ADHD, il nuovo album di Joyner Lucas, ci ha lasciati un po’ perplessi.
Quello che potete vedere QUI è l’immagine del successo. Un kebab e qualche rima improvvisata erano tutto ciò di cui aveva bisogno Joyner (all’epoca Future Joyner) per intrattenere i suoi amici.
Quella di Joyner Lucas è la storia del successo inaspettato ma allo stesso tempo contemplato. Nonostante i numerosi progetti passati, la visione di Lucas era sempre chiara e forte tanto da voler rapire i più grandi del genere e costringerli a farsi ascoltare. È l’immagine esposta sulla cover di Listen To Me, un mixtape che probabilmente conteneva i primi brani notevoli del MC.
Seppure la sua carriera avesse sempre seguito le strade dell’underground, il successo e la svolta sono arrivati solo dopo il contratto con l’Atlantic Records. Il tape 508-507-2209 conteneva alcuni dei brani più interessanti del 2017 e un ritorno al focus verso lo storytelling in rima.
Canzoni come I’m Sorry e Forever hanno giocato un ruolo chiave nella concezione del brano che fece scoppiare tutto, I’m Not Racist. Il video, la sceneggiatura, l’interpretazione di Lucas erano ingredienti per qualcosa di grandioso e tutti eravamo ansiosi di vedere cosa il pupillo di Worcester avesse in serbo per noi.
ADHD arriva a due anni dall’annuncio e dopo ben otto singoli precedentemente rilasciati. In questi anni Joyner è stato nominato per due Grammy, ha registrato numerose canzoni con uno dei suoi idoli e ha chiuso i rapporti con la Atlantic Records.
ADHD è sicuramente vittima del tempo e delle circostanze ma non per questo non merita la nostra attenzione. Se avete seguito la storia del rapper fino ad oggi, brani come Gold Mine e Broken and Stupid sono il reward che stavate aspettando.
Il talento lirico di Lucas regna in brani come Revenge e la geniale Will ma ammettiamo che aver visto i rispettivi video musicali ha influenzato la nostra percezione. La promessa seconda collaborazione con Eminem è stata vittima di un leak qualche mese fa e non è riuscita a posizionarsi nella tracklist finale. Il brano mostrava il Joyner Lucas che avevamo imparato ad amare nel 2017 con il suo coinvolgente metodo di raccontare storie ma ADHD manca di questi momenti, finendo con l’essere più vago nelle tematiche. What If I Was finisce così nel dimenticatoio esattamente come quella Frozen uscita dal nulla nel 2018.
Forse il rapper avrà pensato che la formula era già diventata vecchia provando a reinventarsi e rischiando così di compromettere la sua personalità artistica.
Intitolare l’album ADHD inoltre pone nell’ascoltatore certe aspettative. Il disturbo del neurosviluppo e la salute mentale in generale sono temi scottanti al giorno d’oggi e limitarsi ad un paio di skit e una title track piuttosto acerba non basta.
ADHD non riesce a spiccare nella schiera di progetti precedentemente rilasciati a causa della sua natura generica. Speravamo di conoscere meglio Joyner Lucas con questo progetto ma sotto questo aspetto non è cambiato nulla. Da un MC conosciuto principalmente per la sua capacità di esprimere temi delicati con la brutale onestà delle sue rime ci aspettavamo una coerenza tematica maggiore. Canzoni come Lotto suonano come una versione aggiornata liricamente di una qualsiasi banger dei Migos, mentre Lucas spadroneggia la sua salita al successo a tal punto da risultare ripetitivo.
Il titolo ci ha dato diverse false aspettative, rimaniamo certi che la lane in cui opera Joyner sia la stessa di J Cole, Logic o Kendrick. Tutti tra questi artisti citati hanno in qualche modo contribuito a trattare approfonditamente o quantomeno in maniera autentica gli argomenti scelti. Se l’obiettivo di Lucas era quello di esprimere le difficoltà sociali dovute al suo ADHD con canzoni come Still Can’t Love, non possiamo fare a meno di notare come il brano cada nell’enorme lista di pezzi sulle gold digger.
“What you gon’do for the pension? way too tempted, tryin’ get rich, get mentioned, she’ll do anything for attention”
La selezione di beat rende il progetto coeso, orchestrato con una singola formula, melody + bars + beat drop, alla lunga può annoiare ma ascoltato con una certa modalità può risultare piacevole. Le influenze dei suoi colleghi di Atlanta pervadono quasi ogni lato del progetto, con ritornello melodici e bassi pesanti, ce ne è un pò per tutti musicalmente.
ADHD suona come una playlist progettata da Lucas e non come un album con un goal in mente e questo è davvero un peccato considerando il talento del rapper.
Speriamo che Joyner abbia ancora qualche sorpresa per noi quest’anno.