Molti artisti che oggi hanno più di trent’anni e hanno raccolto un po’ di successo, nelle interviste raccontano di come abbiano iniziato a fare rap solamente per passione. Il settore non aveva numeri così grandi da garantire rendite di un certo livello, si faceva rap spinti da qualcosa di più alto, o più raramente per provare il ribaltone puntando al più ricco pop.
I media che si occupavano di questo genere erano pochi, più preparati, e Instagram serviva solo per pubblicare le foto di paesaggi e piatti del ristorante. Anche sotto al palco le teste erano poche, ci si sentiva parte quasi di una setta per certi versi, i nomi che riempivano i palasport si contavano sulle dita di mezza mano e Spotify era visto come minaccia di un futuro distopico in cui gli artisti avrebbero regalato la propria musica (non ci siamo andati tanto distanti forse).
In questo periodo – parliamo degli anni precedenti al 2013, più o meno – i mixtape erano uno dei modi più diffusi per consolidare la propria fanbase e raggiungere nuovo pubblico, anche in Italia.
Proprio con un mixtape Ghemon salutò la prima fase della sua carriera, quella più strettamente legata al mondo del rap. Il suo percorso ufficiale iniziò con un EP nel 2006 e dopo anni di confusa considerazione del suo percorso da parte dei puristi dell’hip hop italiano, Ghemon prese la decisione di spostarsi verso sonorità differenti, più black. Con il senno di poi, i risultati ottenuti ci raccontano di una scelta lungimirante.
Il mixtape in questione, intitolato Aspetta un minuto, venne rilasciato da Ghemon in free download l’11 dicembre 2013, per Macro Beats.
Lo stesso Ghemon, nella recente intervista che abbiamo avuto modo di fargli, ci ha parlato così di quel momento:
Lo ricordo come un bel periodo, perché quando ho fatto quel disco avevo già quasi pronto OrchiDee. Sapevo che OrchiDee era qualcosa di nuovo per chi mi ascoltava e sapevo che avrebbe necessitato di tempo sia per essere lavorato che per essere digerito dalle persone. Mi sono quindi applicato con Aspetta un minuto per togliermi gli ultimi sfizi, per divertirmi a fare brani più divertenti come Bugiardo a parole e sperimentare un po’.
Anche Scusa, non c’entrava niente con quel mixtape ma forse nemmeno con OrchiDee e quindi lo abbiamo messo lì. Lo ricordo come un momento felice perché è stato un po’ un piccolo momento di raccolta. Non sarei potuto avanti troppo a fare quel tipo di rap, lì mi sono tolto tutti gli sfizi e poi è arrivato il momento di girare pagina.
Aspetta Un Minuto mixtape di Ghemon
La sensazione che si ha ascoltando questo progetto, a maggior ragione dopo tanti anni, è che Ghemon abbia voluto riunire brani derivanti da diversi momenti della sua carriera, unendoli sotto una stessa direzione, talvolta lasciando tra le righe e altre volte esplicitando la sua distanza tra lui e la scena dei tempi.
Una scena che era sicuramente più “real” di oggi, per voler usare questo termine, ma che di contro, mal tollerava a volte chi usciva dal recinto. Non è un caso che in un vecchio brano, Nato il primo aprile, lo stesso Ghemon cantava:
Non mi fermo a pensare a quanto è comodo paragonarmi a Common
Perché non copio né i Colle, né i Dogo
E ho stile personale che non sapete a chi cazzo assimilare
Nella scena nazionale questo vi manda in corto
Il progetto, che, al netto dei produttori, non ospita altre voci al microfono, arrivò dopo quasi due anni da Qualcosa è cambiato – Qualcosa cambierà Vol. 2, album che diede un discreto boost all’artista, grazie alla perla Fantasmi pt.2, ma che nascondeva già qualche scricchiolio dell’artista rispetto ai paletti posti dal rap, a livello musicale e non.
Aspetta un minuto mixtape fu rilasciato in free download sul sito ufficiale di Ghemon e fu accompagnato da un breve tour ufficiale nei club italiani. I concerti furono quasi tutti sold out, a testimonianza di come i fan avessero percepito da un lato l’unicità del momento e dall’altro un po’ di malinconia a pensare di non vedere più l’artista su certi palchi.
D’altronde un pregio di quel periodo era proprio il percepire l’artista meno come Dio e più come essere umano, quasi come un amico, ma sempre con rispetto, e quando un amico parte verso altri lidi, la tristezza non manca.
Le tracce
Aspetta un minuto era composto da 22 tracce, tra inediti, unreleased e live. Parlare di tutte e 22 sarebbe ridondante, mi limiterò per cui a raccontarvene alcune, le più significative.
U.A.O. ! (Un’Autentica Ovazione) – prod. Fid Mella
Dalla porta del locale ti vediamo entrare
Un mio amico sta ululando, un altro è molto grave
Il soffitto qui non smette di girare
O sei un’allucinazione o dio esiste ed è tuo padre
Fare un certo tipi di brani senza risultare cringe è abbastanza complesso, eppure Ghemon anche questa volta ci è riuscito. U.A.O. ! unisce amore e ironia in una maniera fluida e godibile, utilizzando parole mai casuali. Sul finire del brano Ghemon sperimenta anche delle linee vocali che, col senno di poi, ci hanno dato un assaggio di quello che sarebbe stato il suo percorso futuro. La produzione, magistrale, è stata affidata a Fid Mella.
Smisurata preghiera – Prod. The Essence
L’altro giorno un tipo al bar dopo un caffè che era poltiglia
mi ha detto “io a un tuo concerto vorrei portarci mia figlia”
ciò che canto ingrandisce la mia famiglia,
la gente che mi ascolta mi assomiglia
la gente che ti ascolta si assottiglia,
In certi giorni di stanca riguardo il mio conto in banca
e ascolto la mia pancia quando la poesia manca
Si cresce e la testa cambia, la tasca a volte comanda
ma non credere a chi grida che ha messo il mondo a novanta
Il brano fu pubblicato qualche tempo prima del mixtape sul canale YouTube di Ghemon, a seguito di un contest – vinto da una giovanissima The Essence – indetto dall’artista per produrre un brano. Il titolo del brano richiama ovviamente l’omonima traccia di De Andrè e anche l’atmosfera del pezzo per certi versi è simile.
Possiamo dire di trovarci di fronte a uno dei migliori brani di Ghemon e basta fare un giro tra i commenti per rendersi conto di quali emozioni ha fatto provare alle persone l’ascolto di questo pezzo. Se l’artista di Avellino avesse lasciato il rap pubblicando solamente questo brano come testamento, nessuno avrebbe storto il naso: in Smisurata Preghiera c’è semplicemente tutto il suo mondo artistico e personale.
Tutto si risolverà feat. Frank Siciliano – prod. Frank Siciliano & DJ Shocca
Esco di casa e sono scuro tra le ombre della city
Come spero di tornare tra due ore coi pensieri schiariti
E penso che vorrei mio padre più vicino
Chissà se lui ha reagito come me quando ha saputo del mio arrivo?
E vorrei dirgli che è stato importante
Ma sono scostante, a volte siamo due vittime delle circostanze
Ma gli somiglio ora che sono grande
Un frutto dal suo albero non cade poi così distante
In un altro inedito assoluto, Ghemon rispolvera una collaborazione che è sempre stata sinonimo di qualità, quella con Frank Siciliano. Tutto si risolverà arriva all’ascoltatore come un caldo abbraccio: il rapper canta della scoperta di una nuova gravidanza immedesimandosi nei pensieri del futuro padre.
A memoria credo che nessuno o quasi abbia raccontato in musica questo preciso momento: un mix di emozione, paura e gioia, a maggior ragione per una generazione vittima di instabilità, anche sentimentale.
La traccia è un racconto di immagini ed emozioni una dietro l’altra per poi arrivare nell’ultima breve strofa con il racconto, pregno di amore, della scelta di tenere il bambino. Frank Siciliano riesce in un breve ma efficace ritornello ad impersonificare il ruolo dell’ amico che ha il compito di rassicurare in un momento così delicato. Un pezzo perfetto.
