Abbiamo ascoltato per bene Clash di Ensi e abbiamo selezionato le barre che secondo noi descrivono meglio il progetto.
Avevamo lasciato Ensi poco più di un anno fa con V, un ritorno particolare per il rapper torinese, che aveva deciso di condensare il suo vissuto più recente in un progetto maturo, intimo e corposo. Artisti come lui, si sa, prendono la musica molto più seriamente di quanto si possa pensare e ciò spiega come ogni suo lavoro sia sempre figlio di una necessità, elaborata e ben studiata, che possa aggiungere sempre qualcosa in più alla sua carriera pur rimanendo coerente con la propria visione.
Come Ensi stesso ha affermato però, la coerenza può anche essere un difetto, visto che chi si ostina a non guardare altrove spesso e volentieri finisce col ripetersi, perdendo così di credibilità e stimoli. Ma Ensi il rap lo ha sempre fatto in un modo solo, non curandosi degli stili dominanti ma cercando di perfezionare uno stile ben assodato e riconosciuto da chi il rap in Italia lo pensa proprio come lui, togliendosi di dosso allo stesso tempo un’etichetta restrittiva come quello del freestyler, non in grado di inquadrare totalmente la raffinatezza della sua penna.
Clash di Ensi è un disco solido perché è stato scritto senza alcun tipo di pressione, per il solo gusto di proporre un rap di alto livello ed andando a colmare una lacuna che poteva essersi creata tra i fruitori del genere più datati e quelli più recenti. Ma se in V l’MC si era completamente messo a nudo senza alcun timore, è con Clash che decide di giganteggiare all’interno del rap game, offrendo agli ascoltatori un panorama di rime e di citazioni di spessore, che ben si sposano con il suo ruolo all’interno della scena.
Se il metro di paragone per i più giovani può quindi essere il capo firmato o un determinato numeri di zero in banca, per la scuola di Ensi la cifra si esprime con qualcos’altro, dai miti del cinema, passando per gli OG del genere e i protagonisti di una generazione, la sua. Se dovessimo descriverlo con una sola traccia, questa sarebbe Thema Turbodiesel – uno dei brani più riusciti – in grado di trasmettere l’atmosfera che permea l’intero disco e la totale sicurezza con la quale Ensi spara tutte le sue cartucce al mic.
Infine, è apprezzabile anche il deciso cambio di giri che l’artista ha deciso di dare ai suoi beat, rappresentando forse la trasformazione più evidente dal suo precedente lavoro. I beatmaker chiamati in causa questa volta sono tanti e rappresentano loro il fil rouge che rende coeso il disco, mettendo alla prova Ensi su diverse strumentali in grado di esaltarlo a dovere, tirando fuori sia il suo lato più introspettivo che quello più aggressivo.
Abbiamo quindi raccolto le migliori barre di Clash di Ensi, che già per definizione è interamente un best bars, selezionando quelle che secondo noi esprimono meglio le intenzioni ed i punti di forza del disco.
“Entra dentro questa giungla, sono King Kong
Non venire a fare il king nel mio kingdom
Non provarci a casa mia come Mutombo
Il mio campanello non fa “ding ding” ma “Don Don”
Boss flow, faccio fuoco e cabriolet ogni posto
Bravi tutti, ma nessuno prenderá il mio posto
Posso, spezzo il tempo e metto tutti a posto
Il tuo orologio pesa, la mia penna spezza il polso”
Una volta Luchè ha dichiarato come, nella stesura di un testo, un rapper faccia particolare attenzione alle barre d’apertura ed a quella di chiusura in modo di lasciare di stucco l’ascoltatore. Ensi in questo è sempre stato un Don (ci ha scritto anche una canzone), un numero uno, grazie anche alla sua decennale esperienza di freestyle, nella quale il valore dell’improvvisazione si riscontra proprio nel primo impatto.
Lo stesso accade con la traccia Mutombo, ispirata dal giocatore culto dell’NBA, che ad ogni stoppata urlava in faccia ai suoi avversari “Non a casa mia!”. Un po’ come accade ad Ensi con il rap, che in questo caso è il suo parquet, sottolineando le differenze che lo contraddistinguono da gli altri, come la punchline devastante della barra finale testimonia.
“Pompavo il rap in italiano in giro sulla Clio
Dio lodato quando passi in auto e pompi un pezzo mio
Cento, mille, diecimila è uguale, ho sempre fatto il mio
Mi hai visto dal vivo e non spaccare, ok, non ero io
Salgo come fosse il mio ultimo mic check
Come se il pubblico non sapesse nulla di me
Break ya’ neck
Ogni volta è come se fosse il primo match
Al primo round vai knock out, mentalità da Clash”
In apertura parlavamo di un modo totalmente diverso di porsi al pubblico, offrendo rime e citazioni di uno spessore importante, il più delle volte comprensibile a chi è arrivato il rap tramite un percorso più lungo e non per caso.
Rocker è il brano che simboleggia Ensi, che ne descrive lo status evocandolo grazie alle sue stesse barre. La prima strofa del brano inneggia ai miti del passato guardando sempre al futuro, sintetizzando così un amore sconfinato per questa cultura. Il rapper torinese in queste barre spiega come la sua unica affermazione risieda nel rap, ricordando momenti che fanno ancora oggi parte della sua forma mentis: dalla Clio, passando per l’omaggio a Joe Cassano, al Wu Tang e al suo vecchio brano con i OneMic, Mentalità da periferia.
