Un sound grezzo ma ricercato: intervista a Nex Cassel e Dj Craim su Fegato

04 Nex Cassel & Dj Craim
Foto di Nicola Zonta

Nex Cassel e Dj Craim stanno per pubblicare Fegatoprimo disco insieme lavorato in modo particolare. Un disco rap schietto e crudo, grezzo e ricercato.

Ne abbiamo parlato con loro, in una piacevole chiacchierata incentrata sul lungo processo che ha portato a Fegato, dalla creazione dei pezzi alla loro realizzazione.

Un periodo ‘no future’ che diventa un album: Nex Cassel e Dj Craim presentano Fegato

Con l’annuncio del disco avete detto: “i processi dietro la lavorazione di un disco sono lunghi e impegnativi, ma ora è arrivato il momento di scrivere un’altra pagina nel libro del rap italiano”. Quando avete iniziato a lavorare a Fegato e come è stato lavorare in studio insieme per un Joint Album?

Nex Cassel: «È stato un po’ particolare , un po’ diverso da come si fanno solitamente i dischi, per lo meno diverso da come io li ho fatti in passato. Avevo registrato questo disco su altre basi che avevo, perché ero concentrato sul rap. Una volta registrato ho dato tutto a Craim (che non ha nemmeno ascoltato le versioni precedenti…di questi beat che avevo usato) ed è andato a creare le basi successivamente»

Dj Craim: «Sì, è andata così. In studio effettivamente non ci siamo mai stati insieme: è stato un processo che per un intero disco non avevo mai fatto, però è una cosa che – dove riesco – mi piace fare. Non l’idea di ‘remix’: ma ci sono delle parole, un’intenzione, e cercare allora di andare incontro a quelle parole, a quella intenzione. Nex poi è multitasking, fa parte di quella categoria di artisti (che a me piace tantissimo): è produttore ed MC. Quindi, ovviamente, volevo impressionarlo su più livelli, cercare di colpirlo e allo stesso tempo ‘stupirlo’ (un po’ un’idea del tipo ‘vieni a vedere che cosa ho pensato io’). Non so neanche bene cosa avesse in mente lui e per quale ragione abbia scelto me (ride, ndr), però in qualche modo ci siamo sorpresi a vicenda»

Nex: «Diciamo che comunque c’era da tempo – da parte mia – la voglia di fare qualcosa insieme. Di dischi ne ho fatti tanti: a volte cambiare metodo di lavoro è anche uno stimolo. Rimescolare le carte è fondamentale. Sono contento del suo lavoro e in effetti mi ha molto stupito. Tra l’altro questi pezzi non possiamo definirli ‘remix’, perché quelli che trovate nel disco sono pezzi originali e nuovi. La composizione delle tracce in quel modo è stato l’inizio: ovviamente poi noi ci abbiamo lavorato molto sopra. Mi era capitato in questo periodo di fare dei remix (l’album-remix di Rapper Bianco) e mi aveva stupito quello che era successo. Mi sembrava quasi che i testi fossero diversi rispetto alle versioni precedenti. Poi, sì, sono anche un produttore: il mio disco precedente, Mercato Nero, era interamente prodotto da me. A quel punto lì c’era il 100% della mia visione. Per quel disco andava bene; in questo caso non è la mia visione al 100%, qui si è sposata con quella di Craim. Ed è stato stimolante, divertente ed è venuta fuori una roba che probabilmente anche facendola in studio completamente da zero insieme non sarebbe venuta così. Dunque, abbiamo approcciato a questo disco in maniera nuova, proprio per stimolarci di più».

Mi ricollego a questo per parlarvi del discorso dei live. Sentendo il disco, si ha l’impressione che sia stato concepito per essere suonato dal vivo: come avete intenzioni di progettare un eventuale tour, dato il fatto che avete già annunciato le prossime tre date insieme?

N: «Venerdì 13 – tra l’altro, un’ottima data, come il famoso film – siamo a Milano, sabato 14 a Venezia e la settimana successiva, il 20, a Bologna. Stiamo lavorando in questo periodo appunto al live. Sicuramente questo è un disco che si presta bene ad essere portato live, poi Craim è un dj della madonna. Tutto questo poi dovrà essere portato dal vivo e dal vivo dovrà essere ancora più figo che nel disco!».

