10 parallelismi tra il freestyle italiano e l’NBA – Pt. 2

freestyle nba pt2

Torna l’approfondimento sulle tante storie delle leggende del basket NBA e sul freestyle.

Dopo la stesura di alcuni dei collegamenti più interessanti tra le stelle NBA e i campioni del freestyle di oggi e di ieri, torniamo ad offrire nuovi spunti di riflessione su due mondi che appaiono molto lontani ma che fanno della tecnica e dell’esaltazione del singolo i loro cavalli di battaglia.

Questa volta i 10 parallelismi freestyle-nba, dal sapore decisamente più retrò, ci fanno fare un tuffo principalmente nell’universo freestyle-nba degli anni addietro.

1. Morbo (Magic Johnson) VS Reiven (Larry Bird)

Il periodo di MTV Spit non verrà ricordato come il più roseo del freestyle italiano, esattamente come era per l’NBA di fine anni ’70. In quel caso è stata la rivalità Lakers – Celtics a salvare il futuro delle franchigie, con delle sfide spettacolari che sono immortali. Quando i riflettori sul mondo del freestyle si stavano per spegnere, la battle Morbo Vs Reiven è stata quanto mai salvifica. Questa sfida del 2015 è stata la scintilla che ha fatto esplodere la polveriera del freestyle italiano, senza la quale probabilmente oggi non saremo qui a parlarne. Morbo con i suoi incastri ha creato uno showtime simile a quello di LA a metà anni Ottanta, rivoluzionando il gioco. Larry Bird era un classico giocatore dal fisico modesto, in mezzo ai più prestanti e appariscenti giocatori afroamericani, quello a cui non daresti due lire prima di vederlo giocare. Il “piccolo” Reiven sale sul palco incappucciato e sta in un angolo, poi quando apre la bocca ti dimostra di essere uno dei migliori di sempre.

2. Moreno – Kevin Durant

Compare in tutte le classifiche, sempre in ballottaggio per l’MVP e da un paio d’anni può sfoggiare anche due anelli di campione NBA. Il Kevin Durant pre-infortunio era il giocatore più dominante in entrambe le metà campo, capace di difendere alla morte, catturare rimbalzi, giocare in post e segnare in faccia a chiunque dall’altro dei suoi 210 centimetri. Un giocatore completo. Così come Moreno è sempre stato considerato un mostro nel freestyle. Dopo aver vinto il Tecniche Perfette ed essere arrivato alle semifinali di MTV Spit ha partecipato e vinto ad Amici, diventando così “odiato” artisticamente dalla parte più old school del movimento. Esattamente come la scelta di Kevin Durant di passare da OKC ai già fenomenali Golden State Warrios del record 73-9, facendosi così affibbiare il soprannome di The snake.

3. Emis Killa – Pat Riley

Emis Killa è stato il campione del Tecniche Perfette 2007, ha una carriera discografica importante e vanta diversi riconoscimenti in differenti sfere legate alla musica a livello internazionale, come il Premio Ragazzi e Cinema e i primi MTV e Music Awards. Il freestyle è stato insomma la rampa di lancio, il primo amore che ancora fa battere il cuore, infatti quando gli capita di farlo è un tutt’ora un mostro. Pat Riley è un uomo che ha vinto innumerevoli premi e riconoscimenti in vita sua. Anche qui diciamo che il primo amore, ovvero lo stare in campo e il giocare lo ha portato a traguardi importanti come il titolo NBA nel 1972, ma si è poi consacrato una volta sistemato dietro la scrivania. Cinque anelli come allenatore e due come general manager dei Miami Heat, una vera e propria istituzione. Ci auguriamo che Killa riscuota lo stesso successo, perché il talento c’è e si vede.

4. Frenk – Kawhi Leonard

Frenk è spesso definito il freestyler più completo della scena: extrabeat, incastri, wordplay, cultura, non c’è qualcosa che sul palco non possa fare ad alto livello. Dopo la tanto agognata conquista del Tecniche Perfette e del Carpe Riem, riuscirà a conquistare il Mic Tyson per coronare la sua carriera? Leonard d’altro canto ha conquistato il titolo prima con i San Antonio Spurs, poi con i Toronto Raptors, ed è considerato il giocatore più completo e costante su entrambi i lati del campo. Riuscirà Leonard a consegnare il titolo anche agli sciagurati LA Clippers?

5. Kiave – Karl Malone

Ci sono artisti che restano nella memoria collettiva per essere stati fenomenali, per aver avuto uno stile unico, per essere stati un esempio sia fuori che sul palco. Poi c’è Kiave che racchiude tutte queste definizioni. Sempre presente ma mai vincitore quando contava al 2 The Beat, giudice fisso al Tecniche Perfette e sempre pronto a dispensare consigli e, perché no, a rimettersi in gioco. Karl Malone, The mailman, è stato insieme ad MJ il simbolo dell’NBA per diversi anni, vincendo anche un MVP ma non riuscendo però mai a portarsi a casa il titolo. Un atleta impressionante, girano voci sul fatto che il pubblico in prima fila fosse disposto a pagare alcune migliaia di dollari pur di potergli toccare il bicipite… probabilmente alle finali del 2 The Beat accadeva lo stesso a Kiave col pubblico che avrebbe dato l’anima per sfiorare la sua coppola.

6. Il Dottore – Tim Duncan

Il Dottore è un freestyler fortissimo, unico al giorno d’oggi per la sua maniera di interpretare l’improvvisazione e di martoriare l’avversario col flow. Purtroppo nella sua bacheca vanta per adesso solo secondi posti di lusso, ma l’impressione è sempre quella che quando esce dalla Sicilia tutti si devono guardare alle spalle. Tim Duncan è stato uno dei giocatori più vincenti della storia e anche uno dei meno appariscenti: zero dichiarazioni fuori luogo, zero uso dei social e un silenzio che si tramutava in voce quando si allacciava le scarpe. In questo c’è una grossa somiglianza col rapper siculo, i trofei sono per il momento il solco da colmare.

7. Clementino – Dirk Nowitzky

Quel movimento buttandosi all’indietro e proteggendosi con la gamba è unico, nessun altro giocatore della storia è riuscito (e riuscirà mai) a replicarlo con quella precisione. Movimento che è valso un titolo e soprattutto l’entrata nella Hall Of Fame al tedesco originario di Wurzburg. Clementino è un freestyler unico, la sua capacità di improvvisare in dialetto napoletano è tutt’ora inimitabile e letale. Capacità che gli ha permesso anche qui sia di conquistare un 2 The Beat che di entrare nell’Hall Of Fame del freestyle italiano.

8. Bruno Bug – Steve Nash

Uno con quel fisico non potrai mai essere forte” – Questo si diceva di Steve Nash, playmaker due volte MVP della lega e capace di mettere la firma ad alcuni degli assist più belli mai realizzati. Unico neo: non aver mai vinto l’anello, anche da favorito. Per quanto il discorso del fisico valga tantissimo nella NBA ma quasi zero nel freestyle, una qualsiasi persona appartenente al pubblico deve aver pensato la stessa quando ha visto salire sul palco Bruno, salvo rimanere di stucco una volta che ha iniziato a improvvisare. Le sue punch sono alcune delle più belle del freestyle italiano, anche qui manca solo una vittoria di prestigio per entrare nella storia.

9. Shade – Dennis Rodman

A volte si tende a parlare più di quello che succede fuori dal campo che dentro. A volte si parla più di quello che accade sotto al palco piuttosto che sopra. Shade è stato un freestyler allucinante per inventiva, capace di vincere un MTV Spit e di incantare ogni volta. La sua carriera discografica e nel mondo del doppiaggio è brillante, anche se il suo target di riferimento è cambiato nel tempo, attirando qualche critica. Ma il talento non invecchia in questo caso, e nemmeno i capelli riescono a distrarci da quello. Rodman chi?

10. Nerone – Isiah Thomas

Paragone particolare questo. Isiah Thomas era il simbolo dei Detroit Pistons che nell’89 e nel ’90 misero sempre col sedere al pavimento i primi Bulls di Jordan e vinsero il titolo, giocando sempre in maniera dura e spesso oltre al limite. In questi mesi si è attirato le critiche dei fan in giro per il mondo dicendo che il gioco di oggi è oltremodo soft e che i suoi Pistons lo avrebbero dominato con le maniere forti. Nerone allo stesso modo ha vinto e dimostrato di essere un grande freestyler, anche se pure lui per il suo modo di fare diretto e oltremodo sincero ha attirato a sé diverse critiche parlando del freestyle:

“È diventata una cosa da nerd del rap, una specie di autismo. Nei freestyle ormai rappano tutti allo stesso modo, velocissimi. Ai tempi prendevi un treno per andare ad un battle, c’erano esponenti da tutt’Italia, ognuno aveva il suo stile, il suo flow diverso. Con il diffondersi delle sonorità trap i freestyle vanno tutti in extrabeat, un inanellarsi di parole senza senso “E vedi che alla fine quando arrivo l’hai capito”. Questo la prova che continuare a fare freestyle danneggia la musica, almeno come uso del flow, fare un disco è una cosa completamente diversa”.