«La scuola di Guè è quella che più mi ha influenzato» – Intervista a Giaime

Giaime

Abbiamo realizzato un’intervista con Giaime in occasione di MULA EP, progetto che vanta le collaborazioni di artisti del calibro di Ernia, Lazza, Emis Killa e Vegas Jones.

Mula come il suo cognome, ma anche come i soldi che ha sognato di tirar su sin da quando ha iniziato col rap. Giaime è uno di quegli artisti che ha vissuto più vite a livello professionale, caratterizzate da un’iniziale fase di sovraesposizione, seguita poi da un calo improvviso ed oggi riequilibrata con una rinascita.

Negli anni Pre-Spotify, in cui YouTube era l’unico mezzo per veicolare la propria musica, la traccia Soulitudine aveva la stessa fama di un qualsiasi pezzo che oggi potete trovare nella Top Viral. Parliamo di ben 7 anni fa e, nonostante le cose nell’immediato futuro non siano andate per il verso giusto, possiamo affermare come quel brano abbia contribuito a lasciare un segno nella crescita costante che il rap italiano ha avuto negli anni ’10.

MULA EP segna quindi la nuova strada che Giaime ha deciso di intraprendere, iniziata nel 2017 con la serie Gimmi Andryx insieme al socio Andry The Hitmaker. Prima di MULA però c’è stato un percorso lungo ed ispirato: lavorare sui singoli è stata la sua chiave vincente, che lo ha portato a raggiungere dei traguardi prestigiosi con singoli come Fiori o Mi Ami o No, che ad oggi vantano numeri molto importanti. Tracce che sono frutto di una ricerca costante del sound a lui più congeniale, sviluppato insieme ad Andry che ne rappresenta il 50% delle fortune, come è giusto che sia.

Nel tempo però, oltre i numeri, si è anche raffinata la scrittura di un ragazzo che forse stava arrivando prima del tempo, rischiando di perdersi il gusto del tragitto: oggi Giaime sembra essere piuttosto sicuro della sua musica e di come andranno le cose. Lo abbiamo contattato per un’intervista così da fare il punto sull’EP e su quello che è successo negli ultimi anni.

Abbiamo quindi parlato delle influenze degli altri artisti, della scuola milanese che lo ha formato e del rapporto che lo lega – a livello umano e artistico – con i colleghi presenti in MULA.

Ciao Giaime! Benvenuto su Rapologia. Prima di parlare di MULA vorrei fare un passo indietro e chiederti qual è il tuo singolo preferito prima della fortunata doppietta Fiori/Mi Ami o No.
«Piacere mio! Allora, il primo singolo che ti nomino è sicuramente No Stuntman. A seguire poi c’è la serie Gimmi Andryx che abbiamo rilasciato nel 2017. Anche se per struttura non sono veri e propri singoli, sono tra i lavori che mi hanno fatto pensare che qualcosa stava cambiando.»

Qualche giorno fa hai affermato come una delle tue mancanze siano delle “barre  più gangsta”. Quindi ti chiedo se questo tipo di barre potrebbero nascondersi in un sound diverso da quello che hai attualmente, come accade nella traccia Dizionario ad esempio.
«Sì, con quel tipo di sound mi viene più naturale, così come è accaduto coi beat nella puntata di Real Talk. Inoltre, quando parlo di “barre gangsta” mi riferisco anche ai pezzi da club, un po’ alla Migos, che forse ancora mi mancano.»

Sempre in Dizionario dici: “Io e Andry, fratelli ma abbiamo mischiato il lavoro con i sentimenti e mo’ stiamo rischiando”. Il rapporto che vi lega può anche essere un limite dal punto di vista professionale?
«Non ho mai visto il nostro rapporto come un possibile limite. Nella frase che hai citato tu ad esempio, mi riferisco a molte situazioni che vanno aldilà della musica o della convivenza in studio. Credo che finch* rimane la voglia e l’ispirazione per fare nuova musica, le incomprensioni possono rimanere in secondo piano. Che poi è una cosa che capita a chiunque condivida molto tempo insieme.»