“E quando tutto quanto intorno ha perso l’equilibrio
Noi siamo rimasti sempre in piedi
E quando poi è crollato tutto ci siam fatti male
Ma ne siamo usciti sempre interi
Ed io mi chiedo spesso se davvero questo
È tutto quello che sognavi e che volevi, se ci credevi
Nei miei pensieri da che non c’eri più
Adesso solo tu, adesso solo tu”
Nonostante la ritmica del pezzo prodotto da Big Joe possa far intendere diversamente, Vita Intera è uno dei pezzi più profondi del disco. Qui Ensi riflette su come la sua vita sia cambiata in meglio grazie al rap, nonostante le difficoltà che possono essere riscontrate nella sua quotidianità.
Le rime sono quindi frammenti di vita, fotografie di momenti che hanno aiutato Ensi a costruire le sue fondamenta e che vede tra i protagonisti anche la donna che gli sta affianco e che ha dato vita a suo figlio, Vincent. Il brano è quasi un interludio che introduce ai pezzi più riflessivi del disco e dobbiamo dire che ci riesce benissimo.
“Sogno il ritorno giù in zona, la brezza primaverile
Ai venti all’ora con il culo su un Thema turbodiesel
Con gli interni in alcantara e le rifiniture in radica
La gente affacciata, sembra stia arrivando il Papa
Fra’, quanti film che ho in testa, potevo fare il regista
Ma ho la faccia perfetta e ho fatto il protagonista”
Ensi stesso ha affermato come questo sia in assoluto uno dei suoi pezzi preferiti, dichiarando come la bravura di un artista si palesi anche quando è in grado di rappare su un beat più lento e melodico, più alla Rick Ross per intenderci. Non a caso infatti, questo pezzo sembra ispirarsi molto alle atmosfere del Boss di Miami che di brani simili ne ha sfornati parecchi. E se cercavate una similitudine noi l’abbiamo trovata in Diced Pineapples, rivisitata anche da MadMan nel suo MM vol.1 nella traccia Quello Che Cerco.
In questa traccia Ensi decide di affondare la penna nei suoi ricordi, con un velo di nostalgia che copre tutte le sue rime e che va a definire un quadro intimo e profondo della sua vita privata e del suo passato. La Thema Turbodiesel è utilizzata da Ensi come metafora per descrivere i vecchi tempi e tutti i momenti legati ad essi e di come il suo desiderio sia quello di poterli rivivere anche in questa sua nuova vita, tornando da re nei luoghi del suo passato.
“Io temo solo che questo male possa cambiarti
Sporcarti l’anima, rubarti i sogni, rubarti gli anni
Rubarti ciò che hai di speciale in più degli altri
Promettimi che non ti perderai per strada
Ricorda per cosa combatti e poi lo sai che il resto conta nada
Che non c’è guerra e non c’è chiesa quando ci si ama
E solo il sangue che ci lega puoi chiamarlo casa”
Fratello Mio è forse il brano più introspettivo del disco, dove Ensi – su una splendida strumentale di Big Joe – si afferma nuovamente come una delle migliori penne in circolazione. Il brano è una dedica a suo fratello, nel quale l’artista impersona la figura di chi sta dall’altra parte del vetro, osservando da vicino la sofferenza di una persona a lui cara senza però poter fare nulla per interromperla. Fratello Mio è la spiegazione di un sentimento, autentico e maturo, che soltanto se vissuto ed elaborato in prima persona poteva prendere forma in una canzone simile, e che contribuisce ad impreziosire l’introspezione che il rapper torinese ci aveva già offerto precedentemente in V.
“Con un dito scorre il vuoto sullo schermo
E tu dai un valore a chi ti segue
Ma chi vedi quando è spento?
E cosa ti dice il silenzio? Sshh
Puoi nascondere te stesso
Ma le maschere non stanno su
E ora che tutto crolla balliamo nella folla
Tanto poi nessuno qua si prenderà la colpa
L’amore è ciò che conta anche se
A volte è complicato e l’ho imparato da me”
Complicato è la traccia che chiude il disco, mantenendo il mood riflessivo che Ensi aveva già adottato nella traccia precedente, Fratello Mio. Ma se il pezzo precedente poteva essere identificato con un amore legato al sangue ed alla famiglia, questo è invece riferito alla persona che gli sta accanto ormai da tempo.
Ensi ha sempre avuto il merito di approfondire senza filtri – nella sua musica – il rapporto con la propria compagna, con cui condivide la vita già da tempo, lo stesso tempo che ha rischiato più volte di logorarli come accade per chiunque. In questo brano il rapper torinese fa una sorta di mea culpa, descrivendo i momenti in cui le cose potevano andare diversamente e in cui i dubbi mettevano costantemente a rischio il loro equilibrio, minato dagli imprevisti che la vita dissemina. Ancora una volta però, la musica sembra esser stata una medicina efficace e quei periodi bui sembrano aver legato maggiormente le loro due anime.
Non sappiamo con certezza se questo sia uno dei potenziali dischi migliori dell’anno, come dice Ensi però siamo solo a febbraio e sembra avere le carte in regola per esserlo. Siamo sicuri, tuttavia, che Clash rappresenti un valore aggiunto in questo 2019 del rap italiano e che – per quanto riguarda l’artista – sia un ulteriore passo avanti della sua nuova consapevolezza iniziata già con V.
Lui ha fatto tanto per questa musica e questi dischi ne sono una testimonianza evidente, che dovrebbero stare in loop negli stereo per ricordarsi di cosa sia capace il rap italiano quando ce ne dimentichiamo. La musica aiuta prima di tutto le persone, poi serve anche a farti star bene e Clash di Ensi riesce in entrambi gli aspetti. E voi che ne pensate?
Grafica di Matteo Da Fermo.