«In quanto genere la trap non esiste» – Intervista a Yazee

Yazee

Abbiamo avuto il piacere realizzare un’intervista a Yazee, incontrato presso lo studio TDLab in compagnia dell’amico e collega JSN.

Qualche tempo fa siamo entrati in contatto con Andrea Iasella, in arte Yazee, e la scorsa settimana siamo entrati nel TDLab di Milano, studio di registrazione e non solo fondato da lui stesso. Lì lo abbiamo incontrato in compagnia di JSN, cantante e amico, ed è nata una conversazione davvero interessante.

Senza perderci in ulteriori lungaggini, ecco a voi cosa ci siamo detti.

Il tuo modo di intendere la musica è molto particolare, soprattutto perché siamo in Italia dove uscire dal seminato non è mai visto di buon grado. Tanto amore per la Black Music, in particolar modo per l’Hip Hop, tanto amore per il Soul ed il Funky, ma una partenza molto insolita a base di Elettronica. Ci vuoi raccontare un po’ da dove provieni, musicalmente parlando?
Yazee: «Diciamo che gli ingredienti principali della mia musica sono proprio quelli. I miei idoli da ragazzino erano Dr. Dre e tutta l’orbita West Coast che, oltre all’anima gangsta, aveva anche forti tendenze al Funky ed al Soul (G-Funk, ndr). Prima di approdare al Rap però, sia perché ero in una compagnia di tamarri e sia perché l’approccio alla produzione è più semplice, ho prodotto tanta Elettronica. Addirittura ricordo che uno dei primi programmi che ho scaricato per fare musica non aveva il midi, per cui non potevi scrivere nulla, potevi solo copiare ed incollare dei loop (ride, ndr)»

Dal non avere il midi ad oggi. Pare che il genere del momento sia questa “fantomatica” Trap. Come ogni buon produttore anche tu ti sei messo in gioco con questa nuova tendenza: ci vuoi dare un parere e dirci in che modo hai deciso farla tua?
Y: «Forse è scontato ma io lo dico lo stesso: la trap non esiste. E non esiste in quanto genere, perché è solamente uno dei tanti sottogeneri del Rap. Detto questo, per me la Trap è caratterizzata esclusivamente dal drum kit 808, che ha identificato un suono e che non ha innovato null’altro di particolare. È comunque Hip-Hop perché quella è la sua provenienza, però l’importante è farla in maniera originale tenendo ben presente le proprie origini. Se poi devo dirti di più, ti dico che per me la Trap fra quattro o cinque anni non esisterà più, perché come in tutte le cose ci sono dei cicli. Io ovviamente devo mettermi in gioco, ma come puoi sentire si sente benissimo tutto il mio background, per cui non direi che i miei beat sono solo Trap, sarebbe banale.»

E come sei passato dal mondo dell’Elettronica a quello dell’Hip Hop? Hai cambiato compagnia o hai semplicemente fatto nuove amicizie?
Y: «Allora, il mio primo amore è l’Hip-Hop. Andavo con Zin ed altri amici a dipingere, poi ho iniziato a fare break, per cui da ragazzino avevamo tutti i pantaloni larghi e facevamo Hip-Hop nella sua definizione più culturale. Poi, appunto, cambiando compagnia ed iniziando ad uscire con i tamarri mi sono avvicinato al producing e facevo Elettronica. Ma non era quello che volevo fare realmente, non mettevo tutto me stesso insomma, e quindi mi sono deciso a tornare alla mia grande passione, ovvero l’Hip-Hop.»

E nel viaggio per arrivare ad oggi, il tuo primo lavoro rap “importante” è stato il remix de La Morte In Diretta di Salmo. Poi da lì sei passato attraverso i Machete Mixtape e dischi come Sucidol, per arrivare al 2017 con il tuo primo disco solista You Get No Love. Come descriveresti questo percorso e questo progetto?
Y: «Avvicinatomi alla produzione rap, mi sono fatto notare nella scena underground milanese e sì, il primo lavoro importante è stato quel remix. Da lì a poco fondai la Bullz Recordz e conobbi Axos e Lanz Khan. Poi mi contattò Nitro personalmente e si finì col lavorare prima al Machete Mixtape Vol. III, e poi a Sucidol. Eravamo nel 2015 lì ho iniziato a pensare a You Get No Love, che è uscito poi nel 2017.

Diciamo che è un disco black, tradizionale, morbido, ma che comprende una serie di nuove influenze che sì, potremmo definire anche trap. Black in alcune mie strumentali e, appunto, nel pezzo con Jason. Rap/Trap se ascolti invece i pezzi con Warez, Axos, Lanz e Zin (Ak Bes, ndr).»

Visto che abbiamo parlato di Nitro non possiamo non parlare anche dell’ultimo singolo Lucifero, uscito sul finire del 2018. Un brano davvero particolare e riuscito, che non per nulla è entrato di diritto nel canale Colors, piattaforma musicale unica e soprattutto internazionale dove i talenti più interessanti si esibiscono in brevi performance live.
Y: «Lucifero è nato un pò per caso, nel senso che la base non era nemmeno per lui, ma sempre il caso ha voluto che proprio mentre la stavamo componendo ci hanno contattato quelli di Colors. Lì abbiamo avuto una spinta ulteriore a fare qualcosa in più e alla fine è uscita proprio come doveva uscire. Poi c’è da dire che lo stesso Nitro è un ragazzo che si annoia a fare sempre le stesse cose, e con cui quando produciamo nasce proprio un’alchimia, per cui sono felice che sia stata apprezzata anche al di fuori dell’Italia!»

JSN: «È una questione di alchimia appunto. Ci troviamo così bene che il nostro ultimo pezzo Body Rock lo abbiamo iniziato e chiuso in un giorno, due sessioni da quattro ore. E questo perché abbiamo interessi in comune, in questo caso la (black) music. E solo con un rapporto fondato sull’amicizia e sulla passione che si raggiunge un certo livello di feeling, che si trasforma poi nella buona musica, a prescindere dal successo commerciale.»

Prima di concludere, chiederei a questo punto a Jason, in arte JSN, di raccontarci innanzitutto quando e come è nata la vostra amicizia, e poi ad entrambi cosa ci riservano per il prossimo futuro.
J: «Io e Andre ci siamo conosciuti addirittura prima di You Get No Love perché entrambi conoscevamo dei ragazzi di Roma della Harem Music ed un giorno sono andato con loro a registrare al Bullz Recordz. Ho fatto un ritornello che gli era piaciuto e abbiamo iniziato a lavorare insieme, da lì sono nate tutte le collaborazioni nel suo disco e Body Rock. Per il futuro ti posso solo dire che, per colpa della barriera linguistica che purtroppo è presente in Italia, ho deciso di cantare in italiano e non più in inglese. Presto però potrete sentire come me la cavo, per cui occhi aperti!»

Y:«Sul discorso della lingua intanto ti posso promettere che per quello che piace a me, con me farà sempre e solo cose in inglese. Poi posso dire che, oltre ai progetti che ho appunto con Jason, ho tante altre cose in cantiere. Sono al lavoro con il mio amico di sempre Zin, in arte Zin Ak Bes, che avete già sentito con Lanz Khan in Sould Confidence e con cui ho appena fatto il singolo Entrée. E per il resto regaz, non vi resta che aspettare. One love!»