Kodak Black ha pubblicato a sorpresa When I Was Dead, un disco particolare che ci mostra quanto si sia allontanato dall’immaginario che lo aveva caratterizzato dai tempi degli esordi.
Kodak Black è rinato: When I Was Dead segna un nuovo inizio per il Gremlin
Genio e sregolatezza. Sembra essere la definizione perfetta per Kodak Black. Un ragazzo classe ’97 originario della Florida, cresciuto a rap e delinquenza che più o meno all’improvviso si trova tra gli artisti più ascoltati nel mondo.
Ovviamente il successo porta soldi e i soldi portano guai, soprattutto se si proviene dai piani più bassi della società. Questo è quello capitato a Kodak nel corso degli ultimi anni, che lo hanno visto ottenere tante hit di successo quanti arresti. Tra un periodo di detenzione e l’altro c’era giusto il tempo di registrare un hit e tornare in classifica. Ma chiaramente questo tipo di vita logora.
Per questo Kodak sembra aver voluto fare un cambio di rotta e mettersi sulla retta via. Chiuso il contratto con l’Atlantic in fetta e furia (pubblicando l’ultimo album praticamente senza promo), ha abbracciato la Capitol con la quale si appresta a percorrere la sua nuova carriera.
Il disco si intitola When I Was Dead, una sorta di sequel di Dying to Live il suo album di platino del 2018. Più che il seguito, questo disco si pone quasi come in contrapposizione. Una sorta di ricordo dei tempi di sregolatezza nei quali giocava con la vita e quindi con la morte.
Ora Kodak sembra aver lasciato quello stile di vita e si approccia alla musica in maniera più seria. Anche la cover sembra una profezia: ci ricorda molto la cover di Until The End Of Time di 2Pac. Musicalmente troviamo un Kodak più intimo, in un disco in cui i featuring sono ridotti al minimo. Tutto conferma la sua voglia di riprendere il controllo della sua vita e della sua musica al 100%.
Il tempo ci dirà se la conversione di Kodak Black è definita oppure no.
Per il momento ci godiamo il disco, che suona comunque molto bene.