In Dizionario remixi Gold Roses di Rick Ross e, se non sbaglio, hai anche tatuato una sua frase. Quali sono le tue attuali ispirazioni oltreoceano?
«Sì, è vero. Il pezzo da cui è tratta la citazione è Nobody, ma in realtà è una frase ripresa da Biggie, ed a sua volta cantata nel ritornello da French Montana. Per quanto riguarda altri artisti un po’ di nomi ce li ho. Post Malone, ad esempio. Il suo ultimo album non mi è piaciuto tanto, non l’ho trovato all’altezza dei due precedenti, ma ci sono tracce incredibili come Circles o Saint Tropez. Altri nomi che ultimamente mi influenzano parecchio sono Drake e DaBaby, che – nonostante la mia musica sia distante dalla sua – credo sia fortissimo. Infine, sto molto in fissa con la musica latina, con artisti portoricani… insomma quel mood lì un po’ diverso.»

Un altro che sta in fissa con gli artisti latini è Guè. Non so se ti sei accorto che in Dizionario gli somigli molto..
«Assolutamente sì! Ma non è stato volontario, me ne sono accorto dopo. Quel pezzo è dichiaratamente “Scuola Guè”, anche nell’impostazione vocale. Molti me l’hanno accomunata a Fuori Orario per l’atmosfera, che poi fa anche rima con Dizionario. Considera che ogni volta che rappo, lo faccio come ho imparato a farlo in quegli anni lì: io ascoltavo lui, i Dogo, i Co’Sang, Killa e Fibra, quella gente lì.  Chi è cresciuto con la scuola di Milano ha sempre quell’impostazione che riconosci subito. Anche Ernia è un altro artista che è stato influenzato molto in questo senso.»

In questi anni la tua musica si evoluta ma non ti sei mai snaturato nei testi che proponi. Come sono cambiate le priorità di Giaime nel tempo?
«Beh, considera che la crescita dal punto di vista umano va di pari passo a quella artistica. Cambiano le prospettive, le necessità ma senza andare oltre, anche i discorsi che riguardano l’indipendenza economica e il rispetto della gente che mi sta attorno sono dei fattori molto importanti.  Sono una serie di cose cui dai una precisa impostazione a seconda di come vuoi che la tua vita vada e, quindi, anche la tua musica.»

A proposito di indipendenza economica, Mula – oltre ad essere il tuo cognome – può significare anche soldi. In Torna a Casa nel ritornello dici “è una vita che non lavoro”, me la spieghi?
«Beh, è la verità! Già da quando lavoravo per Disney Channel avevo una sorta di indipendenza senza dover per forza fare il cameriere, ad esempio.  Anche se l’ho fatto a Londra per due mesi, ho anche consegnato sushi per un po’. Ma rispetto ai miei coetanei le mie entrate riguardavano principalmente la musica e la televisione e non pagavano certo male! Quella che hai citato tu è sicuramente una frase da rapper, ma in realtà è una vita che io faccio questo… Quindi, possiamo dire che ha entrambe le sfaccettature.»

Sia nelle rime di Real Talk recente che nell’EP sono presenti Vegas e Lazza. Un legame che me ne ricorda altri di rapper vostri coetanei ed è un fattore che credo si sottovaluti. Quanto sono stati importanti nel tuo percorso di crescita e per questo EP?
«Per quel che riguarda MULA credo siano perfetti dove stanno, che entrambi abbiano dato il meglio e che cavalchino i rispettivi beat come andava fatto. Essere amici prima e colleghi poi da così tanto tempo rende naturale il fatto che ognuno faccia parte della vita dell’altro. Con Lazza questa cosa è più accentuata, ma per questioni geografiche, essendo praticamente cresciuti nello stesso posto: è il motivo principale per il quale ci siamo frequentati tanto nel tempo ed abbiamo costruito questo legame molto forte. Ed è così anche per Veggie. In questo momento vedo Lazza come il mio mentore ed io il suo protetto. So che questa cosa può sembrare strana per chi mi conosce da tempo, per chi sa dei nostri trascorsi. Ma ci sono molti altri che mi ascoltano dopo il boom di Fiori e ti dirò: mi sta anche bene. Per noi è naturale aiutarci l’un l’altro, ci sono dei momenti in cui questo aiuto può servire più a te, altri in cui può servire più a me.»

Ricordo che quando Fiori raggiunse il disco d’oro Lazza te lo dedicò con un bel post, senza prendersene i meriti.
«Assolutamente sì, non sarebbe stato nel suo stile.»

