«Sono me stesso in un mondo ormai pieno di costruzioni» – Intervista a Gianni Bismark

Gianni Bismark

Il giorno prima dell’uscita di Nati Diversi, abbiamo potuto parlare direttamente con Gianni Bismark di questo suo nuovo album ufficiale.

Dalla mezzanotte di venerdì 27 marzo è disponibile in tutti i digital stores Nati Diversi, il nuovo album ufficiale di Gianni Bismark uscito sotto l’egida del trio Universal Music, Triplosette Ent e Bomba Dischi.

A circa un anno di distanza da Re Senza Corona, ne è sicuramente una continuazione più che coerente ed in linea, sia nei contenuti che nella forma. Un rap sempre molto autobiografico, che in questa occasione tiene molto a sottolineare, appunto, la sua diversità rispetto al mondo odierno e ai meccanismi che lo governano. Meccanismi ai quali non è, nel bene e nel male, estraneo anche il Rap stesso. Stornelli romani sempre presenti e ben amalgamati, talvolta con produzioni prettamente Trap, talvolta invece con produzioni molto più acustiche, in perfetta continuità col precedente progetto.

Le collaborazioni sono molto interessanti ed infatti hanno subito destato curiosità nell’ambiente degli addetti ai lavori e non, e a posteriori ci sentiamo di dire che le aspettative non sono state di certo disattese.

Dall’album inoltre è stato estratto per ora solamente un singolo, Gianni Nazionale, prodotto da G Ferrari e uscito il 6 marzo scorso. L’uscita è stata completata da un video ufficiale molto particolare uscito qualche giorno più tardi: diretto da Francesco Coppola e girato per la maggior parte nel quartiere Mandrione, il video è un omaggio oltre che a Roma, anche al regista Pierpaolo Pasolini. Proprio nel Mandrione infatti, il celebre regista aveva girato a sua volta il suo esordio cinematografico “Accattone”.

Per finire, scelta coraggiosa quella di lanciare il disco proprio in questo periodo così particolare, per usare un eufemismo, ma che potrebbe portare lo stesso degli ottimi risultati come ci ha mostrato GarbAge di Nitro.

Detto questo, senza indugiare troppo vi lasciamo a quello che ci siamo detti in questa intervista con Gianni Bismark, ovviamente data la situazione, virtualmente il giorno prima dell’uscita dell’album:

Ciao Gianni, come stai? Come stai vivendo questa quarantena?
«Ciao Mattia, direi bene anche perché stanotte finalmente esce il mio disco! Per il resto, la quarantena procede ma ovviamente dobbiamo tutti fare il nostro dovere e aspettare che passi presto.»

Nati Diversi è il tuo nuovo album ufficiale. Il titolo è a tutti gli effetti una presa di posizione netta e noi vorremmo sapere da te in che cosa ti senti diverso e rispetto a chi.
«Mi sento diverso perché sono me stesso in un mondo ormai pieno di costruzioni»

Come già detto in altre occasioni, infatti, per Gianni i Nati Diversi sono quelle persone che si sentono vere e oneste, senza il bisogno di costruirsi un’immagine o un personaggio, abbastanza rare ai giorni nostri.

A parte il fedele G Ferrari e Franco, hai chiamato anche nomi con cui non avevi mai collaborato prima e penso ovviamente a Tedua, Geolier e Quentin. Anche loro fanno parte della squadra dei “nati diversi” dunque. Che giocatori sono ed in cosa fanno la differenza secondo te?
«Per questo disco ho chiesto a G Ferrari e Franco di collaborare ancora insieme perché squadra che vince non si cambia. Mentre i nuovi arrivati sono tutti artisti con cui sono felice di aver collaborato. Sono tutte persone che sento simili a me, che rispetto e mi rispettano. In questo si, siamo tutti nati diversi. Ognuno di loro è differente dall’altro, ed è proprio per questo che li ho voluti con me in questa squadra. Ognuno ha portato qualcosa di unico. Tedua, con cui da tempo volevo lavorare, ha cementato un rapporto già iniziato con Genova grazie a Izi, Geolier ha portato pura poesia napoletana e Quentin ha confermato come la scuola romana del Rap sta dando buoni frutti e che l’idea che avevo di lui era vera. Sono tutti grande persone e artisti.»

