Italia e Senegal insieme in Feneen: intervista a Frank Sativa

Feneen

La musica serve soprattutto a unire, anche se spesso ce ne dimentichiamo. É con questo spirito che nasce Feneen, un brano e un documentario realizzato da Frank Sativa, Leuz Diwane G e F.U.L.A con il supporto di diverse organizzazioni non governative.

Feneen di Frank Sativa: quando il rap unisce due culture

Non è facile imbattersi in progetti come Feneen, per diversi motivi, ma la loro importanza è notevole, per chi sa riconoscere il vero potere della musica, al di là dei più narcisistici obiettivi di lucro. Feneen nasce dall’incontro tra il produttore Frank Sativa e i rapper Leuz Diwane G, senegalese, e F.U.L.A., italo- senegalese.

Il progetto, nato nell’ambito di MIGRA (Migrazioni, Impiego, Giovani, Resilienza, Auto-impresa) è stato  ideato e promosso dalle organizzazioni non governative LVIA, COSPE e CISV insieme ai partner locali AD e CARP, con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Prezioso è stato anche la collaborazione dell’associazione Culturale Hiroshima Mon Amour, Concertielementi e Associazione Culturale Multiethnicmedia.

Ma cos’è Feneen? É un brano, un video e presto sarà anche un documentario (che vedrà la luce nei prossimi mesi). Cantato in 4 lingue (inglese, wolof, Italiano, francese), è un brano dedicato al tema dell’ altrove (feneen in wolof) che parla di frontiere, interne ed esterne, di identità miste e contaminate, della ricerca continua del proprio posto nel mondo, in una terra vicina o lontana.

Abbiamo voluto sapere qualcosa in più del progetto proprio da Frank Sativa: qui sotto trovate la nostra chiacchierata.

Ciao Frank, come nasce il progetto Feneen?

«Feneen è parte di un progetto più grande, M.I.G.R.A., creato da 3 ONG (LVIA, CISV, COSPE), e si pone come obbiettivo il decostruire gli stereotipi sull’Africa. Inizialmente sono stato contattato per produrre una brano a distanza con un artista senegalese – Leuz Diwane G – ed uno italo-senegalese – F.U.L.A. , ma ho subito pensato che potesse essere un’occasione per fare un’esperienza diretta e opposta ai nostri canoni. Ho proposto alle ONG la realizzazione del videoclip ed una volta ottenuto il via libera, l’idea di realizzare anche un piccolo documentario è venuta da sé».

Feneen diventerà anche un documentario: sai dirci quando uscirà e con che diffusione?

«Feneen ad oggi è una canzone, un videoclip ed un documentario di 60min, realizzato da Giulia Rosco e scritto da Jennifer Caodaglio. Il documentario è stato finalizzato dopo aver affrontato due viaggi in Senegal, una trentina di interviste ai maggiori esponenti della scena urban senegalese e visitato alcuni centri culturali sparsi per le periferie di Dakar. Dopo un anno dalla nostra prima visita in Senegal, abbiamo buoni presupposti per iniziare un percorso di festival cinematografici e proiezioni nelle scuole, prima di pubblicare il documentario sui vari portali».

Cosa ti ha colpito della scena senegalese?

«Sicuramente la voglia di fare a prescindere dai mezzi e dalle possibilità. Le cose si fanno.
La maggior parte degli artisti che hanno un grande seguito sono schierati in prima linea su tutte le problematiche che riguardano la propria comunità, non solo mettendoci la faccia o riempendo di messaggi le proprie canzoni (che aiutano tanto le nuove generazioni), ma schierandosi in prima linea nelle varie iniziative che realizzano, come eventi benefici, attività di pulizia, ecc.».

Se potessi scegliere un luogo dove dare vita a un progetto simile a Feneen quale sarebbe?

«Con Jennifer e Giulia ce lo siamo chiesti mille volte in questi mesi di lavoro… Ce ne sono tanti, ci piacerebbe trovare luoghi in cui la cultura urban, inaspettatamente, svolga un ruolo importante all’interno della società. Proprio come succede in Senegal».

In Italia negli ultimi anni sono emersi diversi artisti di seconda generazione: credi che il loro successo faccia automaticamente bene alla percezione sociale di alcune dinamiche o che comunque ci sia ancora tanta strada da fare?

«C’è ancora un sacco di strada da fare. Da un punto di vista musicale sta semplicemente succedendo quello che nel resto d’Europa accade da molti anni. Sicuramente aiuterà a cambiare la percezione, anche se di fatto non spetta neanche a loro farlo ma purtroppo, in questa nazione il razzismo è ancora molto forte e sotto gli occhi di tutti. Il fatto che molti di questi ragazzi siano nati e cresciuti qui e non sono ancora riconosciuti come cittadini Italiani la dice lunga…»

Quali progetti hai per il futuro?

«Sto lavorando a un sacco di progetti di altri artisti e a breve usciranno un po’ di cose. Ho in ballo un progetto con Leuz, che è sicuramente uno degli Artisti più incredibili che ho mai incontrato in 10 anni di musica».