Testa a posto – prod. Frank Siciliano, scratch by Dj Tsura
Grazie alla vita perché mi ha mostrato il baratro
E poi mi ha portato a risuonare ogni sabato
E mi ha dato l’opportunità di dire ciò che nessuno vi dice
Adesso sono un uomo felice
Sulla produzione di Frank Siciliano Ghemon si toglie le ultime pietre dalla scarpa (tolgo le ultime pietre dalla scarpa e poi carta canta) affrontando nuovamente le motivazioni che hanno guidato Ghemon verso il proprio cambiamento musicale.
Assieme a Scusa, Testa a posto sembra essere il principale testamento che mette un punto a una parte del percorso del rapper. Tra una stoccata e un’altra (sempre in eleganza), il brano si conclude con barre di un’umanità incredibile:
Dritto al cuore – prod. Fid Mella
Tutti alzano la voce ma per dire che?
Cose tipo: “stai a sentire me, ascolta uno scemo”, ma che premessa è?
Non farmi fare la morale che qui il tempo è d’oro
Volessi un consiglio scemo parlerei da solo
Un pezzo da un mood per certi versi inedito da parte di Ghemon, una produzione e un testo che nonostante un velo di nichilismo ispirano gioia e spensieratezza.
Ricalcando un po’ il flow e le note di I wish di Skee lo, l’artista ci ricorda con questo pezzo la sua enorme versatilità. Un brano da ascoltare in un soleggiato giorno di primavera, passeggiando.
Scusa – prod. The Ceasars
Così lunghe, le giornate scivolano via
E vengono al dunque
Quante volte penso a casa mia, ed è distante comunque
Chiedo scusa ai miei genitori
È una giungla là fuori
È un errore sperare di non fare errori
Scusa, prova e fallisci, muori e risorgi
Sbaglia e capisci
Come ti porgi, come tradisci, con chi ti unisci
Forse il pezzo che meglio rappresenta la fine del percorso di Ghemon, nonché uno dei due pezzi che continua a portare sul palco ancora oggi. Su una base splendida di The Ceasars, Ghemon entra in un flusso di coscienza in cui racconta a volte velatamente altre no tutte le incongruenze della scena rap e non solo.
Ancora una volta il ritornello ci preannuncia la direzione vocale che prenderà il futuro di Ghemon, confezionando un cantato ineccepibile.
Il brano non manca di barre introspettive, raggiungendo un climax musicale e di scrittura nel finale della traccia. Una canzone nel senso più alto del termine, che dal vivo trova la sua dimensione migliore.
Se la perfezione musicale non esiste, qui ci siamo andati vicini.
Non spegnermi – prod. Yakamoto Kotzuga
Ma certe volte siamo buchi neri, stelle implose
Siamo odio per la pelle, febbre per le cose
Spine senza rose, pece per le piume
Siamo un errore grave da cui nessuno è immune
Siamo in ritardo imperdonabile
Nel tiro alla fune a volte vinci, a volte perdi, alterne fortune
Ed io ancora ti sto aspettando da molte lune
Ma se ti chiamo non c’è campo, antenne fottute
Non spegnermi è probabilmente il pezzo che ha fatto più numeri di tutto il progetto, una traccia introspettiva su una splendida produzione di Yakamoto Kotzuga. Potremmo dire un brano “alla Ghemon”.
Un flusso introspettivo nato dall’amore svanito, un’atmosfera incredibile che fa da sfondo a una scrittura per immagini che fa semplicemente emozionare. Un brano estraniante nel senso bello del termine, che trova un’ottima riuscita anche dal vivo, grazie anche ad un ritornello eccezionale.
Non spegnermi rappresenta l’ultima traccia inedita dell’album, offrendo una conclusione significativa per l’intero progetto e per questa fase della carriera.
Tale percorso avrebbe potuto consacrare Ghemon come una leggenda del rap, ma ci offre un insegnamento di valore più elevato: sottolinea che seguire la strada che sentiamo più nostra, anche se non porta necessariamente a un successo straordinario (benché sia arrivato per Ghemon), ci può donare una ritrovata serenità e consapevolezza.