Verso le Olimpiadi di Parigi: intervista a Bgirl Alessandrina

Bgirl Alessandrina

La prima volta che vidi Alessandrina era davvero giovane, credo almeno 15 anni fa: era a una battle, le qualifiche per l’R16, un evento mondiale con finali in Korea, e per quell’occasione i giovani più talentuosi di quel momento si unirono per formare una crew. La maggior parte di quei ragazzi ora non balla più ma non lei, che non ha mai smesso di credere nelle sue potenzialità e, ora, è sicuramente una delle Bgirls più forti in Europa.

Tutto questo per dire che non basta il talento per riuscire in qualcosa, se non hai una visione, uno scopo. Alessandrina ha tutto questo e sono sicuro che tra 30 anni sentiremo ancora parlare di lei.

Dalla base della marina militare verso le Olimpiadi di Parigi: conosciamo Bgirl Alessandrina

Ricordo quando eri una bambina, tutti i km che si faceva tuo papà, quanto è stata importante la sua figura?

«La figura di mio padre è stata importantissima per me. Mi accompagnava a tutti gli allenamenti e studiava con me cosa fosse il Breaking. In generale, sono stata molto fortunata ad avere il supporto della mia famiglia. Hanno capito fin da subito quanto il Breaking fosse importante per me e hanno fatto tanti sacrifici per permettermi di crescere il più possibile. Spesso vedo genitori pressare i propri figli e non va bene, loro invece mi seguivano e supportavano nelle mie volontà».

Cosa ti ha spinto verso il breaking?

«All’età di 6 anni passeggiavo da sola nella zona protetta in cui vivevo (base della marina militare di Messina) e da lontano ho visto dei ragazzi fare delle “strane acrobazie” (powermoves). Da subito ho capito che quella sarebbe stata la mia strada, è stato un colpo di fulmine. Ho continuato a spiarli ed imitarli di nascosto per un periodo (perché ero molto timida) e adesso facciamo parte della stessa crew, Marittima Funk Crew. Che io abbia iniziato grazie a loro lo hanno scoperto solo due anni dopo (ride, ndr).

Per te è sempre stato un “buon periodo”, o meglio, cosi da fuori si percepisce: cosa è che ti stimola a non mollare un colpo?

«Mi piace tanto fare delle Challenge con me stessa. Quindi di base ho sempre cercato di mettermi nelle situazioni a me più complicate possibili per riuscire a superarle… Sì, forse sono un po’ psicopatica (ride, ndr). Ad ogni modo, questo e il tempo mi hanno portata a gestire le difficoltà col sorriso. Una figura molto importante per me è stata mio nonno; nonostante i mille problemi non riuscivi mai a non vederlo col sorriso e felice. Punto a portare lui e la sua energia positiva sempre con me. Ovviamente ho anche io i periodi no, ma cerco sempre di “switchare” il prima possibile e sfruttare la difficoltà a mio vantaggio. Non abbiamo il controllo di tutto e gli incidenti possono succedere, ma io posso controllare come poter sfruttare quel momento a mio vantaggio e renderlo in qualche modo produttivo e positivo».

Ora sei nelle Fiamme Azzurre: cosa è cambiato per il tuo breaking?

«Sicuramente non è cambiata la mia visione del Breaking e non è cambiato il fatto che continui ad essere la mia passione ed il mio gioco come da bambina. L’ingresso nelle Fiamme Azzurre mi ha permesso di avere tutti i mezzi necessari per poter aumentare il mio livello e sto cercando di utilizzarli tutti. E poi mi ha dato la possibilità di potermi focalizzare al 100% sulla mia passione».

Olimpiadi: cosa ti aspetti e come ti stai preparando?

«Attualmente sono in preparazione per l’ultima fase di qualifiche che si terranno a maggio e giugno a Shanghai e Budapest. Ho da poco dovuto fare un intervento al polso, quindi mi sto concentrando sulla riabilitazione per poter tornare a ballare con due mani il prima possibile. Nel frattempo, continuo però ad allenarmi esplorando più vie possibili. Sono in un periodo complesso che però mi darà la carica giusta per affrontare al meglio queste qualifiche. L’obiettivo è quello di arrivare sul palco finale di Parigi e far innamorare la gente del nostro mondo».

Da Messina a Milano e poi Padova, quanto è stato importante?

«Tutto è stato importante, perché mi porto un bagaglio di esperienze che mi aiuteranno nel mio percorso. Sono cresciuta allenandomi alla stazione Marittima di Messina e questo lo puoi vedere nel mio ballo. E non parlo nella parte tecnica, ma in quella della “anima” e caratteriale. A 18 anni ho deciso di trasferirmi a Milano per crescere e migliorare, non solo nel Breaking ma in generale nella vita. Ho preso una laurea triennale in Economia e ho scoperto un approccio più “professionale” del Breaking: ho iniziato a dare importanza alla preparazione atletica per ridurre il rischio di infortunio ed avere un fisico pronto per quel che faccio. È stato un grosso passo avanti per una ragazzina cresciuta sul marmo freddo che non considerava per niente né il warm up né lo stretching. L’anno scorso mi sono trasferita a Padova, perché sentivo l’esigenza di avere un posto fisso per allenarmi e con gente che avesse obiettivi simili di miei. L’accademia Bstudents mi ha aiutata tanto ed avere a disposizione una palestra dove allenarmi 24h è un sogno. Inoltre ho trovato un grosso punto di riferimento in Bboy Kacyo. Sono cresciuta con una crew piuttosto che con un coach e con lo scambio di knowledge, quindi faccio ancora fatica a dire che lui sia il mio coach ma sicuramente è quel che più si avvicina. Oltre ad essere anche un amico, un fratello maggiore e all’occorrenza anche il mio psicologo di fiducia (ovviamente scherzo ma lo ringrazio per supportarmi e sopportarmi)»

Oltre al breaking vivi altre forme dell’Hip Hop? O hai altre passioni?

«Sto studiando altri stili dell’Hip Hop per ampliare le mie conoscenze ed applicarli al Breaking. Mi sto avvicinando sempre più alle altre discipline della cultura hiphop per prendere ispirazione e perché mi affascinano ma attualmente sto più guardando, ascoltando e studiando gli altri che agendo in prima persona, perché non ne sono ancora in grado. Step by step. Come altre passioni posso dire lo sport in generale. Mi piace cimentarmi sempre in esperienze sportive diverse».

Te la senti di dare un consiglio a tutte le “nuove leve”?

«Il consiglio che darei alle “nuove leve” è quello di viversi la propria passione senza permettere a nessuno di mettersi in mezzo ed allontanarti da essa. Di affiancarsi a gente competente, di fare più esperienze possibili e di godersi il percorso».

Un grosso in bocca al lupo ad Alessandrina per il recupero dall’infortunio e, soprattutto, per l’ultima fase delle qualifiche per le Olimpiadi di Parigi.

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