Rapologia Charts – I 15 migliori dischi rap pubblicati in America nel 2017

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I migliori dischi rap del 2017 americani (U.S.A. e Canada) che lo staff di Rapologia ha voluto premiare.

L’anno sta per terminare ed ecco arrivato il consueto momento per tirare le somme sui mesi appena passati. Così come ci divertivamo a fare su hiphoprec, anche qui in Rapologia lo staff si è riunito per votare – uno ad uno – quali siano stati i migliori dischi rap (album, mixtape ed EP) pubblicati nel 2017 negli Stati Uniti e nel vicino Canada.

L’elenco di seguito è solo il frutto di una media dei gusti del nostro ricco (e vario) Staff e non vuole essere assolutamente una classifica assoluta, bensì può essere utile per avere un quadro di alcuni dei migliori prodotti pubblicati oltreoceano, sebbene da essa siano stati esclusi dischi di pregevole qualità come “Big Fish” di Vince Staples, “4eva Is a Mighty Long Time” di Big K.R.I.T., “Ether” di B.o.B, “The Beautiful & Damned” di G-Eazy o il particolarissimo “Hegelian Dialectic (The Book of Revelation)”, l’ultimo disco di Prodigy, storico rapper dei Mobb Deep che ci ha lasciati il 20 giugno di quest’anno.

Andiamo allora a scoprire assieme quali sono stati i migliori dischi rap del 2017 secondo il  nostro staff, posizionati in semplice ordine alfabetico.

Azizi Gibson, “Memoirs of the Reaper”

“Memoirs of the Reaper” è il secondo album prodotto in studio di Azizi Gibson, rapper natio di Francoforte e cresciuto nel Maryland (USA). Oltre ad essere ricco di suoni, di contenuti lirici e di una buona capacità dell’artista di sapere cantare (oltre che rappare), è in grado di passare da una canzone “chill” ad una traccia più aggressiva e movimentata; inoltre si può dire che è un prodotto fortemente influenzato dall’esperienza e dalla tecnica di Flying Lotus, il quale già nel 2015 lo fece firmare per la sua etichetta: la Flying Lotus’ Brainfeeder.

Big Sean, “I Decided.”

I Decided.” è il titolo dell’ultimo album da solista di Sean Anderson (nome d’arte di Big Sean), giovane rapper di Detroit (1988). L’album è stato distribuito il 3 febbraio ed il suo successo è stato anticipato dalla ascesa nelle varie classifiche dei singoli usciti “Bounce Back” e “Moves”, pubblicati precedentemente al progetto intero. Oltre a confermare le abilità da rapper dell’americano, vede la partecipazione di alcuni colleghi/amici, quali: Eminem, Migos, Jeremih e Amaire Johnson per le produzioni. L’album ad ottobre è stato certificato disco di platino, il terzo per l’artista.

Big Sean & Metro Boomin, “Double Or Nothing”

Proprio sul finire di un anno già prolifico per entrambi esce questa collaborazione di fuoco tra due pilastri di questo 2017, dove potete anche trovare Travis Scott, 21 Savage, Young Thug e 2 Chainz. Bisogna innanzitutto riconoscere la qualità delle produzioni di Metro Boomin, tra genio creativo e campionamenti per nulla scontati su cui Big Sean si adatta perfettamente, svariando da uno stile classico per arrivare anche a sperimentazioni più contemporanee. Si può notare come “Double Or Nothing” porti indietro a quando il rapporto tra rapper e produttore era più ben saldo, cosa che rende il prodotto sicuramente più organico.

Cam’ron, “The Program”

Ciò che colpisce di Cam’ron è che, nonostante passino gli anni, il suo personaggio riesce sempre a sembrare tanto autentico quanto minaccioso. “The Program” è soltanto un mixtape, ma guai a sottovalutarlo: le violente tracce che compongono l’opera, insieme ad una copertina già di suo intimidatoria, ci fanno ben sperare per il prossimo album del leader dei Dipset, il cui cuore non ha mai smesso di battere per Harlem, la sua gente… e il colore rosa.

Eminem, “Revival”

La vecchiaia non è una malattia e il talento non se lo porta il vento: sono questi i due postulati che bisogna tenere a mente nel momento in cui si mettono le cuffie sulle orecchie per ascoltare “Revival”. Dall’alto di un trono dal quale ormai nessuno può più buttarlo giù, Eminem ci mostra qualche lato inedito di sé, senza snaturarsi, magari sembrando a volte un po’ ridondante ma mai asettico: uno come lui, si può soltanto amarlo o odiarlo, e l’hip-hop ha già da tempo fatto la sua scelta.

Hopsin, “No Shame”

Il 2017 ha sancito il ritorno di Hopsin a distanza di più di due anni dal suo ultimo album ufficiale ed è stato un ritorno ben studiato, con un album, “No Shame“, che racchiude a pieno l’essenza e i pensieri del rapper di Los Angeles. Brani come “Ill Mind of Hopsin 9” permettono di capire cosa significa ancora – per alcuni – fare rap nel 2017: mettere sopra le strumentali la propria vita e Hopsin, fortunatamente, lo fa spesso.

