Blu di Metilene di ERRE: come fare bene rap nel 2020

Erre Blu Di Metilene

Se si parla di rap, ERRE è una garanzia: ascoltate Blu di Metilene (atto terzo, pt 1).

Infinite cose da fare e così poco tempo, mi servirebbero giorni da cinquanta ore, non so se sia arte, però lo sento” – Inizia così Blu di Metilene (atto terzo, pt 1) di ERRE ed è senza dubbio un pensiero che avrà fatto chiunque di voi abbia una passione portata avanti con dedizione, giorno dopo giorno, ostacolo dopo ostacolo. Che sia la musica, un sito web, uno sport o qualsiasi altra cosa, se ci si crede davvero fino in fondo, gli si vorrebbe dedicare tutto il tempo a propria disposizione, purtroppo quasi sempre insufficiente.

Ascoltando questo breve disco composto da cinque brani, tutta questa passione la si sente appieno, nonostante i soli sedici minuti di durata complessiva: ogni rima o incastro di Rapsod, ogni battito dei beat di Ale Dabò, ogni sfumatura nella registrazione della voce trasmettono a pieno voglia di far bene con questa musica e, soprattutto, trasmettono un qualcosa nella mente di chi ascolta.

“Ora rido sempre ma non sono un mostro, sono solo un po’ più avanti lungo il percorso e con l’inchiostro mi son fatto un promemoria sulle braccia, in questo modo mi ricordo che cosa ho sulla bilancia, quindi se ti lamenti e basta io non mi fido, dai dimmi cosa hai passato che ti rido in faccia”

Esperienza: questo contraddistingue l’operato di ERRE, sia dentro che fuori la musica, e ascoltando ogni singolo loro progetto lo si può capire. A tal proposito vi consigliamo Forse e R, i dischi usciti prima di questo loro nuovo capitolo targato Brechances.

Un’esperienza che ha reso un punto debole – la lettera r, che entrambi non riescono a dire perfettamente – in un punto di forza e rappresentativo, supportata da quella capacità metrica e lessicale di Rapsod con pochi eguali, almeno nella scena bresciana. Di seguito un altro esempio, tratto dal singolo Trattami Bene di cui è disponibile anche il videoclip:

Quindi vecchio, tanto per non farla lunga, se ti dico che ce l’ho messa tutta parlo di stipendio netto e in aggiunta ho lasciato giù qualche sentimento, ma quel che non ho lasciato giù ancora me lo sento dentro: una lettera non detta bene, ma un vocabolario benedetto che sulla punta della lingua vi tiene in punta di fioretto.

In un’epoca in cui rime, metrica e flow nel rap sono passati in secondo piano – se non in terzo o quarto – e in cui non si sa ancora cosa significa rap in senso lato, avere gente che spinge ancora forte il rap fatto – guarda caso – con la R maiuscola non può che far bene, soprattutto se accompagnato da un sound che non suona vecchio e da incastri ricchi di concetti come i seguenti:

“Dio mi ha diminuito la diottria, avendomi munito di miopia così che io sia uno che giudica in base a ciò che si è non che si ha. Oggi che chicchessia si sente chissachì, a mio parere, si sta in crisi e pecca un po’ di ipocrisia. Per me è un dovere che tutti sti messia sian messi a tacere, sarebbero nell’oblio dipendesse dal mio volere. Io non l’ho letto in un libro il quadro che ti dipingo, se leggi le mie rime ti brucian la carta oppure ti fondono il kindle.”

Speriamo di avervi invogliato un po’ a mettere in play Blu di Metilene (atto terzo, pt 1) di ERRE, un disco fatto di passione, esperienza e rap.

Aspettando la pt 2, buon ascolto!