fusion a metà è la prima parte del nuovo progetto discografico di Davide Shorty.
Non molto tempo fa iniziò la sua corsa alla conquista di Sanremo Giovani. Oggi c’è la finale e lui è ancora in gara. Ciò mi porta sostanzialmente a fare due considerazioni.
La prima è che Davide Shorty ha sempre meritato il suo posto all’interno di una scena più ampia. Posizione che, forse, non è arrivata prima per un rallentamento causato da un sistema che lo ha visto temporaneamente “fuori” (in giro per Londra), ma che si è arreso davanti alla sua eccellente tecnica. La seconda è che, ancora una volta, all’altro capo della linea, ormai non possono ignorare la possente ondata del rap che sta ribaltando, senza ombra di presunzione, il destino discografico del nostro paese.
Ad oggi però siamo qui per parlare di fusion a metà, il lato A di quello che sarà fusion, ovvero il nuovo album di Davide Shorty, la cui uscita è prevista per il 30 aprile. Nell’attesa, quindi, ci è stato regalato una buona metà del disco, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali e prodotta per Totally Imported/The Orchard.
“Per me questo é solo l’inizio. Tempo fa qualcuno mi disse in una diretta televisiva che sono “fusion”; ci ho riflettuto tanto, e probabilmente é proprio così. Non perché il mio genere sia effettivamente fusion per definizione, ma perché la mia musica è una fusione di tanti generi ed influenze, la cui identità è proprio nella mescolanza. Aver scelto questo titolo non é affatto una provocazione, ma un dato di fatto, pura accettazione, il nome giusto per un disco suonato, scritto, rappato e cantato per necessità, in un periodo dove per noi artisti la creatività é stata l’unica salvezza”.
fusion a metà è composto da 7 brani dove all’interno vede la partecipazione di artisti del calibro di Gianluca Petrella, David Blank e Koralle – side project di Godblesscomputers – (con cui abbiamo parlato di recente) e ritorni in scena più che graditi come quelli di Dj Gruff e Amir Issaa. Ogni canzone è stata scritta e prodotta per urgenze dettate da ciò che Davide vede al di fuori dalla sua quotidianità. Un disco che tocca diverse tematiche interessanti, affrontate con occhio critico, scomodo, ma che in qualche modo potrebbe risvegliare la coscienza di chi lo ascolta. Un ritorno inevitabile al rap di denuncia sociale.
Dal punto di vista musicale siamo di fronte ad una vera e propria fusione di generi: partendo dall’hip hop, passando da soul e jazz fino al cantautorato italiano, senza pretese di essere qualcosa in particolare, ma essendo qualcosa e basta (non ce ne voglia Morgan) e in questo caso il riflesso di Davide e del proprio tempo.
Vi lascio il link qui sotto per ascoltarlo!