Jay-Z, “4:44”

4:44” un disco sentito, un lavoro importante di un uomo maturo. A 48 anni Jay-Z decide di spogliarsi delle catene d’oro e dei vestiti firmati, di lasciare da parte il personaggio e di esporsi come uomo. Le vicende personali e collettive lo hanno attraversato e turbato e ciò che espone sono le conclusioni che ne ha tratto.

Joey Badass, “All-Amerikkkan Badass”

La storia di questo album inizia a maggio 2016 con il rilascio del primo singolo “Devastated”, seguito poi da “Land Of The Free” e “Rockabye baby”, in coppia con ScHoolboy Q. Fin da subito si era capito che stava uscendo qualcosa di grosso e infatti ad aprile 2017 esce “All-Amerikkkan Badass“, un disco completo e molto piacevole che vede anche la presenza di Styles P, J.Cole, Chronixx, Meechy Darko, NYCk Caution e Kirk Knight. Melodie varie, metriche altrettanto e soprattutto contenuti per tutti i gusti. Decisamente un disco che sopravviverà nel tempo!

Kendrick Lamar, “DAMN.”

Bissare l’incredibile successo di “To Pimp a Butterfly” sembrava – agli occhi di tutti – una trascurabile utopia, sulla cui effettiva realizzazione soltanto pochi, attenti osservatori e qualche irrazionale entusiasta avrebbero scommesso un nichelino; eppure, cavalcando l’onda di un fenomeno che – ormai ne siamo sicuri – lascerà il segno, Kendrick Lamar ha fatto di “DAMN.” un’altra perla da esporre in bacheca, e gliene dobbiamo essere grati.

Merkules, “Trust Your Gut”

Trust Your Gut” è l’ultimo album pubblicato da Merkules, rapper canadese di 25 anni, ed è stato distribuito e prodotto dalla sua stessa etichetta indipendente: la Merkules Music. Come aveva già dimostrato nei lavori precedenti, Merkules è un personaggio carismatico e riflessivo, questi valori li ritroviamo a pieno anche nel suo terzo album in studio, progetto in cui lascia incantato l’ascoltatore dai racconti dell’infanzia dell’artista e dalla visione critica e spinosa della realtà che lo circonda, oltre al flow e all’energia che unisce tutte le traccia dell’album.

Migos, “Culture”

I Migos sono il gruppo dell’anno e “Culture” ne è il manifesto. I ragazzi di Atlanta hanno sfornato un disco rappresentativo della trap, nel senso più generalista del termine. Un lavoro esteticamente convincente, con sonorità  sempre calzanti e coinvolgenti e uno stile fresco. Sono la dimostrazione che nell’hip-hop puoi anche dire solo cafonate, ma devi dirle nel modo giusto.

Offset, 21 Savage e Metro Boomin, “Without Warning”

Gli amanti della trap quest’anno hanno avuto diversi doni dagli States, uno in particolare è stato “Without Warning“: un disco inaspettato, frutto del lavoro di tre esperti del settore e che ad Halloween hanno portato in dono banger come “Ghostface Killers” o “Ric Flair Drip”, facendo capire anche a molti che forse la punta di diamante dei Migos non sia necessariamente Quavo

Snoop Dogg, “Neva Left”

La parentesi che lo aveva visto in una ricostruzione azzardata del personaggio con “Reincarnated” aveva visto storcere il naso a molti, a causa anche di un’influenza musicale che difficilmente riusciva ad accostarsi ad un personaggio storico e di spessore come quello che Snoop Dogg oggi rappresenta. Fortunatamente la svolta è arrivata presto e senza ombra di dubbio in positivo. “Neva Left” è un ritorno alle origini, dalla cover dal richiamo vintage sino allo spessore di molti brani presenti nel disco, impreziositi da collaborazioni di primissimo piano come quelle con Method Man, Redman e Krs-One. Snoop Dogg è tornato in grande stile e ci piace tanto.

Tyler, the Creator, “Flower Boy”

Flower Boy” segna l’esplosione definitiva di Tyler, the Creator. Il leader della Odd Future torna con un disco molto personale, lasciando da parte il suo lato più controverso. Nel corso dell’ascolto emergono tutti i pensieri, le opinioni e i sentimenti dell’uomo più che del personaggio. Consigliatissimo!

Wu-Tang Clan, “The Saga Continues”

“A Better Tommorow” aveva fatto sperare in tanti, sin dal titolo, che la leggendaria crew newyorchese potesse ritrovare la lucidità e lo spessore che li ha resi un punto di riferimento per il genere. Sfortunatamente è stato un capitolo permeato più da ombre che da luci. La ritrovata ispirazione di RZA e di Mathematics, però, hanno permesso al Wu-Tang Clan di darsi una nuova chance, questa volta giocandosi molto positivamente le carte a loro disposizione che sappiamo essere parecchie. Non sarà sicuramente il loro progetto migliore ma “The Saga Continues” ci ricorda perché continuano ad esser fonte di ispirazione costante per vecchie e nuove generazioni.

E secondo voi quali sono i migliori dischi rap del 2017 usciti in America? Fatecelo sapere nei commenti qua sotto, ci farà piacere leggere la vostra classifica personale!

Artwork by Manuèl Di Pasquale.

Lo staff di Rapologia

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