A proposito, hai riunito nuovamente Lazza ed Emis Killa nella stessa traccia. E soprattutto credo che Lazza ti abbia dato un ritornello bellissimo. Vorrei un tuo commento su questo pezzo…
«Guarda, se devo essere sincero in Parola poteva esserci anche solo il ritornello. Senza nulla togliere alle strofe mie, di Lazza e di Emis Killa, che sono onorato di aver coinvolto. Parola è tutta in quel ritornello di Lazza. Poi c’è da dire che avere Emis in un mio pezzo è come la la chiusura di un cerchio, soprattutto in funzione del rapporto che c’è sempre stato tra la 02 e la Blocco Recordz. Un po’ la stessa cosa che è successa con il disco d’oro di Fiori insieme a Lazza.»

Oggi si ha l’impressione che chiunque proponga roba più morbida, come te, come Ernia per l’occasione, debba essere considerato come un genere a parte.  Qualcuno parla della musica di certi artisti come conseguenza di una sensibilità femminile. Vorrei sapere la tua opinione al riguardo.
«Allora, io ti direi che – a livello di sound – non sono accomunabile ad artisti come Ernia, o Claver Gold. Sicuramente per quel che riguarda la scrittura mi sento molto vicino ad Ernia, anche se prendiamo poi due strade diverse per quel che riguarda le melodie, l’interpretazione ed il sound. Però una cosa te la voglio dire. In questo Paese – che si sappia – non ci sono rapper omosessuali. Sicuramente nel mondo ce ne sarà almeno uno, magari anche tra quelli più noti. Non che questa cosa possa influenzare la musica in qualche modo, altrimenti Tiziano Ferro non sarebbe un artista di spessore a livello internazionale, così come un Freddy Mercury e tanti altri. Ma finchè in Italia ci sarà questa omofobia – soprattutto nel nostro mondo –  resteremo sempre indietro, anche se non lo capiamo. Quando tutto questo sarà finito invece saremo pronti ad essere il genere più forte, forse anche del mondo, vista la nostra cultura in fatto musicale. Fortunatamente ci sono artisti giganti che spendono molto tempo dietro a questi argomenti. Vedi Bad Bunny, che viene da un contesto dove è ancora più difficile essere accettati. Eppure lui se ne frega, fa della bella musica, si farà un numero infinito di tipe, magari anche qualche tipo perché no. E poi, a casa mia, chi è guidato da una sensibilità femminile è sempre quello che scopa di più, quindi…»

Impossibile non parlare di ragazze. Vorrei sapere se è una malinconia di qualcuno che non c’è più, o di qualcuno che non c’è mai stato.
«Quando scrivi delle cose che ti succedono, delle cose che osservi, possono essere anche capitate 2 anni prima e poi ti ritornano su quando non te lo aspetti e le metti sul beat. Questa malinconia latente di cui parli riguardano quindi milioni di cose, di situazioni, di storie che non sono collegate ad un unico momento, e a cui non si può dare una sola interpretazione. Poi io non parlo mai soltanto di me, anzi. Mi piace molto raccontare le esperienze di chi mi sta attorno.»

Un altro pezzo molto sentimentale è Ragione: lo vedo quasi come sperimentale, un indizio per il futuro. Che valore ha per te questo brano?
«Il processo creativo di Ragione è stato molto simile a quello che mi ha portato a fare No Stuntman o Soulitudine.  Ogni tot mi viene l’ispirazione per scrivere un pezzo del genere, che io reputo evergreen. Sono dei brani che hanno una chiara influenza delle wave del momento, di altri generi musicali ma di base il concetto è sempre quello che mi porta a fare ciò che sento. Non so dirti se Ragione rappresenta l’EP, ma quel che è certo è che è una traccia fighissima e senza dubbio la più emozionante.»

Cosa ha MULA in più rispetto a quanto fatto prima?
«È più preciso, più curato. Non c’è nulla che non mi piaccia. Dentro c’è una cura del dettaglio che magari nei singoli non c’era, per questioni di tempo nelle consegne. Ciò non significa che io non sia fiero di tutto quello che ho fatto, ma in MULA ho dato il meglio di me. Questo lavoro sintetizza al meglio chi sono e dove voglio andare.»