Sound Ancestors di Madlib: è già il disco dell’anno?

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Con Sound Ancestors, Madlib (spalleggiato da Four Tet) sfodera un disco destinato a diventare un classico.

Esistono quelli bravi. E poi esistono i fuoriclasse. Madlib, al secolo Otis Jackson Junior, fa parte, senza ombra di dubbio, dei secondi. E questo Sound Ancestors ne è l’ennesima dimostrazione. Anzi, di più: siamo al cospetto – secondo chi scrive – del primo, grande capolavoro musicale di questo 2021. Rilasciato il 29 gennaio scorso dalla Madlib Invazion, etichetta della casa, l’album è un viaggio psichedelico relativamente breve (41 minuti circa) e intriso di un fascino “obliquo”, privo di cedimenti.

Lungo tutto l’arco dei sedici brani che compongono l’ispirata tracklist, si respira una meravigliosa atmosfera sperimentale. Non c’è un solo pezzo da “skippare”. Sound Ancestors è un disco che va ascoltato con calma, dall’inizio alla fine, beandosi di ogni singola tappa del percorso. Forse non c’è un brano che si staglia con decisione sugli altri ma non c’è un brano che sia uno che possa considerarsi superfluo.

Ottimamente coadiuvato dall’amico e collega Four Tet, Madlib si inserisce nel solco della tradizione dei grandi sperimentatori della musica moderna. Gente come Brian Eno o David Byrne, per intenderci, naturalmente in versione hip hop futurista. Tracce come Loose Goose o la title track sembrano uscite da My Life In The Bush Of Ghosts, album-capolavoro del 1981, frutto di una collaborazione tra i due succitati geniacci.

In particolare, Loose Goose, col suo retrogusto dub, rappresenta il lato più straniante degli Eighties. Mentre il brano eponimo Sound Ancestors si suddivide fra una prima parte di impronta marcatamente world e una seconda più jazzy, dominata da un sinuoso contrabbasso. Eno, Byrne ma anche l’immancabile – a queste latitudini – J Dilla: l’influenza del compianto produttore, inventore di un suono hip hop “liquido”, si avverte chiaramente in brani come Theme De Crabtree, l’ottima Hopprock (tra gli episodi più felici del lotto), Hang Out (Phone off) e – il titolo non può mentire – Two for 2 / For Dilla.

Tutte le portate del pasto sono sopraffine, a cominciare dall’intro: There Is No Time (Prelude), col suo crescendo sognante, non starebbe male nella OST di un film horror italiano degli anni Settanta. L’hip hop cerebrale e “acido” tipico della ditta si sostanzia in tracce come The Call e The New Normal. Dirtknock è semplicemente ipnotica, con l’intelligente campionamento di voce e basso da Mr. Right degli Young Marble Giants.

A proposito di sample azzeccati, non si può non citare la gemma soul Road Of The Lonely Ones, costruita attorno ad un brano degli Ethics. La fusion di One For Quartabê / Right Now e Latino N*gro contribuisce ad arricchire la variegata tavolozza di colori dell’opera.

Sound Ancestors di Madlib non è e non può essere un disco per tutti ma è un saggio di hip hop (strumentale) allo stato dell’arte. Quella vera, che abbatte gli steccati fra generi.