Tutti almeno una volta nella vita abbiamo assistito alle magnifiche imprese dei bboys, i ragazzi che praticano la break dance, e ne siamo rimasti incantati.
Che sia sull’asfalto freddo della città, nella penombra dei portici o su un palco, questi ragazzi sembrano avere un’attitudine e un talento innati, che sono però, il frutto di anni di sacrifici, allenamento e dedizione per una cultura che è in continua evoluzione.
Nascita ed evoluzione della break dance
Le origini di questa disciplina si perdono nei block party organizzati nel Bronx di New York attorno agli anni 70 da DJ Kool Herc.
Insomma, una danza nata e maturata in un clima di forte tensione e disagio sociale assieme anche a tutto il resto del movimento Hip-Hop.
In questo periodo di instabilità all’interno della società americana, pantaloni larghi, tute sportive e scarpe da ginnastica aiutano a distinguere i bboys tra la folla.
Oggi però è l’attitudine, la voglia di riscatto nei confronti della vita e la continua ricerca dello stile che accomuna i breakers di 50 anni fa con quelli moderni, ormai abituati a indossare anche fit più skinny e scarpe in tela.
In Italia, la break dance si sviluppa tardi, attorno alla fine degli anni 80.
Film come Beat Street e le prime videocassette aiutano i ragazzi del Belpaese, soprattutto nelle aree metropolitane, ad appassionarsi a questa nuova forma di espressione, diversa e affascinante.
Nascono così le prime Crew come gli Street Elite di Genova e i primi hotspot come il Teatro Regio di Torino dove i bboys e le bgirls si ritrovano per ballare assieme.
Questa cultura nel nostro Paese ha avuto una grande influenza anche dal punto di vista musicale.
Vediamo dei breakers esibirsi nei videoclip di Senti Come Suona dei Sangue Misto, nell’iconico video di Ce n’è degli Otierre, in Coccobill dei Cor Veleno, o più recentemente nel video musicale di 4LIRE di Inoki e DJ Shocca, per non parlare degli innumerevoli riferimenti presenti nel testo delle canzoni rap.
Negli ultimi anni il breaking sta vivendo una nuova epoca d’oro con un boom di popolarità sui social e con l’ingresso ufficiale come disciplina olimpica ai giochi di Parigi 2024.
Non tutti però sono favorevoli alla direzione olimpica che sta prendendo il movimento, sostenendo che questo sia un tradimento alle sue radici street e Hip Hop.
Ciò che suscita più timore all’interno della comunità internazionale di breaking, è che questo ingresso nei giochi olimpici possa aiutare a far dimenticare la natura artistica di questa disciplina e che in futuro, la figura del bboy sia sempre più simile a quella di un atleta che a quella di un artista.