C: «Sicuramente poi toccheremo anche altre città. L’idea è sempre quella di distruggere tutto».

Nex, hai detto che questi sono “i testi peggiori” che hai mai scritto, “dal punto di vista del tema e del contenuto, nel senso che non si scorge nulla di positivo”. È stata una scelta precisa o una conseguenza di un momento particolare della tua vita?

N: «Senza fare il democristiano, direi entrambe le cose. Era un periodo particolare nel quale – avendo già fatto tanti dischi, tante cose – a volte ti chiedi “cosa manca ancora da dire?”. Un periodo ‘no future’ insomma. Così ho tirato fuori questo lato peggiore di me. A un certo punto però sono diventato consapevole del fatto che questo periodo era dettato, non solo da questi fattori, ma anche da un terzo fattore che era la musica che ascoltavo in quel momento. Dunque mi sono lasciato anche trasportare dai dischi che ascoltavo, che effettivamente, a livello contenutistico, non avevano niente di buono…quindi ho utilizzato una scrittura il meno complicata possibile, perché spesso, in passato, ho fatto cose più complesse. Dunque, meno complessità rispetto al passato e più immediatezza, roba più diretta. Forse intendevo dire quello».

Questa domanda è rivolta più a Craim – ma in realtà è per entrambi visto che entrambi producete -, per quanto riguarda il sound di Fegato: hai parlato di ‘tensione costante con i testi di Nex’ e di cercare di ottenere un suono ‘grezzo ma ricercato’. Puoi parlarcene in maniera più dettagliata?

C: «Sempre partendo dal ‘processo’ e senza essere troppo tecnico, a me sono arrivati gli a cappella dei pezzi che trasmettevano bene questo ‘no future’. Era una foto di un suo momento: non un epitaffio, quanto piuttosto un manifesto. Era lui che mi stava ‘parlando’ come per dire ‘mi gioco tutto’. Questo è ciò che mi ha trasmesso, che mi è arrivato. L’effetto che mi trasmettevano i suoi testi era ‘non me ne frega un cazzo, dico quello che mi viene diretto e senza filtri’. Mi sembra che sono partito da Brutti consigli e ho cercato quel ‘fastidio’ (un qualcosa che non saprei bene trasporre a parole ), comunque un qualcosa che desse la sensazione di tenerti in ostaggio. Doveva tenerti bloccato, colpirti in quella maniera. Una volta fatto Brutti consigli – il break più brutale del mondo, un suono super tagliente con delle frequenze quasi da domare, con lui che racconta questa storia, niente basso, super-crudo – ho pensato che si potesse partire da lì. Erano fondamenta sulle quali si poteva bene andare a giocare. Distorsioni, cose anche molto dolci ma oniriche (come può essere il finale di Ghiacciolo al polo) uno storytelling un po’marcio come Rapper morto…ho cercato insomma di toccare un po’ tutti quelli ambienti, sempre in modo tale che ti facesse arrivare ‘qualcosa’ – non voglio dire un’emozione, però qualcosa che ti colpisse. Quella era l’idea. Devo dire che all’inizio non era molto convinto…però poi, affidandosi anche al parere di altre persone, perché Nex si confronta molto, ed è una cosa che apprezzo tantissimo, ha trovato la chiave per capire e siamo entrati in sintonia»

N: «All’inizio non sono stato a spiegare troppo a Craim… non abbiamo speso troppe parole. Il titolo non c’era. Lui aveva poche informazioni. E devo dire che sono stupito di come lui sia riuscito a creare le atmosfere giuste, perfette. Brutti consigli è stato – come ha detto Craim – il primo pezzo che ha fatto, ed è anche un po’ il fulcro del disco per me da un punto di vista concettuale. Ed è la sensazione che avevo io quando stavo scrivendo questo disco. La sensazione di essere oppresso, in trappola; avere quasi una sensazione di claustrofobia, non trovare sbocchi, vie d’uscita. Poi, quando lui mi ha mandato tutti i pezzi completi, mi sono inizialmente dovuto abituarmi all’ascolto perché – rispetto a come avevo registrato all’inizio – sembra quasi ‘un altro disco’. Mi sono dovuto quindi abituare a queste nuove versioni. Però alla fine devo dire che lui è riuscito ad entrarci dentro perfettamente…»

Dj Craim & Nex Cassel
Foto di Andrea Rigano

All’interno del disco troviamo Golden Glove, il pezzo-Micromala, con Gionni Grano e Gionni Gioielli. Nex, tu che hai gravitato attorno a MRGA, come hai vissuto quel periodo e, soprattutto, la sua fine?

