Da sempre l’immagine di Rico Nasty è da punk-rocker reietta, rigettata dalla società: a vederla sulle copertine vestita di vernice nera e lattice rosso non si può negarle l’appellativo di punk. Eppure la venticinquenne del Maryland rappa e lo fa bene in Las Ruinas, nuovo album per Atlantic Records.
Rico Nasty con Las Ruinas prosegue il suo percorso artistico
In una scena che sta imparando ad accettare e proiettare nella stratosfera rapper donna come Megan thee Stallion, Cardi B, Little Simz e Doja Cat, la traiettoria di carriera di Rico continua ad essere prettamente personale.
Lo stile aggressivo che l’ha contraddistinta finora in brani come Smack a Bitch, ora prosegue verso due estremi: certe volte si fonde col metal e col rock, scavando nicchie in comunità alternative, altre volte la sua voce rauca si dimostra capace di sondare l’hyperpop, la dance e l’emo-trap.
In seguito ad un progetto molto hip-hop come Anger Management con Kenny Beats e un confusionario debutto in major con Nightmare Vacation, Las Ruinas prova a ricomporre queste influenze e tendenze artistiche, conducendo l’ascoltatore in un tunnel da cui sarà difficile uscire poco intrigati.
Tracce alla Black Punk sono letterali, spaccano e comunicano le intenzioni dell’artista, che ha chiamato così anche il suo tour. Ma insieme a questi produttori di moshpit possiamo trovare punk-rock più leggeri con Messy, incursioni elettroniche al fianco di Marshmello in Watch your man, mix dance con Dance Scream e tanto altro.
Un ulteriore valore aggiunto di Las Ruinas è una dose di vulnerabilità (ascoltate Easy) che esonda dagli standard minacciosi degli scorsi lavori, un buon livello di scrittura che aggiunge fascino all’estetica di Rico.
Sicuramente questo progetto non parrà classico alle orecchie di alcun ascoltatore hip-hop, ma può essere un approccio interessante alla distorsione dei generi canonici, senza risparmiarsi ottime strofe rappate.