Big L “torna” con Harlem’s Finest: Return of the King

Big L

A distanza di ventisei anni dalla sua morte, Big L torna a far parlare di sé con Harlem’s Finest: Return of the King, album ufficiale pubblicato da Mass Appeal Records e curato da Royce da 5’9”.

Harlem’s Finest: Big L racconta il talento di Harlem

Il progetto è parte della serie Legend Has It e raccoglie materiali rari, collaborazioni inedite e versioni restaurate di storiche apparizioni radiofoniche del rapper. L’obiettivo è quello di rendere giustizia all’eredità del rapper di Harlem, di far riscoprire il suo talento e di inserirlo nella scena attuale. Il disco si apre con Harlem Universal in cui Big L e Herb McGruff celebrano la loro città natale su una base soul firmata G Koop.

I never hesitate to buck my gun
Harlem World, y’all know where the fuck I’m from
Danger Zone

Da lì in poi l’album si muove tra brani più introspettivi e pezzi, invece, più diretti e potenti. Un esempio è All Alone in cui L mostra un lato sorprendentemente vulnerabile, è uno dei brani più riflessivi e intensi del disco. Qui il rapper cerca un posto da poter considerare completamente suo. Dall’altra parte, invece, i freestyle riportano subito al sound ruvido e autentico di New York.

Fra i vari feat ci sono anche u aint gotta chance con Nas e Fred Samuel Playground con Method Man prodotta da Conductor Williams. I due MC danno vita a un botta e risposta sul successo, la strada e il rispetto conquistato. Il tutto è circondato da un sound dominato da batteria e campioni soul che richiamano lo stile dei Wu-Tang.

Fra i momenti più tecnici e i freestyle precedentemente menzionati c’è il celebre 7 Minute Freestyle con JAY-Z, registrato nel 1995 allo Stretch & Bobbito Show e diffuso, ai tempi, in audiocassetta. Qui il pezzo è stato rimasterizzato e trova un nuovo spazio in una nuova epoca e in un nuovo formato. I due giovani MC si trovavano massimo della fame e della tecnica, il che è evidente nelle barre:

I’m so ahead of my time, my parents haven’t met yet
I’m feeling like Billy Bathgate, my rap style is past great

Nell’album troviamo anche Forever con Mac Miller. Il duetto gioca sul contrasto tra il flow giocoso di Mac e il classico street talk di Big L. Il risultato sta dividendo gli ascoltatori: c’è chi trova i due mondi troppo distanti e chi invece apprezza proprio il contrasto. È un esperimento originale che permette di ascoltare due grandi voci insieme in un unico brano.

Il ritorno postumo di un liricista leggendario

La seconda metà del disco è caratterizzata dai freestyle storici alternati a brani che mostrano la versatilità di Big L: da Doo Wop Freestyle ’99 a Grant’s Tomb ’97 con Joey Bada$$. In questi pezzi è evidente quanto lo stile di Big L abbia ispirato e continui ad ispirare le nuove generazioni. La chiusura, affidata al bonus Put the Mic Down, vede L accanto a Fergie Baby e Party Arty. Si tratta di un finale celebrativo.

Harlem’s Finest: Return of the King non vuole riscrivere la storia di Big L: quella è già scritta. È piuttosto un archivio curato con rispetto, una testimonianza che ricorda perché Big L fosse considerato uno dei liricisti più brillanti della sua epoca. Non ci sono veri e propri “inediti” che cambiano le carte in tavola, ma non ce n’è bisogno: i suoi lavori precedenti parlano già da soli. Questo progetto offre più che abbastanza materiale per il suo scopo: raccontare, celebrare e far riscoprire il talento, la voce e la grinta di un artista scomparso troppo presto.

Potete ascoltare Harlem’s Finest: Return of the King per intero qui: