«Sto lavorando al secondo album e non vi farò aspettare così tanto, promesso» – Intervista a Mattak

Mattak

É dall’uscita di Riproduzione Vietata che avevamo diverse domande da fare a Mattak: finalmente ce l’abbiamo fatta ad incrociarlo per un’intervista, a ridosso del suo concerto all’Under Fest 8.

Rime, riflessioni e un forte attaccamento al rap: intervista a Mattak

Riproduzione Vietata non è un disco qualunque. Se riesci a trattare determinate tematiche e problematiche che si divertono piazzarti ostacoli nella tua quotidianità e lo fai anche attraverso l’uso della tecnica e del sorriso, non sei un rapper qualunque. Sei un rapper che usa la musica per uno scopo ben preciso, che magari cambia di brano in brano ma che porta sempre a un risultato finale più che positivo.

Ascoltando questi argomenti e apprezzandone la metrica utilizzata, per noi di Rapologia è scontato voler approfondire il tutto, soprattutto se c’è la possibilità di farlo con il diretto interessato.

Così eccoci qui a parlare del primo album ufficiale di Mattak, in questa intervista realizzata a un anno dalla sua uscita:

Partirei con una domanda semplice ma non banale, da contestualizzare nel momento in cui stai scrivendo le risposte a queste domande: come stai?

«Sto vivendo il periodo più intenso e significativo della mia vita e sto avendo degli alti e bassi senza mezze misure. In questo preciso istante sto un po’ in ansia ma mi sento propositivo quindi direi che sono pronto per rispondere a quest’intervista! E voi come state?»

Contenti di poter finalmente parlare con te di Riproduzione Vietata, un disco in cui hai trattato tematiche personali sicuramente non facili da affrontare nella vita di tutti i giorni, quantomeno sopra un beat. Quanto è stato difficile scrivere questo album?

«Non è stato tanto difficile scrivere l’album, quanto coordinarlo e capire di cosa volessi parlare. Una volta che so di cosa parlare non ho nessuna paura nel farlo perché scrivo proprio per questo, per sfogarmi e comunicare. Perché, se una canzone dice qualcosa al mio posto, non è così tanto pauroso come se la dicessi direttamente io, anche se effettivamente la sto dicendo io»

Il disco lo cominci dicendo “Sono come uno specchio, rifletto solo se lucido” e lo concludi, proprio come ultima parola, con “rifletti”.  Quanto ti ha aiutato questo album a riflettere? E quanto ti aiuta il rap, giornalmente, a farlo su te stesso?

«Riproduzione Vietata mi ha sicuramente allenato a riflettere e mi ha fatto scavare dentro di me. Sono partito per un viaggio interiore, sono tornato e ho raccontato quello che ho visto. Credo che ogni mio lavoro alla fine rispecchierà parallelamente la mia crescita privata e personale perché mi farà guardare dentro di me sotto nuove luci e con modi più maturi di fare musica. Musica e vita privata coesistono e crescono parallelamente nella mia vita come se dipendessero una dall’altra. Infatti credo sia così»

In Cibo Capolavoro affermi: “Non sono neanche al primo,sonogiàin para peril terzo disco”. Ci stai quindi dicendo che per il secondo album non dovremo aspettare tanto quanto il primo?

«La barra spiega esattamente la paura di quanto impegno dovrò mettere e il preoccuparsi di un futuro davvero faticoso conoscendo il mio modus operandi di fare rime, che richiede veramente tanto tempo. Quella rima è un momento di lucidità dove penso a quanto potrebbe diventare impegnativo arrivare al terzo disco, conoscendo quanto lo è stato fare il primo. Detto questo, sto lavorando al secondo e non vi farò aspettare così tanto, promesso. Ho già qualcosa tra le mani»

Hai dichiarato di aver scelto con cura, come giusto che sia, la posizione di ogni singola traccia all’interno della tracklist. Una curiosità: come mai hai messo la traccia più cupa del disco, eviL, dopo l’unica sentimentale, Starlight?

«Mi piaceva pensare di giocare con il contrasto tra le due e anche mostrare quanto io possa cambiare di traccia in traccia, mantenendo comunque sempre autentica la mia impronta artistica. Volevo rompere il mood e andare un po’ fuori dagli schemi»

Hai fatto un bordello di rime in questo disco. Volevamo quindi chiederti: tra tutte, qual è quella di cui sei più fiero e quella, se c’è, per cui lo sei di meno? Decidi tu il criterio per sceglierle.