Dopo Re Senza Corona, di cui questo nuovo progetto è la continuazione ideale, anche Nati Diversi è una sorta di concept album dove l’atmosfera è davvero unica oltre che coerente ed omogenea. Qual è l’ispirazione e/o il filo conduttore?
«Tutto, come sempre, nasce da me, da quello che vivo ogni giorno e che vedo davanti a me. L’ispirazione me la dà la vita e il filo conduttore è la verità.»

Sempre rimanendo sull’atmosfera, una delle cose davvero uniche secondo me è proprio l’uso massiccio di quelle che sono a tutti gli effetti delle “chitarre romane” e che danno quel tocco acustico unico a tanti dei pezzi presenti sia in questo album che nel precedente. Il tutto condito talvolta anche da un 808 molto “soft”. Come mai questa scelta?
«Ho semplicemente voluto far assaggiare più parti del mio lavoro. Immagina una torta in cui ogni fetta sia differente. Perché non provarle tutte?»

Sempre confrontando questo progetto col precedente, le parti melodiche sembrano migliorate ancora e questo ti rende un artista sempre più completo in un periodo dove il Rap è più che mai alla ricerca di collaborazioni non proprio ortodosse con esponenti di altri generi. Perché questa scelta? Ti vedremo mai provare a collaborare con esponenti di altri generi o il tuo obiettivo è quello quantomeno di diventare quasi totalmente indipendente?
«Non avevo mai pensato a questa cosa. Per me quello che conta è la musica, tutta, senza distinzioni. Faccio quello che mi sento di fare senza pensare da dove arriva quel suono o quel tipo di musica che scelgo. Non ci sono distinzioni. Cosa succederà in futuro non lo so. Se mi arriverà qualcosa che mi piacerà e la sentirò mia perché no?»

Stavo meglio quando stavo in piazza” ma anche “La mia vita adesso è proprio un’altra”. Che sia cambiato tanto è sicuro, ma come mai dici che stavi meglio prima?
«In San Francesco racconto una cosa molto semplice: alcuni rapporti sono cambiati. In piazza una volta non c’erano falsità, opportunismi. Prima ti trattavano solo per quello che ero, Tiziano Menghi, non Gianni Bismark. Chi non è cambiato invece sono i veri amici, quelli che sono sempre accanto a me.»

“Sono ancora a fa’ caciara in strada che casino, forse è proprio questo il motivo per cui scrivo”. Non hai paura che un giorno potrebbe essere difficile uscire a fa’ caciara? Come vivi questo successo e come pensi di gestirlo un domani quando aumenterà? Questo perché non vorremo mai che tu perdessi la tua ispirazione sia chiaro…
«Ma no, io sono uno che ama stare in mezzo alla gente e con gli amici e sono sicuro che finché non cambierò io non lo faranno neppure le persone vicine a me.»

Dove e come ti vedi da qui ad un anno? Ti concentrerai su un album più corposo magari sperimentando campi mai provati? Oppure ti vedi già fuori con un altro progetto sempre molto “romano” già nel giro di un annetto?
«Guarda, davvero non lo so. Nati Diversi non è ancora uscito e in questo momento la testa è giustamente ancora lì. Sono uno che non si ferma e scrive sempre ma dirti ora cosa sarà è impossibile.»

Ultima domanda: cosa significa per te Roma? Intesa sia come città che come squadra di calcio ovviamente.
«Roma Caput mundi, sia come città che come squadra.»

Questo è quanto abbiamo avuto il piacere di dirci in una giornata come tante, anzi come tutte, visto quello che stiamo vivendo tutti quanti nel mondo o quasi. Sicuramente l’uscita di un album è tuttavia una cosa di cui rallegrarsi, dato il clima che appunto ci circonda ultimamente. Un album come questo ancora di più, data l’atmosfera molto calda e molto intima che traspare da ogni brano, e ci auguriamo che questo sia per Gianni solo l’inizio di un percorso lungo e brillante, almeno tanto quanto quello ci ha mostrato finora.

Vi lasciamo qui sotto il link Spotify per l’ascolto, fateci sapere cosa ne pensate e, ovviamente, teniamo duro!