«L’essenza di Voyager è il viaggio, non l’arrivo» – Intervista a Dj Myke e Gabriel

Dj Myke gabriel

Abbiamo intervistato Dj Myke e Gabriel in vista dell’uscita di Voyager, il loro album.

Una delle cose che ha sempre contraddistinto Dj Myke è la sua voglia di sperimentare e lanciarsi sempre in nuove sfide e la sua ultima scommessa si chiama Gabriel, un ragazzo classe 2002 che col suo talento ha folgorato un’istituzione del rap nostrano, tanto da realizzare un progetto insieme: Voyager.

Il titolo riporta il nome della nota sonda spaziale, tra le prime nell’esplorazione del sistema solare. Il disco è un turbinio di sensazioni ed idee, musicalmente eclettico e colmo di riferimenti storici e citazioni di livello che catturano l’attenzione dell’ascoltatore dal countdown della prima traccia sino all’ultimo pezzo. Un lavoro coerente ed in perfetta sinergia nonostante la rilevante differenza d’età tra i due artisti.

Senza ulteriori indugi, ecco il risultato di una piacevole chiacchierata con i due artisti:

Ciao Dj Myke e Gabriel, benvenuti su Rapologia. Per rompere il ghiaccio vorrei chiedervi di come si è sviluppato il processo di creazione del disco e come, inevitabilmente, il Covid ne ha influenzato la realizzazione.
DJ Myke:«Ciao! Il tempo impiegato è relativo, nel senso, tutto quello che c’é voluto. Il Covid ha influito “positivamente” perché ci ha permesso di focalizzarci sulla creazione del disco. La collaborazione con Gabriel è nata qualche tempo fa in un contest online di cui ero giudice e dove diversi ragazzi si sono misurati su un mio beat. Lui si è distinto, mi è piaciuto e gli ho proposto di fare un disco insieme»

Il disco, a livello musicale, è ricco di influenze che vanno dall’elettronica alla psichedelia e via dicendo. È il risultato di un confronto e di un incontro tra gli ascolti e le idee di entrambi? Oppure avete lavorato singolarmente?
M:«Fondamentalmente ciò che riguarda la musica è tutto frutto delle mie idee, mentre, ciò che riguarda il rap è stato frutto delle idee di Gabriel. È stato figo a suo modo, perché ci siamo influenzati indirettamente, senza mettere bocca sulle idee dell’altro»

Una domanda per Gabriel. Ascoltando il disco si possono cogliere diverse citazioni culturali di varia natura, dimostrando un livello culturale insolito per un ragazzo della tua età. Partendo dal fatto che il rap non è tenuto ad educare il pubblico, credi che ascoltare pezzi ricchi di citazioni e riferimenti possa incentivare la curiosità dei ragazzi, portandoli a documentarsi su fatti e cose che non sono presenti sui libri di scuola?
Gabriel:«Assolutamente! Come ha influenzato me sentire artisti che citavano personaggi strani all’orecchio, su cui mi sono documentato su internet e che, nel modo più naturale possibile, si sono immessi nelle mie canzoni. Altre volte sono ispirato dalle cose che studio a scuola. Credo, e spero, che tutto ciò possa servire a ragazzi, e adulti, perché in fin dei conti alla base dell’ascolto della musica c’è l’interesse»

Cosa studi?
G:«Frequento il Liceo delle Scienze Umane, sono al quarto anno. In linea di massima studio psicologia, filosofia.. materie umanistiche. Materie che stimolano a pensare e poi, a me piaceva un sacco infilare nei miei testi citazioni di personaggi che studiavo perché credo che sia una forma di cultura musicale che non va ad intaccare la musicalità del pezzo. Èparte integrante del contenuto»

Il disco presenta anche degli episodi cantati che risultano estremamente coerenti e perfettamente in linea con il resto dell’album. Come nasce l’idea?
G:«Il tutto parte dall’ascoltare vari generi musicali. Ascoltando il disco è possibile sentire, all’inizio, la piena influenza del rap per poi subire un graduale cambiamento, magari trovando rap e cantato. Il tutto è dovuto dalle influenze mie momentanee, nel momento esatto in cui scrivevo il pezzo»

