Odd Cure di Oddisee: la “strana cura” per superare la quarantena.
“I needed a break from touring anyway”, confessa nella prima traccia del suo nuovo progetto, sedando immediatamente la nostra curiosità sul perché ci abbia fatto aspettare tanto dall’ultimo lavoro, The Iceberg del 2017, accompagnato da una serie di registrazioni live raccolte in Beneath the Surface, per restare in tema.
Questo è solo primo di una serie di “call” skit che inframezzano Odd Cure, nel quale Oddisee, che non è tipo da nascondersi nella sua musica e al contrario è solito mettersi a nudo, ci catapulta nella sua quarantena, fatta di musica ma anche di affetti distanti, brevi conversazioni dove importa più il sentirsi che il parlarsi, instaurare o mantenere un contatto. Suona familiare, come sensazione?
Stupisce sempre quanto il personalissimo punto di vista di un singolo riesca, a volte, a rappresentare una sfaccettata collettività, e Amir c’entra il punto attraverso le chiamate con famigliari e amici, ma anche attraverso i suoi testi, nel quale è facile ritrovarsi.
“Life don’t love you but it love to come test, but if you love life, you can get the wrong number. If you go on to take a long breath, wait it on out, come back with a flex”
Dalla opening The Cure, dove un ritornello degno di Curtis Mayfield ci ricorda di lavarci le mani e tossire nell’incavo del gomito, a No Skips, perfetta in quelle infinite ore di stasi che era difficile chiamare “giorni”, e la geniale Go to Mars, ora che il pianeta rosso sembra quasi più ospitale del nostro caotico mondo.
Non mancano poi brani più intimi come Shoot your shoot, I thought You were Fate e Still strange, che raccontano di amicizie e amori lontani, e non a causa del distanziamento sociale, ma diverse svolte della vita.
La Odd Cure di Oddisee è un progetto breve ma che dice tutto ciò che deve, lasciandoci quel minimo di “appetito” per il suo prossimo lavoro, che sia un album o un documentario sulla scena rap di Prince George County (Maryland), come suggerisce la mamma.