«Non ho mai pensato di smettere con il rap» – Intervista a Mistaman

Mistaman

Chi ascolta rap da prima di TikTok si ricorderà dei dischi di Mistaman che hanno fatto, nel loro piccolo, la storia di questo genere in Italia, in anni in cui parlare di hip hop aveva un senso ben preciso.

Di acqua ne è passata sotto i ponti, Mistaman non ha (per fortuna) smesso di fare musica e nel 2023 è arrivato il momento di un nuovo, intenso, viaggio.

La musica è spazzatura tutto si ricicla
La mia è differenziata dalla plastica che ormai straripa

(Mistaman – Ora Che La Musica Non C’è)

La nostra intervista a Mistaman

Per l’uscita di Dentro la mia mente abbiamo voluto fare qualche domanda al rapper di Unlimited Struggle: buona lettura!

Ciao Mista, come va? Come hai vissuto questi tre anni che ci separano dal tuo ultimo disco?

«Son stati 3 anni in cui per forza di cose ho dovuto affrontare diverse crisi, alcune le abbiamo vissute anche collettivamente, e ho dovuto guardarmi dentro per sopravvivere. Quest’album è il frutto di queste riflessioni.»

Come è nato Dentro la mia mente? Lo hai realizzato in pochi mesi o hai raccolto idee in tutto questo periodo?

«Per me la raccolta delle idee è un processo costante, come per gli altri artisti credo che il grosso del lavoro venga fatto dall’inconscio. La lavorazione è stata più lunga del previsto per l’impossibilità a volte di lavorare assieme in studio e per la volontà di fare il meglio che potessimo a livello di scrittura e a livello produttivo.»

La scelta di lasciar produrre tutto a Shocca è stata immediata o in qualche momento hai pensato di ospitare altri produttori?

«Ho iniziato a lavorare al disco in un momento in cui avevo bisogno di comunicare in modo comodo quello che avevo dentro. Sui beat di Shocca mi sento totalmente a casa e questo mi ha permesso di concentrarmi nel dire in modo naturale ciò che volevo. Poi era dai tempi de La Scatola Nera che non lavoravamo a un intero progetto assieme ed era il momento adatto in cui fare quello che sappiamo fare senza pressioni esterne.»

Ricordo anni, anche non troppo lontani, in cui tu e Unlimited Struggle facevate almeno una data a settimana. Al di là del COVID che credo abbia dato un colpo di grazia a tante piccole realtà, come credi sia cambiato il mondo dei live rap in Italia? Pensi possano rinascere locali che danno spazio a un certo tipo di rap?

«Non ho una visione chiara della situazione, navighiamo tutti a vista ma quello che è sicuro è che lavorare con costanza e dedizione ripaga sempre. Al momento sto suonando in giro per l’Italia con il nuovo live portando formule diverse in base alla situazione, sia con Dj Tsura o Shocca, sia affiancandomi alla band di Ze In The Clouds. Voglio essere versatile per adattarmi a qualsiasi situazione e suonare il più possibile.»

Tornando al disco, come vorresti venisse recepito dal pubblico? C’è una traccia che preferisci in particolare?

«Vorrei semplicemente che non fosse un disco usa e getta. Ho voluto essere universale nei temi trattati ma ho anche stratificato il contenuto per chi vorrà andare in profondità. L’ho fatto con meno arroganza del solito e più spirito di redenzione. Una traccia che amo particolarmente è Non Importa che musicalmente è l’anomalia del disco, credo sia un bel mantra da seguire per chi come me è portato all’ossessione nelle cose.»

Come siete arrivati a coinvolgere il talento del Jazz Giuseppe Vitale?

«Ci siamo conosciuti prima della pandemia grazie a delle serate che mettevano assieme rap e jazz. Con lui si è creato subito un rapporto di fratellanza, rivedo in lui la stessa voglia di superare i limiti che avevo alla sua età. Giuseppe mi ha aiutato ad andare verso una direzione musicale che ricercavo da tempo. A livello produttivo ha aggiunto una dose di eclettismo ai solidissimi beat di Shocca, dando un’ulteriore profondità di ascolto al disco.»

In un mondo che tende a dare etichette, a volte ho percepito che la tua figura sia da molti associata esclusivamente ai tecnicismi e ai giochi di parole, nonostante i tanti pezzi di spessore che hai prodotto. Hai mai avvertito questa dinamica?

«Ho sempre cercato di svilupparmi in tutte le componenti del rap e credo che mi sia riconosciuta anche la profondità dei contenuti. In questo disco forse più che in altri son riuscito a essere profondo, essendo una persona che tende molto all’autoanalisi spero che quello che ho trovato scavandomi dentro possa aiutare anche gli altri.»

Come vivi il grande successo del rap degli ultimi anni? Credi abbia giovato a tutti o, tutto sommato, abbia contribuito a travisare il senso di questo genere a chi non lo conosceva?

«Da quando ho iniziato c’è sempre stato qualcuno che aveva successo col rap e faceva qualcosa in modo più inclusivo di come lo facessimo noi incarnando in modo più riconoscibile gli stereotipi del genere. Per me non è cambiato molto in quanto mi sento sempre un po’ opposto al mainstream anche come ideali, ma un fatto positivo è sicuramente che ora il linguaggio del rap è abbondantemente sdoganato e gli strumenti di comprensione sono alla portata di più persone.»

C’è qualche nome emergente che ti piace?

«Solo quelli a cui piaccio io a loro volta (ride, ndr). »

Nel corso della tua carriera hai mai pensato di appendere il microfono al chiodo? Se sì, cosa ti ha fatto cambiare idea?

«Non ne ho mai sentito l’esigenza, per ora la scrittura è una dimensione importante per me alla quale non riesco a immaginare di rinunciare. Mi aiuta a elaborare la realtà e a conoscermi meglio similmente ad un’arte marziale.»

A proposito di live: possiamo aspettarci un tour tuo e di Shocca per questo disco?

«Girerò con Dj Tsura e con Dj Shocca ai piatti ma abbiamo anche il live con la full band di Ze In The Clouds. Abbiamo presentato il disco 19 Gennaio al Biko Milano, con la band e Shocca.»