Myke, seguendo il tuo profilo IG ho scoperto che spesso lavori in studio con dei musicisti. Questo tipo di confronto ha influenzato il tuo modo di produrre? Credi che i musicisti possano trarre ispirazione dai producer?
M:«Fondamentalmente non c’è mai stata sta differenza tra musicista e produttore, perché, nella ristretta cerchia di persone con cui collaboro, ci reputiamo in modo reciproco musicisti. Formiamo un connubio, con le persone che lavorano con me, in cui nessuno trascende dall’altro»

Rimaniamo nel tema delle influenze. Nella realizzazione di Voyager ci sono stati ascolti o letture che vi hanno particolarmente ispirato?
M:«Io leggo un sacco di libri di vario genere, ascolto un sacco di musica e vedo tanti film quindi l’ispirazione c’è sempre stata, magari anche da una bella giornata o una passeggiata. Essenzialmente non c’è una cosa specifica. Il disco si chiama Voyager quindi mi sono fatto un po’ un viaggio e magari mi sono interessato di più a robe come la fisica astronomica, l’astronomia, lo spazio, i corpi celesti..»

G:«Anche per me l’ispirazione può arrivare da una cosa banale, in modo spontaneo invece che forzare, inutilmente, determinate citazioni o cose in un testo. Poi comunque ci sono sempre stati artisti che hanno ispirato il mio modo di scrivere, come tutti gli altri artisti credo. L’importante è lasciarsi ispirare, anche inconsciamente, senza copiare.

Tra l’altro Myke su IG hai detto di essere ispirato dai rumori della natura…
M:«Le passeggiate, per me, sono tra le più grandi fonti di ispirazione perché lì le idee ti cercano e ti trovano. Poi tra l’altro ho la fortuna di vivere in Umbria a due passi dalla natura»

Nella prima traccia di Voyager è presente un countdown che rappresenta il punto di partenza. Ciò che incuriosisce è la mancanza di un arrivo. Siete ancora in viaggio?
M:«Ad essere precisi ci sono diversi Voyager: Voyager 1, 2… E comunque, il concetto del Voyager è proprio il viaggio, il non arrivo e ciò che vedi durante il viaggio. In fondo l’arrivo è un posto solo, mentre durante il viaggio puoi osservare migliaia di posti diversi. Il viaggio è appena iniziato per il futuro ancora non si sa. Tra l’altro, piccola curiosità, da pochi giorni è arrivata un’altra comunicazione del Voyager 2, dopo 40 anni, a miliardi di Km dalla terra. Quindi i confini, musicalmente parlando, è sempre bene evitarli»

“L’hip hop è nato dai dj. E ora l’unica figura superflua dell’hip hop è proprio la nostrA”

Myke, queste sono state le parole di Grandmaster Flash in un’intervista un po di tempo fa. Considerando che la musica, come la storia, è ciclica, credi che in un futuro prossimo o lontano tornerà in auge la figura del Dj?
M:«Fondamentalmente la figura del Dj è sempre stata cosi. Io faccio parte di una nicchia ristrettissima della figura del Dj che si chiama Turntablist, cioè l’arte di usare il giradischi come uno strumento musicale, che c’è e rimarrà sempre. Per me non sussiste la cosa che il Dj è una figura superflua, perché il Dj si sta rinnovando e si rinnoverà ancora, come si è rinnovata la tecnologia che ha puntato sui Dj. Essenzialmente è cambiato l’Hip Hop come lo vede Grandmaster Flash, magari siamo passati dall’avere in primo piano il Dj ad avere il rapper o il cantante, sono dinamiche in continua evoluzione ma figurati se una figura come il DJ diventa superflua. Purtroppo oggi fanno i Dj cantanti, motociclisti, rapper, modelle… quindi è chiaro che la figura del Dj è scimmiottata. Io non lo vedo questo scenario drastico, semplicemente è cambiato l’hip hop»

Ultima domanda. Farete le copie fisiche? O state valutando in base alla risposta del pubblico?
M:«La copia fisica si farà, a prescindere dalla risposta del pubblico. Magari si farà quando potremo tornare a fare i live. Adesso è decisamente più comoda la copia digitale perché possono ascoltarlo appena uscito, senza nemmeno aspettare il corriere. Poi abbiamo preferito evitare spedizioni nel periodo natalizio perché sarebbe stato un Caos!»

Ringraziando per la disponibilità e per l’opportunità saluto Dj Myke e Gabriel. Pienamente soddisfatto dell’esaustiva e stimolante chiacchierata non mi resta che invitarvi ad ascoltare il disco dal link sotto: buon ascolto!