Alla scoperta di qualche brano statunitense per comprendere meglio il rapporto tra musica rap e religione.
La parola “fede” può rivestire un ruolo differente nella vita di ognuno di noi: per alcuni può significare molto, per altri invece qualcosa da cui tenersi ben lontani. Tuttavia, innegabili sono il ruolo che essa gioca nella vita quotidiana ed anche il modo in cui essa si rifletta nelle esperienze di alcuni.
Il fenomeno religioso ha sempre costituito un elemento peculiare della musica rap e la ragione principale di ciò può essere trovata nel grande senso di comunità proprio di questo mondo. Questo genere, infatti, è sostanzialmente l’espressione di una comunità e cosa, se non la fede, può meglio dimostrare l’appartenenza ad un determinato gruppo sociale? Le comunità afroamericane, per lo più protestanti, hanno sempre fatto della religione e del loro rapporto con Dio i pilastri della loro esistenza. Cresciute nella povertà e a contatto ogni giorno con ciò che di peggio la vita può offrire, esse si servono ancora oggi della fede per affrontare le difficoltà e per dare speranza ai propri figli.
Ed è proprio nella religione che alcuni studiosi del genere individuano le radici di quella che potremmo chiamare “oratoria rap”: la potenza lirica delle canzoni rappate deriverebbe, infatti, dalla crudezza e dalla veemenza dei sermoni di pastori protestanti come Clarence Franklin, padre della compianta Aretha. La predica era utilizzata non solo per educare i fedeli alla religione cristiana, ma anche per metterli in guardia dai pericoli che il mondo aveva in serbo per la comunità nera: come ben sappiamo, questo secondo aspetto sarebbe poi divenuto dominante nella musica rap di fine XX secolo.
Il nostro vuole essere un omaggio al rapporto tra rap e religione, per poter comprendere sempre di più la profondità e la bellezza di questo genere musicale.
Partiamo dal 2001, anno di uscita di Miss E… So Addictive, terzo album in studio di Missy Elliott. Vorrei portare la vostra attenzione sulla traccia finale del disco, cioè Higher Ground. Il brano, prodotto da Timbaland, vede la partecipazione di numerose figure di spicco del panorama gospel/r&b americano come le Clark Sisters e Yolanda Adams e nasce dalla necessità della rapper di rendere grazie a Dio per la Sua presenza costante.
Le atmosfere create dalla mano di Timbo ci ricordano molto i canti tipici delle chiese afroamericane e permettono a Missy di chiudere in bellezza uno dei suoi album più esplosivi..
“Cause when my friends forsake me
Who’s there to listen to me without complaining?
Nobody but Him”
Facciamo un salto di diversi anni per arrivare al 2016: Kanye West pubblica The Life Of Pablo, uno dei suoi progetti più riusciti. Il disco segna una svolta fondamentale nella carriera del rapper perché arriva dopo Yeezus, nel quale Ye era arrivato a paragonarsi a Dio stesso. Con TLOP, invece, il rapporto si capovolge e troviamo un Mr. West trasudare umiltà e riconoscenza nei confronti del suo Salvatore. Queste sensazioni emergono in St. Pablo, arricchita da un ritornello da brividi cantato da Sampha.
Il rapper urla a Dio tutte le proprie debolezze facendo riferimento alla bancarotta, alle chiacchiere del web e ai disturbi mentali. Le crude barre di Kanye West danno vita ad uno dei brani migliori del progetto, nonché ad un affresco del dramma spirituale da lui attraversato.
“The light is before us brothers, so the devil workin’ hard
Real family stick together and see through the mirage”
Risale al 2008 il secondo mixtape di Nicki Minaj (Sucka Free). In coda troviamo Autobiography, forse la traccia più intima che la rapper abbia mai scritto. In varie occasioni Onika ha dichiarato di essersi pentita in merito al rilascio della traccia perché troppo personale: le rime della rapper toccano, infatti, episodi della sua adolescenza come l’aborto compiuto a 15 anni, le percosse subite dal padre e le difficoltà vissute insieme a Carol, la madre. Tuttavia, con lei è sempre rimasto Dio (“May the lord protect me, as the world gets hectic”).
“Nightmares of you killing my mother,
the reason that I sleep with my head under the covers”
Faith di Kendick Lamar, tratta dal suo omonimo EP del 2009, è un altro esempio di questo rapporto. Le barre del rapper ci parlano dei problemi vissuti da lui e dalla madre e nell’ultima strofa troviamo il perché di questo brano: Kendrick dichiara di aver scritto queste parole per tutte le persone in difficoltà che continuano ad interrogarsi sulla presenza di Qualcuno di più grande.
“This for my people that stressing whenever times is hard
Your mind’s slipping, wondering, “Is there really a God?”
Come non citare poi 2Pac? Il rapper originario di Manhattan non ha mai professato la propria fede in un dio particolare, ma alcune canzoni – Only God Can Judge Me e Ghetto Gospel – tradiscono forse il fatto che Tupac credesse in un’Entità superiore. La seconda traccia, prodotta da Eminem e pubblicata in uno degli album postumi del rapper (Loyal To The Game), vede Lesane ergersi a guida e maestro per la propria comunità così come ha fatto Cristo per l’umanità duemila anni prima.
Tra le barre di 2Pac, si scorge bene come egli si senta strumento nelle mani di Dio:
“Never forget that God isn’t finished with me yet
I feel His hand on my brain
When I write rhymes I go blind and let the Lord do his thang”
Chiudiamo con un brano del 2003, Heavenly Father, di Lil’ Kim. Tratta dal disco La Bella Mafia, questa traccia ha pochi simili nella discografia della rapper, come Hold On con Mary J. Blige, omaggio a Notorious: chi conosce quest’artista, infatti, è abituato a sentirla indossare i vestiti della boss e della classica str*nza del rap game. Kimberly dà qua vita, invece, a quella che può sembrare una vera e propria preghiera con la quale esprimere i propri desideri e paure. E lo fa senza rinunciare ad un potente beat hip-hop…
“I’m sayin… I just wanna be happy, that’s all I don’t ask for much
It makes me happy to see my people smile you know what I’m sayin”
Termina qui questo nostro piccolo percorso che ha voluto anche portare alla vostra attenzione canzoni poco conosciute, uscite dalla penna di artisti molto validi. Le parole che sentirete dando un ascolto a queste tracce parleranno da sole: ognuno di noi è, quindi, libero di trarre le proprie conclusioni.
Buon ascolto!
Grafica di Matteo Da Fermo.