I Nostri Fallimenti: Maggio racconta Roberto.
Se ogni cosa fosse facile da analizzare, se ciò che abbiamo davanti si muovesse sui binari dritti di una ferrovia che, quando si trova una montagna davanti, scava gallerie e prosegue senza curve, avremmo sicuramente meno problemi. La realtà, purtroppo o per fortuna, non è così e, nella vita come nella musica, a volte le rotaie ci portano a testa in giù, a volte le curve sono tanto strette che si rischia di deragliare, tutto è più tortuoso ma, proprio più questo, molto più vario e interessante.
La musica di Maggio è esattamente così e il suo nuovo EP, I Nostri Fallimenti, prodotto insieme a Tanca per Asian Fake, ne è la perfetta testimonianza: abbiamo tra le mani un mix di elementi lontanissimi tra loro che hanno trovato il loro equilibrio insieme.
Il rapper ventiseienne romano – che nella capitale entra a far parte del collettivo Klen Sheet – e ora in pianta stabile a Milano, l’abbiamo iniziato a conoscere con Manuale di sopravvivenza per fiati corti, EP pubblicato a maggio scorso – questa volta il mese e no, non è un gioco di parole – sempre in tandem con Tanca.
Ora, però, saltano all’occhio i progressi fatti, il lavoro sulle sfumature, la maggior capacità di tenere il caos dentro un riquadro preciso. La scrittura di Maggio, infatti, è quasi rapsodica: somiglia a una cesta di oggetti casuali raccolti e conservati negli anni, che, presi singolarmente, sembrano avere un significato minuto, ma tutti insieme riescono a formare una narrazione, un discorso completo. Le immagini sono affastellate una addosso all’altra, le parole si scontrano e si completano, si addensano.
Dal punto di vista musicale, volendo trovare paragoni, siamo vicini alle tendenze più cantautorali del rap italiano che si stanno affermando negli ultimi anni, durante i quali questo genere è passato attraverso il filtro della tradizione musicale nostrana, venendone fuori come una rimasticazione tutta nostra. Come influenze, però, c’è tanto altro. I Nostri Fallimenti, la title track dell’EP, ha molti elementi che rimandano a un orizzonte emo e punk, sia nella parte strumentale che in quello Sbaglieremo, ma non sbaglieremo! gridato nel ritornello, quasi a riprendere il tono generazionale che quei generi hanno sempre rivendicato per sé e che ritorna in tutto il disco.
C’è da dire, ad ogni modo, che siamo senz’ombra di dubbio davanti a un disco rap, che ogni tanto poggia il piede nei territori di altri generi, sia con le melodie di Maggio, che soprattutto con le produzioni di Tanca, ma il legame con barre e metriche – richiamate anche all’inizio di Latte versato – resta forte.
L’aspetto più interessante di Maggio è la narrazione, il racconto e ritratto di sé, che però si presta bene a diventare quello di tutti, tramite un elemento generazionale, al quale accennavo prima, molto marcato. Ne I Nostri Fallimenti c’è Roberto, ci sono i suoi spostamenti, le paure, i rapporti e le passioni, in qualche modo sempre sovrapponibili con quelli di chi ascolta. Il rap italiano sembra essersi liberato, a tutti gli effetti, di certi stereotipi che in alcuni momenti l’hanno tenuto in vita, ma che l’hanno anche spesso frenato. Da questa rottura sono venuti fuori racconti personali, attenti alle pieghe più intime. Tra questi troviamo anche quelli di Maggio e, a dare il giusto spazio alla sua voce, in questo caso, c’è un’etichetta come Asian Fake, che nell’indistinto panorama dell’urban riesce sempre a pescare artisti con un’identità forte, che in questo momento di grande abbondanza numerica è un fattore fondamentale.
I Nostri Fallimenti è un primo passo, significativo nel suo essere un inizio deciso, con un’anima già definita e la strada chiara davanti. Sbaglieremo, ma non sbaglieremo a dire che Maggio saprà dimostrare ancora una volta che parlare di sé, di ciò che si muove sulla propria pelle, è sempre la scelta vincente.