Murubutu – Legio XII fulminata (testo)

Murubutu

Testo di Legio XII fulminata di Murubutu, brano prodotto da James Logan.

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Leggi il testo di Legio XII fulminata  di Murubutu

Un tuono risuonò, un tuono risuonò

Quando Giove Pluvio si elevò e s’adirò oh
aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
la nube dentro il buio s’inarcò e scaricò oh
lampi e massa d’acqua giunta a getto giù giù giù

Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi agli assetati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani… beh

Ehi… quando Marco Aurelio guardò il limes scese il buio
s’accesero le torce delle orde del Nord
l’assedio di Aquileia non fu altro che un preludio
di un nuovo contraccolpo e tu sei pronto o no no?

Ehi… popoli nuovi al confine, uomini buoni a morire,
corpi disposti su file, fuochi su fuochi su pire,
spinte dei Goti qui in cerca di nuovi luoghi e bottini
spinsero i popoli nomadi oltre le linee del limes

ma nel pieno plenilunio splende ancora l’impero
tra le fila alle frontiere porta il panico, il panico
corvi sopra i fossi tra il Danubio ed il Reno
porta a Roma la vittoria del bellum Germanicum

Niente patti sui campi, dall’impatto sui Parti
pronta a armarsi compatti, contro Sarmatì e Vandali
contro il clan marcomanni, quanto manca a accopparli?
qua c’è Roma ai comandi, contro Quadi e altri barbari sparsi

Quando Giove Pluvio si elevò e s’adirò oh
aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
la nube dentro il buio s’inarcò e scaricò oh
lampi e massa d’acqua giunta a getto giù giù giù

Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi agli assetati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani… beh

Un’estate così calda che quasi incendiava l’aria
la legione fu accerchiata e venne chiusa ogni sua via
l’orda barbara aspettava pronta con la lama salda
che perdesse ogni speranza fino alla follia

Ai romani bruciati dal caldo, il Sole ora parve una falce
ogni raggio bruciava sul capo e ardeva su elmi e corazze
ed i Quadi aspettavano intanto, posti là in mezzo alle fratte
per dare ora il colpo di grazia con colpi d’ascia e di mazza

Poi un mago dei Romani invocò i demoni pagani
che inondarono la piana si come nembi e temporali
l’acqua che scendeva immane dissetava i legionari
che lottavano bevendo dentro gli elmi insanguinati

Poi la boria del cielo cambiò i piani avversari
quando un fulmine sui crani portò il panico panico
la vittoria dell’Impero sopra i Quadi e i Germani
diede nome all’imperator di Germanicus maximus

Quando Giove Pluvio si elevò e s’adirò oh
aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
la nube dentro il buio s’inarcò e scaricò oh
lampi e massa d’acqua giunta a getto giù giù giù

Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi agli assetati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
fulmini fra turbini qua ai culmini sui crani… beh

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