L’Area Expo di Milano ha ospitato il concerto di Eminem, uno degli eventi più attesi dell’anno.
Correva l’anno 1999, avevo nove anni ed ascoltavo solo ciò che mi proponeva la televisione o l’auto di mio padre nel tragitto casa-scuola. Canticchiavo qua e là canzoni dei Cartoons e degli Eiffel 65, quando – non mi ricordo come – iniziai ad andare in fissa per un brano di un cantante con i capelli platino che non avevo mai visto o sentito prima. Quel biondino, ovviamente, si chiamava Marshall Bruce Mathers III e quella canzone era “My Name Is“. Siamo ancora lontani dalla mia personale conversione sulla via di Damasco (o di Curtis Jackson, scoperto guarda caso da chi?), distante ancora quasi quattro anni, ma quel video irriverente e quel modo di cantare totalmente diverso dal solito, mi acchiappò fin dal primo ascolto.
Questo preambolo (molto noioso, lo so) mi è servito per provare a farvi capire quanto sia importante, per un ragazzo della mia età, assistere dal vivo ad un concerto di Eminem: avere la possibilità di vederlo sul palco, ancora in piena forma, a distanza di quasi vent’anni dalla prima volta che l’hai ascoltato e con alle spalle ore e ore di ascolto dei suoi dischi, è un qualcosa di assolutamente indescrivibile. Ma ci proverò comunque.
Sabato 7 luglio 2018 ciò è successo, ventiquattro ore dopo un altro concerto incredibile a cui ho assistito – e che il mio collega Lorenzo vi ha raccontato qui – dopo sette ore e mezza di attesa sotto il sole, in mezzo ad ottantamila persone e con in corpo l’adrenalina che il suo concittadino Royce Da 5’9” e i mostri sacri dei Prophets of Rage (con un Tom Morello mostruoso) mi (ci) hanno trasmesso nelle due aperture che lo hanno preceduto.
Così è iniziata la data milanese del suo “Revival Tour”:
Con un Em in versione gozzilla negli schermi, un telo bianco che inizialmente copriva il palco, dei fuochi d’artificio e le note di “Medicine Man” è iniziato questo suo storico live, per la gioia infinita di tutte quante le persone – di età, nazionalità e interessi differenti – desiderose dalla prima all’ultima di ascoltare dal vivo il repertorio infinito di questo incredibile MC.
Assistito al microfono da un ottimo Mr. Porter – con cui ha intrattenuto il pubblico con qualche breve e divertente sketch – e ai piatti da Alchemist, Marshall ha sfoderato tutto il suo repertorio più noto, da “White America” alla recente “River“, dalla bellissima “Sing For The Moment” all’emozionante “Not Afraid“, passando per brani indimenticabili come “Like Toy Soldiers“, “The Way I Am” e tanti altri ancora. Al limite dell’infarto, poi, i quattro brani finali con cui voleva farci pensare di concludere il concerto: “My Name Is“, “The Real Slim Shady“, “Without Me” e “Not Afraid“, poterli ascoltare dal vivo è stato semplicemente… come dire…. wow!
Da sottolineare, poi, l’ottima performance della bellissima Skylar Grey, chiamate sul palco per sostituire (alla grande) le colleghe Beyoncé, Rihanna e Dido nei brani “Walk On Water“, “Love the Way You Lie” e “Stan“.
Dopo aver palesemente finto di aver concluso così il live e sentito da dietro il palco i vari, orgogliosissimi, “se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo“, il rappresentate di Detroit è tornato sul palco per concludere con ciò che tutti stavano aspettando: l’evergreen “Lose Yourself“. Brividi.
Così, dopo un’attesa infinita, l’Italia ha avuto finalmente il suo concerto di Eminem, forse durato un po’ meno di quanto la gente si aspettasse – anche se, in un’ora e mezza, le emozioni che ha trasmesso sono state tante e diverse – ma che comunque rimarrà per sempre impresso nella mente di tutte le ottantamila presenti sabato sera all’Area Expo di Milano. God bless Marshall.