«Spero nel ritorno del cantautorato» – Intervista a TMHH

TMHH

Fresco di album ufficiale, TMHH in questa intervista ha parlato con noi di rap e non solo.

Fiore di Loto è il nuovo album di TMHH, distribuito dalla Glory Hole Records e pubblicato lo scorso dicembre. Il progetto è caratterizzato dalle produzioni di Jjames e dall’assenza di featuring e presenta al suo interno undici tracce con numerose influenze (dal cantautorato al metal) nonché liriche molto spesse.

Abbiamo voluto parlarne con lo stesso rapper classe ’92, toccando diversi argomenti dal disco al rapporto con Jjames, passando per la letteratura e altro ancora.

Ciao Michele, benvenuto in Rapologia. Vorrei iniziare citando la barra che ha aperto il tuo precedente disco Errare umano: “Chiudo gli occhi, mi trovo di nuovo da solo con l’ombra Le stringo la mano, chiedo dove andiamo, sperando che un giorno risponda”. Ritornando a noi, Fiori di Loto rappresenta la risposta? Un punto di arrivo o è solamente una tappa?
«Ciao ragazzi, grazie per l’invito e per la presa in considerazione. Inizio con il dire che Fiore di Loto è un album che nasce dall’unione di due persone che hanno modi molto differenti di vedere la musica; è stato un po’ come dover approcciarsi a qualcosa che non ti appartiene. L’ho presa un po’ come una sfida, sostanzialmente. Detto ciò, questo progetto è solo una tappa di quello che spero sia un lungo percorso.»

Tra Errare Umano e Fiore Di Loto è passato un anno quasi esatto: cosa ti ha portato a pubblicare due album ufficiali relativamente ravvicinati? 
«In realtà non è stata la necessità di qualcosa a farmi fare un altro album. Se questa cosa della musica la prendi come un lavoro sei quasi costretto, a volte da te stesso, a passarci giornate, settimane, mesi, ma è una “costrizione” positiva. In più lavorare con Jjames è stato molto appagante, ogni volta tornavo a casa soddisfatto di quello che avevamo creato.»

Osservando la copertina del tuo disco mi è subito venuto in mente la figura del cantautore. Dati I temi che tratti e la varietà del tuo vocabolario, ti definiresti anche un cantautore? Credi che un possibile ritorno di questo genere possa affermarsi come prossima tendenza?
«Una cosa sicura è che il cantautorato, come genere musicale, è morto e sepolto in Italia. Fortunatamente ancora qualche cantautore, nascosto nell’ombra, c’è, ma per l’appunto è nascosto. Spero con tutto me stesso nel ritorno di questo genere musicale e nel ritorno di certi scrittori. Il periodo storico/musicale attuale non ha fatto altro che portare soldi, lasciando in disparte le emozioni.»

Sono rimasto estasiato dalla citazione a Cecco Angioleri. Ho trovato alcune analogie tra alcuni suoi scritti, specie quelli in cui viene fuori il suo odio verso la società, ed il tuo Roor Roulette. Cosa ne pensi?
«Quello più che odio della società è l’arroganza che si ha quando si è giovani. Negli anni ho iniziato a capire cosa realmente sia la società e cosa realmente rappresenti. Credo di odiarla più ora di quando scrissi Roorroulette. Per quanto riguarda Cecco Angiolieri, io personalmente, l’ho scoperto grazie a De André e me ne sono subito innamorato.»

Rimanendo su questo argomento, quali sono gli autori che ti hanno ispirato di più? Sia nella letteratura che nella musica.
«Beh, Fabrizio De André è sopra a tutti. Dopo di lui posso mettere molti cantautori italiani e non, se di musica parliamo. Di scrittori invece non ne ho uno in particolare. Sono molto affezionato ad alcune cose di Leopardi ad altre di Edgar Allan Poe, ad alcune teorie di Nietzsche, e ultimamente ho finito di leggere una raccolta di poesie di Apollinaire. Uno dei personaggi che più mi ha affascinato nell’ultimo periodo di vita è stato Carmelo Bene.»

Come nasce la collaborazione con Jjames?
«Io e Marco ci conosciamo da tempo. Abbiamo anche collaborato in RoorRoulette e in Errare Umano. Nel primo lui fece una strofa su King del bong (ai tempi si chiamava Snarkio e rappava), nel secondo ha collaborato come produttore passandomi un paio di beat (Ragione Ultima e Smisurata Preghiera). Abbiamo deciso di creare questo progetto insieme come se fosse un grande featuring. Ogni traccia è Tmhh feat Jjames, è a tutti gli effetti un album a due.»

Tra i tuoi pezzi più amati dal pubblico, spiccano i featuring con Claver Gold. Avete un’alchimia incredibile e molti aspettavano un’ulteriore prova in Fiori di loto. Come mai hai preferito non avere featuring nel disco? Per una questione di intimità?
«Il progetto Fiore di Loto è forse uno dei miei più intimi scritti fin’ora. Non volevo rendere partecipe nessuno in quanto l’ho sentito fin dall’inizio un disco molto personale, ad esclusione appunto del lavoro di Jjames come produttore.»

La barra “muore solo chi ha la voce, i muti stanno fermi a guardare” evoca un’immagine molto forte quanto veritiera. Quanto conta per te prendere una posizione, avere una voce al giorno d’oggi?
«Non è importante averla ma darla a chi non può permettersela.»

Come sta procedendo il tour? Che tipo di feedback stai ricevendo dalla tua fanbase in giro per l’Italia?
«Spero in giorni migliori.»

Personalmente ho apprezzato l’outro del disco, uno rush finale decisamente adrenalinico: come nasce l’idea di fare un pezzo “metal”?
«L’idea nasce da Jjames. Ha fatto lui il beat io ci ho solo scritto sopra. Abbiamo deciso di metterla come outro in quanto era indubbiamente la più “lontana” dal resto del disco.»

Con quest’ultima domanda si chiude l’intervista a TMHH, una delle penne più affascinanti e complesse degli ultimi anni. Altro gioiello sfornato dalla Glory Hole Records.

Speriamo di reincontrarlo presto, nel frattempo continuate ad ascoltare Fiore di Loto! In seguito riporterò una fotografia del tour in corso di TMHH che vi invitiamo a non perdere.