Conosciamo la break con Snap, bboy entrato nella storica Mighty Zulu Kingz

Bboy Snap

Il Breaking con il suo esordio negli anni ‘70 è riuscito ad entrare a gamba tesa nel mondo della danza, prendendosi uno spazio non da poco. Ultimo tra tutte il suo ingresso alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Partito da una serie di situazioni quasi casuali in pochissimo tempo il Breaking è uscito dai confini di New York fino ad espandersi in tutto il mondo.

In Italia abbiamo avuto grandi Bboy e la saga continua dal 1980 circa. Oggi ho fatto una chiaccherata con un amico, Alessio. Introdurre una persona non è mai facile, Snap al secolo Alessio Signore è un Bboy Italiano membro della crew Last Alive, vincitore di innumerevoli contest in tutto il Mondo e fa anche parte del team della nazionale Italiana per le prossime Olimpiadi.

Originalità, forza, attitudine, insomma un Bboy degno di nota.

La nostra intervista a Bboy Snap

Sei nella scena da un sacco di tempo e sempre al top, hai un segreto?

«Sono profondamente innamorato del breaking e della cultura hip hop dal giorno 0, anche volendo non riuscirei mai a starci lontano. Credo che il “segreto”, se così lo si possa definire, risieda esattamente in questo: avere una forte passione che ti permetta di resistere alle varie problematiche e difficoltà che la vita può porci davanti. Nel corso di questi anni ho studiato lavorato e preso anche una laurea ma mentirei se dicessi di non aver pensato al breaking dal primo momento in cui mi sveglio fino a quando vado a dormire. Lo definirei quasi una sorta di attaccamento morboso ma fortunatamente in maniera positiva».

Sei stato tra i primi bboys ad andare oltreoceano e ad entrare in una crew storica: hai voglia di raccontarci la tua esperienza? o qualche episodio che ti ha particolarmente colpito…

«Entrare nei Mighty Zulu Kingz per me rappresentava un sogno ma non è stato assolutamente un percorso facile, ho dovuto guadagnare il rispetto non solo sul pavimento ma anche e soprattutto come persona e fratello. Probabilmente non basterebbe un libro per raccontare tutto questo percorso ma sicuramente l’esperienza più importante come crescita personale fu il primo incontro con New York: immaginate un ragazzino di appena 18 anni che dalle strade del Salento si ritrova proiettato nel Bronx a vivere situazioni e contesti che fino ad allora poteva solo immaginare attraverso i documentari, incontrare persone che potevano descrivere la propria esperienza ai primi party di Kool Herc e le Battle storiche tra le prime crew di NYC. Respirare la città in questa particolare maniera ed avere la fortuna di viverla con intorno pionieri della cultura hip-hop e del breaking, ha fatto sì che io capissi veramente tutte le diverse sfaccettature di ciò che facciamo, risvegliando in me una consapevolezza completamente diversa rispetto a quella avuta precedentemente. Tutt’ora resto infatti dell’opinione che non si possa comprendere la nostra cultura al 100% senza aver prima vissuto un minimo la realtà in cui essa è nata».

Bboy Snap Zulu

Cosi hai sacrificato per arrivare ad essere Snap?

«Tutto. Pur provando a mantenere una sorta di equilibrio è impensabile pensare di arrivare ad un buon livello senza sacrifici. Dal lavoro alle relazioni, le uscite con gli amici, i soldi, lavoro e studio. Non riesco a pensare nemmeno ad un solo aspetto della mia vita che non abbia sacrificato per seguire la mia passione e, nonostante a volte sia stato tutt’altro che facile, tornando indietro lo rifarei all’infinito. Le esperienze, emozioni, amicizie e via dicendo che scopro ancora oggi tramite questa cultura, rimangono per me impagabili».

Che consiglio daresti a chi si vuole approcciare al breaking?

«Il mio consiglio è sicuramente quello di rimanere un minimo radicati all’hip-hop, comprendere tutte le 4 discipline e scavare un po’ più in fondo rispetto la superficie. È fuori ogni dubbio che se si ha la conoscenza di ciò che è stato, lo si può riportare ed evolvere nella migliore maniera possibile. Ho l’impressione che molti ragazzi della nuova generazione siano focalizzati esclusivamente sull’aspetto competitivo, tralasciando tutto il mondo molto più ampio e interessante che c’è oltre la competizione».

E se potessi realmente tornare indietro nel tempo, che consiglio ti daresti?

«Mi direi di credere ancor più fermamente che i sogni possano davvero diventare realtà, di non lasciarsi abbattere da quando le cose sembrano andare male e soprattutto di allenarmi ancora di più!»

Ringraziamo Snap per il tempo dedicatoci.

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