Post Malone al Rock in Roma: reportage del concerto

Post Malone

In apertura alla data di Post Malone al Rock, la – amata e odiata – DPG e il rapper di Brooklyn Saint Jhn.

Tutti gli amanti della musica dal vivo converranno con me nel dire che vedere i propri artisti preferiti, soprattutto se nel periodo estivo, è sinonimo di una sola parola: Sofferenza.

Sì perchè solo chi brama le prime file è consapevole di ciò che lo aspetta: doversi accampare ore e ore prima ai cancelli con panini, acqua, ombrelli per proteggersi dal sole, mini-ventilatori e chi più ne ha più ne metta. Questa stessa situazione l’abbiamo vissuta tutti e nonostante la Sofferenza dei quaranta gradi di luglio, non impariamo mai. Quindi eccomi lì, per ore, aspettando le 18.30 per l’apertura. Tutto procede liscio. Controlli vari, metal detector.. entro. Quarta fila, non male.

Dopo l’apertura del trio-trap romano più chiacchierato, ovvero la DPG, accompagnata per l’occasione dal DJ James Da Cruz, e di Saint JHN, il quale nonostante fosse sconosciuto alla maggior parte dei presenti, si è portato a casa una performance degna di questo nome, ecco arrivare Post Malone. Da bravo artista straniero in Italia, anche Posty si diletta con l’italiano: “cazzo” è la parola più usata, oltre a “grazie” ovviamente. Il suo amore per il nostro Paese viene anche sottolineato dall’outfit: comprende jeans con toppe della bandiera italiana sulla ginocchia, un vero tocco di classe!

La scaletta è stata il mix perfetto tra “Stoney” e il più recente “Beerbongs & Bentleys“. Si alternano hit come “Rockstar“, “Psycho” e “White Iverson” a brani “chitarra a voce”, come ad esempio “Stay”. Durante questi momenti più “chill” Posty fa salire sul palco un ragazzo – Giuseppe, l’idolo di tutti noi! – per suonare con lui, l’atmosfera che si respira è unica.

Commento a caldo, dopo nemmeno ventiquattro ore dal live di Post Malone al Rock in Roma: il coinvolgimento tra il pubblico e l’artista è stato fondamentale per la buona riuscita del live. È un parametro che molti sottovalutano, ma è ciò che rende più “personale” questo tipo di esperienza. Nonostante la location dell’Ippodromo delle Capannelle fosse molto vasta, ho sentito molto la sensazione di calore e coinvolgimento da parte di tutto il pubblico, atmosfera che di solito si respira nei locali chiusi, con poche persone, mentre qui era decisamente l’opposto.