L’artista romano Swed sorprende tutti col suo primo EP da solista, Border Wall: nel nome della black music.
Nella gloriosa storia dell’hip hop, le commistioni col jazz non sono di certo rare. Innumerevoli gli esempi possibili: giusto per citarne qualcuno, basti ricordare i dischi degli Us3, il progetto Jazzmatazz dello scomparso Guru e l’album Doo-Bop, frutto della collaborazione tra il leggendario Miles Davis e il produttore Easy Mo Bee. In Italia ci ha pensato un artista della scena romana, il 30enne Swed, a sfornare un EP (il primo da solista) che fa dialogare i due mondi black. Border Wall, rilasciato lo scorso 20 marzo dalla Do Your Thang Records, si presenta come un lavoro ambizioso, quasi unico per caratteristiche nel panorama nazionale.
Anticipato dal singolo Night And Day, pubblicato il 28 febbraio, il mini-disco (6 tracce per poco più di 20 minuti di musica) si fonda sulla voce particolarissima dello stesso Swed: immaginate un Louis Armstrong 2.0 con un tocco moderno alla Mario Biondi. Ad accompagnare il timbro baritonale del performer capitolino, le curatissime parti strumentali, che si avvalgono dell’apporto dell’eclettico musicista Benjamin Ventura e del tocco di Rubber Soul in fase di produzione. E l’hip hop? È ben rappresentato da due esponenti nostrani del genere, vale a dire gli MC Penny e Danno.
Il primo compare nella traccia numero 3, Damn Bro, ed è colui che ha accolto Swed nel collettivo Do Your Thang. Danno, uno dei fondatori dello storico gruppo romano Colle Der Fomento, è invece l’ospite della traccia successiva, Gang Lords, pezzo accompagnato da un patinato videoclip in salsa noir.
Border Wall è un EP che va ascoltato più volte per essere apprezzato fino in fondo. La voce di Swed è di quelle che dividono, o le ami o le odi, ma il progetto nel suo complesso non può affatto essere ignorato: parliamo di un tipo di musica che, per stile e atmosfere, starebbe bene in certi film di Sorrentino. Più swing che soul, più raffinato che graffiante, Border Wall non ha ganci fortissimi ma, come detto, acquista sostanza ascolto dopo ascolto.
Il viaggio inizia con Crimes And Reasons, brano sorretto da un’intrigante ritmica in levare, un po’ jazz e un po’ rocksteady, con un basso sinuoso e un inciso azzeccato. Un gradino sotto, come livello, la seconda traccia, Musica Basura (ovvero musica spazzatura in spagnolo): l’atmosfera latin, alla Cypress Hill col frac, non riesce a riscaldare fino in fondo. Interessante, però, il bridge. Decisamente più riuscita la languida Damn Bro, dall’incedere quasi trip hop, dove il featuring (a metà fra rap e cantato) del succitato Penny riporta alla mente la vocalità di Tormento.
E veniamo ai due pezzi forti, laddove l’opera decolla. Gang Lords è un jazz-rap da manuale: classica ritmica da hip hop anni ’90, un giro di piano ossessivo nel ritornello e l’ispirato flow di Danno. Night And Day, in apertura, ricorda Radio Daze (brano del 2010, dall’album How I Got Over) dei Roots e si sviluppa poi secondo consolidati canoni rap funk. La chiusura dell’EP è affidata, manco a dirlo, all’Outro, in cui brilla una sognante tromba jazzy.
I testi, prevalentemente in inglese – eccezion fatta per le liriche in spagnolo di Musica Basura e le strofe di Penny e Danno – trattano temi ora sociopolitici (Crimes and Reasons), ora sentimentali (Damn Bro), mentre Gang Lords è una beffarda presa di posizione contro l’industria discografica.
Border Wall, ovvero muro di confine: un muro che, tra hip hop e jazz, non ha ragione di esistere. E Swed ce lo dimostra ancora una volta.