«Difficile dirlo, infatti in ogni intervista cambio sempre versione. In questo momento mi sento di dirti che una delle quartine più fighe che ho fatto secondo me, è in Cibo Capolavoro e fa:

“E se non c’è la perfezione cado in un calvario,

anche se so che non esiste davvero nell’uomo

e finché non sgamo alcun abbaglio o non vedrò del buono

cercherò il pelo nell’uovo anche se è un ago in un pagliaio”

È una delle mia preferite perché sono riuscito a far stare in piedi un concetto veramente concreto e reale della mia vita, con il massimo della tecnica possibile per dire qualcosa di così specifico.

Credo che la rima di cui vado meno fiero del disco sia:

“Honestly, su sti beat, ho le skillz e danger tricks

che ti metton sottosopra come will di stranger things”

Ed è perché penso sia una delle rime più banali e inutili che abbia fatto. Ho voluto provare a sperimentare la banalità e mi fa cagare, ma dovevo provarlo sulla mia pelle»

Oltre a Murubutu, nel disco troviamo tanti giovani magari non molto conosciuti ai più. Tra tutti, su quale ti sentiresti di scommettere maggiormente? A noi è piaciuto un botto ZZ…

«Sono anni che scommetto su ZZ ma purtroppo la gente capisce poco di rap quindi un talento del genere non viene riconosciuto. Il grande pubblico vuole roba semplice e noi la roba semplice non la vogliamo fare. Oltre che su di lui, io scommetterei su Wiser perché ha quel quid-cazzimma per cui si può giocare le sue carte»

Mentre sentiremo mai te e Funky Nano sopra il beat su cui stavate scrivendo inizialmente Uh Beibi?

«Haha e chi lo sa?! Forse è un po’ tardi per usare quel beat perché mi suona un pochino vecchiotto rispetto alla rinfrescata che voglio dare ai miei prossimi progetti. Però appunto, se ci parte il pallino who knows…»

E, per rimanere sul futuro ipotetico, sentiremo mai Mattak insieme a MadMan su un beat cupo di Ombra come hai detto a Real Talk?

«Bellissima domanda! A me piacerebbe…»

In ogni tuo brano troviamo elementi di tecnica, dagli incastri ai cambi di flow, passando anche per l’extrabeat fatto sempre come si deve. Se potessi scegliere solo uno di questi 3 aspetti da poter utilizzare nel prosieguo della tua carriera, quale sceglieresti?

«Qualche anno fa non avrei mai risposto così, ma ti dico i cambi di flow. Ho passato la mia vita a studiare le metriche ma senza cambi di flow la canzone può risultate veramente piatta e noiosa. Ultimamente sto studiando quest’aspetto ed è anche più divertente e meno impegnativo. Vedremo il risultato al mio prossimo progetto!»

Come ti senti ad essere uno svizzero che domina nell’underground – se così lo vogliamo chiamare – italiano?

«Mi sento un figo, hahaha. Volevo dimostrare e ricordare che in Francia ascoltano anche il Belgio, la Svizzera, il Canada eccetera. Perché in Italia non ascoltano anche la Svizzera? Non fatemi incazzare!»

A proposito. Non ci capita spesso di poter parlare con rapper svizzeri: com’è la scena lì e come sta andando il disco dalle tue parti?

«Personalmente non sento più la scena come l’ho vissuta all’inizio perché sono cambiate tante cose nel rap in generale, sono cresciuto e non faccio più parte del giro rap di Lugano o ticinese. Una volta c’erano diversi contest di freestyle, diversi eventi rap. Ora c’è davvero poco e mi sembra che a parte pochi, ognuno pensi a sé stesso. Magari ora mi fischieranno le orecchie ma come ho detto, non so molto perché mi sono distaccato negli ultimi anni»

Qual è l’obiettivo di Mattak con il rap?

«Sarà banale ma voglio divertirmi facendo soldi e voglio riuscirci rimanendo autentico, senza cedere l’anima ma convincendo gli altri. Essere un J Cole italiano per esempio»

Quest’estate stai suonando parecchie volte in giro: che vibes stai ricevendo?

«Vibes uniche, ci stiamo divertendo un sacco e portare il mio primo disco live è veramente soddisfacente e figo. Il mio pubblico sta reagendo attivamente e viene un sacco di gente a sentirci, sento che sto andando nella direzione giusta»

Concludiamo chiedendoti proprio di un concerto imminente: che aspettative hai per l’Under Fest 8?

«Che sia incredibile come tutti gli altri anni. Ho iniziato a partecipare ad Under Fest già dalle prime edizioni come spettatore e l’ho visto crescere. Ogni anno è sempre più figo quindi non vedo l’ora!»