attenzione.

In uno dei momenti cardine di The Marshall Mathers LP 2, Eminem passava la parola al suo alter ego rappando “Credo che le persone possano cambiare, ma solo per in peggio”, pensiamo che non esista citazione più azzeccata se si analizza la figura di Joyner Lucas in questo momento.

Non che la sua musica sia scesa di qualità, anzi, quasi ogni brano di Not Now I’m Busy offre una vastità di beat e contenuti più omogenei e coerenti con quello che Lucas ha sempre proposto come il piatto del giorno; lo storytelling. La sua attitudine nei confronti della scena è più aggressiva e diretta e tra le rime si può scorgere rabbia e sdegno nei confronti di delusioni mai rivelate.

L’aspetto da canta storie con cui l’MC ha tagliato la sua indipendente e personale fetta di mercato vive in questo nuovo progetto, tra la brutale Broski alla bellissima Best For Me, queste storie come i video meticolosamente girati intorno sono anche loro indizi di qualcosa che ha scombussolato la morale del nostro autore. Il trittico che forma la parte introduttiva dell’album Put Me OnI’m Ill e Waiting On This presenta il nuovo Joyner alla perfezione esorcizzando anche l’amaro sapore delle strumentali dei primi due progetti e offre qualcosa da parte dei suoi produttori in-house di più dinamico ed epico.

From the moment I was born, in the booth, I was activated, doctor tried to pull my head out the womb then decapitate it

È chiaro già dalle prime strofe che Joyner è passato dal contare le sue benedizioni a mandare a fare in c*lo chi ha provato a bloccarle. L’energia si sente ed è coinvolgente solo fino a quando non è proprio Lucas in persona a porre un freno a mano alquanto innecessario.

Brani come Fake Promises o How Much Do You Love Me? sono chiari nella loro intenzione ma fuori contesto nel loro posizionamento. Per fortuna il ferro non si raffredda mai abbastanza da cambiare la temperatura degli speakers ed è quando meno ce lo aspettiamo che le sorprese saltano fuori.

Nonostante le diverse collaborazioni, oltre alla bellissima voce di Jelly Roll, sono i due veterani Twista e DMX a far brillare ancora di più il palcoscenico di Lucas. Twista ricorda i momenti più vulnerabili della sua carriera, quando abbandonare tutto era un’opzione tutt’altro che trascurabile mentre DMX ci parla dal cosmo con una strofa servita a Joyner tempo prima della sua tragica scomparsa. X e Lucas erano amici, fu proprio una delle loro conversazioni sul mercato musicale ad ispirare Joyner a scrivere I’m Not Racist.

I Didn’t Go è solo una di ben due strofe che X ha registrato per Lucas e considerando la potenza di quest’ultima, speriamo che il futuro ci riservi la possibilità di ascoltare anche l’altra.

Not Now I’m Busy è occasionalmente ornato di piccoli skit audio post traccia in cui un affaticato Joyner Lucas sta cercando di filmare una personale confessione.

Nonostante si apprezzi il tentativo di tessere una tela creativa intorno alla collezione di brani a differenza del precedente sforzo discografico, l’impatto non è affatto quello sperato. La parte narrativa migliore è proprio il climax nella title-track dove però la rivelazione non è seguita da nessun momento lirico ma è quasi relegata in quello che suona come un lungo skit. Joyner Lucas ammette di aver ucciso il vecchio sé stesso, dopo una crisi personale non particolarmente elaborata nel progetto ma non per questo poco percepibile. Più diretto e arrabbiato di prima, Lucas cerca il suo equilibrio nell’ennesimo periodo di transizione della sua carriera con rime più taglienti, beat più elaborati e il ritorno della sua magistrale capacità di raccontare.

If you don’t believe in yourself, then you’ll never believe in somebody believin’ in you

Joyner Lucas rimane un grande artista e un grande liricista in una versione più “moderna” del concetto, dove a riempire di traguardi la sua carriera non sono album ma canzoni e momenti. Not Now I’m Busy è lontanissimo dal essere un capolavoro ma è qualcosa di talmente unico nel mercato moderno da riuscire ugualmente a brillare.