Da DMX a Eriksen: la vita umana vale quanto un like

Eriksen DMX contenuti

Su Rapologia i miei ragazzi parlano di rap e basta: zero gossip, solo barre, approfondimenti e news sul settore. Ogni tanto, però, ho qualcosa da dire pure io. Spero di saperlo ancora fare.

Troppe volte è più facile ottenere risultati che offrire contenuti

Per far capire a tutti ciò che voglio dire, parto con un esempio molto recente e sulla bocca di tutti che ha fatto scaturire in me la voglia di scrivere quanto segue.

Sabato 12 giugno si è tenuta allo Stadio Parken di Copenaghen la partita inaugurale del Gruppo B agli Europei di calcio, tra Danimarca e Finlandia. Al minuto 42, il calciatore simbolo della squadra danese, Christian Eriksen, cade a terra privo di sensi e lo staff medico lo rianima dopo un lungo massaggio cardiaco.

Il web va in fermento e parte subito la corsa all’articolo/post/storia che possa ottenere più click e/o interazioni possibili. Non sono, però, solamente contenuti relativi al fatto avvenuto sul campo di gioco: il nome di sua moglie o quello del compagno di squadra, Simon Kjær, sono tra i più gettonati online.

La prima era sul campo, vittima di emozioni a cui non voglio nemmeno pensare, il secondo è invece colui che l’ha aiutato per primo nel momento del bisogno: entrambi sono stati sfruttati dai media locali e internazionali per macinare contenuti su contenuti in merito ad un avvenimento che ha quasi portato alla morte di un ragazzo di 29 anni.

Di seguito un esempio, preso dal Corriere.it:

Corriere Eriksen

Fortunatamente, la tragedia non si è compiuta e il campione dell’Inter ha ripreso i sensi dopo lunghissimi minuti di terrore, ma la ricerca lampo verso l’articolo giusto o la fotografia scattata prima di tutti è l’ennesima prova di come avvenimenti di questa tipologia ottengano un trattamento speciale, che quasi sempre si discosta dal fatto vero e proprio. Abbiamo avuto esempi nella recente cronaca nera nostrana e, purtroppo, in maniera più o meno simile anche nel topic del sito web in cui ti trovi ora.

Andiamo con ordine. Il 2 aprile 2021 Earl Simmons, meglio conosciuto come DMX, viene ricoverato in ospedale a seguito di un infarto causato da un’overdose e poco dopo entra in coma, per poi spegnersi il 9 aprile, all’età di 51 anni.

Stiamo parlando di uno degli MC più forti a cavallo dell’inizio terzo millennio che, a causa di diversi problemi personali, non è riuscito ad avere quella carriera duratura che uno con il suo talento si sarebbe meritato. Dal 2004 ad aprile 2021, gli album pubblicati sono solamente due e anche per questo motivo i riflettori su di lui si sono piano piano spenti, così come le storie con DMX protagonista raccontate su siti web o social network.

Pochi mesi prima di lasciarci, tuttavia, aveva cominciato a parlare in maniera concreta del suo album ufficiale che, sfortunatamente, vedrà luce solo il mese successivo dopo la sua morte. Il disco si intitola Exodus e rappresenta alla perfezione il testamento della sua carriera e vita (Leggi la recensione di Exodus per approfondirlo).

Arriviamo ora al dunque. Da quel 2 aprile, non sono mancati articoli e post di ogni tipo da parte di testate generaliste e del settore, quest’ultime prima ignare della sua esistenza fino a quel momento (stando a quanto condiviso sui rispettivi canali). Fino qui nessun problema – anzi, in realtà ci starebbe, ma non è questo il punto – dato che almeno si è portato maggiormente alla luce brani di DMX da ascoltare assolutamente come Ruff Ryders’ Anthem, Slippin’ o Lord Give Me A Sign (con gli streaming della sua discografia aumentati del 900%!)

Il problema sorge nel fare un semplice confronto tra i contenuti pubblicati a ridosso del 9 aprile e quelli relativi all’album ufficiale Exodus. Per farvelo comprendere, ho raccolto dati* di alcuni dei più seguiti media italiani del settore**:

  • Articoli e post non relativi all’album pubblicati dal 2 aprile: 16

  • Articoli e post relativi all’album/singoli pubblicati prima del 14 maggio, giorno della pubblicazione della tracklist: 5

  • Articoli e post*** relativi alla pubblicazione dell’album o, semplicemente, dopo il 14 maggio compreso: 0

* dati raccolti il 16 giugno 2021
** media presi in considerazione: EsseMagazine, BohMagazine, TrapItaly, RapAdvisor, Hano, Lacasadelrap e RebelMag

*** esclusi i post di mero elenco delle uscite giornaliere/settimanali/mensili

Un paio di domande

Le conclusioni le lascio prendere a voi, in questa sede voglio solo porgere due quesiti.

Perché parlare solo della morte di un rapper e non dell’album ufficiale? Stiamo parlando di un progetto realizzato quasi al completo quando era ancora in vita e uscito nemmeno due mesi dopo la sua morte…

Non sarebbe meglio utilizzare lo stesso impegno verso il trend topic, per portare e offrire contenuti diversificati e offrire qualcosa di concretamente utile per chi legge?

Exodus non è il disco dell’anno e non ha la minima pretesa di esserlo, ma contiene al suo interno tracce bellissime e da brividi, come ad esempio Letter to My Son (Call Your Father): non spendere nemmeno due righe su un brano come questo, per una realtà che fino a poche settimane prima aveva fatto a gara per pubblicare il contenuto più figo su DMX, lo trovo alquanto assurdo.

Anche negli Stati Uniti una volta uscito non lo si è trattato nella maniera più corretta (soffermandosi più sulla superficialità che altro) ma almeno contenuti sulla sua uscita, sulle parole di Swizz Beatz o sul singolo Hood Blues ne sono stati fatti. Qui da noi, no. Si è voluto fare a gara per parlarne senza mai averlo trattato prima, dal giorno del ricovero fino a quello del funerale, a cui – tra l’altro – era presente anche Kanye West, completamente mascherato per non farsi riconoscere, a testimonianza di come in quei momenti sia sempre alto il rischio di concentrarsi su altri futili aspetti piuttosto che della morte di un grande artista.

Con questo articolo non ho alcun tipo di pretesa e non mi aspetto che tutti i media del settore parlino del disco di DMX (se non lo conosci, fai a meno). Spero solo possa aprire un po’ di più gli occhi a chi cerca un modo per rimanere aggiornato su questa musica: non basta trovare la parola “rap” nel nome o nella bio su Instagram per aver la garanzia di avere a che fare con una pagina che tratti effettivamente di rap. Molto spesso si ha davanti semplicemente una realtà che vive e vivrà sempre e solo di ciò che gli porterà risultati concreti più velocemente. Dopotutto, come succede in tantissimi settori, la quantità vince sempre sulla qualità e scrivere di una morte o di una moglie in lacrime sarà sempre la scelta più facile e redditizia.

Detto ciò, fatevi un regalo e recuperate Exodus e smettiamo di essere succubi di quella pornografia del dolore che sta dilaniando la stampa nostrana.

R.I.P. DMX

Grafica in copertina di Stefano Baldi.