N: «Il periodo MRGA – che poi non si capisce bene se ne ho fatto parte o no – ho partecipato più come produttore. Ho prodotto interamente Sardinias session (con Lil Pin), varie basi sparse e parecchi featuring. Quando è stato fatto FestivalBars, ad esempio – con Gioielli che ha affittato la villa – ero presente anch’io, ho partecipato a quelle session pazze, dormendo su un lettino in vimini in studio…comunque si, li ho sempre spronati a portare avanti questa cosa, anche se alla fine non sono mai usciti dischi miei (come rapper) per MRGA. È stata secondo me è una roba figa per il rap italiano, nella quale i singoli componenti erano accomunati da una visione del rap diversa rispetto a quella canonica, che poteva essere del rap underground che gira in Italia, e che spesso – personalmente – delude abbastanza. Perché se andiamo a togliere i grandi del passato – con i quali, tra l’altro, Craim lavora sempre, che hanno una loro storia -, andando a vedere il rap dei nostri coetanei o di quelli più giovani, quello che è adesso o che era prima di MRGA – era una scena ferma. O quello che c’era aveva una visione totalmente diversa da quella che potevamo avere noi. Sono fan di tutto quello che ha rappresentato. Adesso, sembra che abbia chiuso. Almeno Gioielli così ha detto…».

Parlando sempre di Golden Glove, riuscitissima, tutti i fan di Micromala hanno sperato in un nuovo disco. Esiste questa possibilità, o è totalmente remota?

N: «Totalmente remota no. Diciamo che, fare un disco reunion dopo tanti anni, devi anche capire qual è lo scopo di farlo, per prima cosa. Ammesso che i dischi debbano avere uno scopo (e secondo me un disco deve avere sempre uno scopo di qualche tipo). Bisognerebbe intanto capire perché si fa, e poi si può sviluppare qualsiasi discorso. Quando si fa un disco bisogna avere chiare le motivazioni. E Gioielli, quando ha fatto MRGA, aveva ben chiaro in mente quello che voleva fare come intenzioni. Poi, comunque, io quando devo fare un disco devo avere confusione in testa: non riuscirei mai a fare pezzo dopo pezzo. Ci vuole un forte caos, che dopo va ordinato. Come una scultura: si parte da un blocco di marmo e poi, vai a togliere. Comunque un’idea iniziale ci deve essere, devi averla in mente, anche confusa. Quindi, una reunion dei Micromala sarebbe figo, però bisognerebbe avere esattamente in mente il perché, intanto. Poi il tipo di sound, ecc. ecc. Perché l’ultimo disco dei Micromala è del 2008. Secondo me, gran disco, ma totalmente del 2008, rappresentava un po’ quello che c’era in quel momento. Quindi, non è impossibile, ma non è neanche dietro l’angolo…»

Domanda obbligata, per due veterani come voi: come vedete oggi l’Hip Hop? Si può ancora parlare di ‘cultura Hip Hop’ (oggi che si usano termini più generici – e ambigui – come ‘urban’)? Credete sia ancora possibile proporre qualcosa di alternativo col rap oggi, che è diventato anche in Italia un linguaggio popolare e ‘mainstream’?

N: «Allora, il termine ‘urban’, per quanto mi riguarda, è totalmente deleterio. Non direi che lo odio, ma è il pentolone dentro cui finisce tutto che un po’ mi spaventa. Però, piuttosto che della roba pop venga chiamata hip hop preferisco che venga chiamata urban…Una volta era più in voga l’idea che la musica non andasse catalogata, non andassero messe etichette… io la penso diversamente. Secondo me le etichette servono per capirsi: dividere tutto per generi secondo me serve principalmente per capirsi. È una questione di vocabolario e ci vuole. Il termine urban mi sta bene se vogliamo creare questo grosso contenitore che non si sa bene che cazzo è, piuttosto che mi dicano che è hip hop quello che non lo è. Adesso classificano come rapper gente che non è obiettivamente rapper. Ma non è un’offesa. Non dico che quello che non è rap è una merda, serve solo chiarezza, ecco»