Hopefully: Loyle Carner ci regala un disco meraviglioso, fragile, umano

Loyle Carner

Con Hopefully, Loyle Carner consegna un’opera intensa e visionaria: quarta prova in studio dove il rapper-padre riflette con delicatezza sulle ansie e le meraviglie della paternità, custodita in arrangiamenti intimi e strumentali da lui stesso in parte condivisi, che rendono il disco un’esperienza dolce, autentica e profondamente umana.

Fragilità e speranza: il viaggio emotivo di Loyle Carner nel suo nuovo album Hopefully!

Ci sono dischi che sembrano pensati per essere colonna sonora delle nostre vite. E poi ci sono dischi come Hopefully!, il nuovo album di Loyle Carner, che non è solo una colonna sonora: è un diario aperto, un abbraccio, una poesia. È la fotografia sincera di un uomo, un padre, un artista, che sceglie di mettere in musica tutto ciò che lo attraversa – gioia, paura, panico, amore – con una delicatezza rara.

Uscito venerdì 20 giugno, Hopefully! è il quarto lavoro dell’artista londinese e arriva in un momento particolare della sua vita, poco dopo la nascita della sua seconda figlia. La paternità è un tema che pervade l’album, insieme alla consapevolezza crescente di chi è diventato. Loyle è più maturo, più vulnerabile, più stanco anche, ma sempre paziente, sempre speranzoso.

Lo dice in una delle frasi più belle del disco, tratta da Lyin:

Ho visto il fulmine, ma non ho mai visto il tuono

Un’immagine perfetta per raccontare la paura che non fa rumore, ma resta.

Su strumentali co-prodotte da lui stesso, morbide e vellutate, Loyle Carner ci regala un viaggio personale che non cerca il sensazionalismo, ma la verità. Nel singolo All I Need rievoca la dolcezza dell’infanzia, il materasso della madre dove faceva salti mortali, il profumo del gelsomino… ma anche la frustrazione di un Nurofen che non funziona. Un contrasto che racconta perfettamente la sua scrittura: sublime nella semplicità, dolce nel disordine.

In Horcrux parla del tempo che rallenta quando si nasconde il dolore, e della condanna emotiva dell’uomo che piange. In Strangers confessa di aver detto, in passato, di voler smettere col rap. Per fortuna, ha cambiato idea. Perché Loyle è uno di quelli che servono, in questo genere: la sua voce è necessaria.

E nella title track la voce non è solo la sua. Quella di suo figlio lo accompagna per tutto il pezzo e, subito dopo, parte la voce di Benjamin Zephaniah, compianto poeta britannico, con un passaggio che – come ha detto Loyle stesso ad Apple Music – “riassume meglio di me ciò che volevo dire”.

Ci sono anche collaborazioni perfettamente inserite: Don’t Fix It con Nick Hakim al ritornello e, soprattutto, Navy Blue in stato di grazia in Purpose,  con una strofa impeccabile per tono e profondità emotiva.

Loyle Carner non fa il disco per stupire, né per dominare classifiche. Fa il disco per raccontare. E ci riesce. Hopefully! è un album fatto di anime e di ombre, di vita vera. È il tipo di rap che non alza la voce, ma ti resta dentro. E chissà, magari anche questo è un modo per guarire.

Ascoltatelo, con attenzione. Non ve ne pentirete.