Drop 6: un riuscito mini-disco per la certezza Little Simz

Little Simz

La giovane rapper inglese Little Simz sforna Drop 6, un EP di cinque tracce che conferma le sue qualità.

“Simbi” ruggisce ancora. A poco più di un anno di distanza dal celebrato Grey Area, Little Simz (Simbi è l’abbreviativo del suo vero nome, Simbiatu) torna sulla scena musicale con un EP dal titolo Drop 6, rilasciato lo scorso 6 maggio. La 26enne rapper inglese conferma il suo talento con un’opera tanto breve quanto ispirata: cinque brani per tredici minuti di ottima musica. Un lavoro magari non epocale ma di sicuro interesse, da intendersi come una sorta di gustoso antipasto in vista del prossimo pranzo, pardon disco.

L’EP è stato registrato ad aprile scorso, nel giro di due settimane, e risente del clima generale da lockdown. Più volte l’artista londinese di origini nigeriane, come ha raccontato lei stessa, è stata sul punto di mollare tutto, poiché preda di dubbi e sconforto. La voglia di farcela e di dare un degno sequel a Grey Area (andatevi a ripescare autentici gioielli come Pressure e Flowers) è stata però più forte delle paure. Con Drop 6 la Simz, che può vantare la benedizione di assi come Kendrick Lamar e addirittura Sir Elton John, sfodera un mini-disco asciutto e sincero.

Si parte con Might Bang, Might Not, un riuscito esercizio di stile in cui la rapper britannica esibisce il solito flow ipercinetico, sostenuto da minacciose note di basso: “You ain’t seen no one like me since Lauryn Hill back in the ’90s” (“Non hai più visto nessuno come me dai tempi di Lauryn Hill negli anni ’90”). Anche One Life, Might Live è dominata da un’intrigante bassline, mentre l’inciso fa tornare alla mente certe sonorità alla Chemical Brothers.

Le contaminazioni la fanno da padrone anche nelle successive Damn Right e You Should Call Mum, entrambe coprodotte dalla stessa Little Simz. Se la prima traccia è un (raro…) esempio di trap elegante col suo loop di pianoforte, nella seconda si respira un’aria dub che sembra riprendere la lezione del maestro del British rap Roots Manuva. “Simbi never running out of ammo” (“Simbi non esaurisce mai le munizioni”), rappa in Damn Right la ragazza, alle prese con una sorta di crisi mistica: “What do I believe? I tried the mosque and I tried the church / Now I’m just spiritual, I had to think about what I was living for” (“Cosa credo? Ho provato la moschea e ho provato la chiesa / Ora sono solo spirituale, ho dovuto pensare a ciò per cui vivevo”).

L’atmosfera riflessiva di You Should Call Mum fa da contraltare ad un testo che racconta una storia di riscatto tipica di tanto hip hop: “Somehow, I’m finally livin’ what I dreamed / Somehow, I managed to reap what I sowed / Somehow, I managed to see what I’m owed” (“In qualche modo, finalmente sto vivendo quello che ho sognato / In qualche modo, sono riuscita a raccogliere ciò che ho seminato / In qualche modo, sono riuscita a vedere quello che devo”). La chiusura dell’opera è affidata all’ottima Where’s My Lighter, forse il pezzo migliore del lotto, con il featuring – l’unico dell’EP – di Alewya, a donare una coloritura lounge-soul. “I don’t play when it’s business”, mette in chiaro l’artista anglonigeriana, che con questo lavoro prosegue il suo percorso di crescita musicale.

Stile da vendere, una buona originalità e un gran flow, che ricorda un po’ quello del collega Skepta (anche lui inglese di sangue nigeriano): tutto questo nel bagaglio di una Little Simz la cui evoluzione va seguita con grande attenzione. A soli 26 anni Simbiatu Abisola Abiola Ajikawo – nome completo della rapper – ha già sfornato tre album, quattro mixtape e otto EP (compreso Drop 6). Ha collaborato, tra gli altri, con i Gorillaz (nel brano Garage Palace, contenuto in Humanz del 2017) ed è andata in tour con quella Lauryn Hill citata come musa ispiratrice in Might Bang, Might Not, pezzo d’apertura dell’EP appena uscito.

Difficile prevedere dove potrà arrivare: quello che è certo è che un’artista come Little Simz va consigliata senza se e senza ma a tutti gli amanti dell’hip hop alternativo. Partite da Grey Area, fiore all’occhiello che le ha fruttato una nomination al Mercury Prize, il premio musicale conferito annualmente al miglior disco britannico o irlandese. E proseguite magari proprio con Drop 6, una piccola summa del Little Simz-style: little di nome, great di fatto.