Accedendo all’oblio con Pufuleti

Pufuleti
Foto di Lukas Ratius

A poco più di un mese di distanza dall’uscita del suo nuovo album, Perle ai porci, Pufuleti – rapper italiano, siciliano di nascita e tedesco d’adozione – si è esibito dal vivo a Roma, venerdì 22 dicembre, nella redazione del giornale Scomodo.

Pufuleti a Roma: “È una vita che faccio una vita strana”

Con Catarsi Aiwa Maxibon si è fatto conoscere a livello nazionale. Pufuleti è un rapper strano – per inciso, ‘strano’ è un termine che, per lo scrivente, ha sempre una connotazione positiva – e stralunato: il suo live a Roma è stato come uno sballo lisergico.

Come in un rave, in una location incredibile – e con un pubblico veramente caloroso, numeroso e attento – Pufuleti ha presentato a Roma Perle ai porci, strillando al microfono le sue liriche, e infiammando l’atmosfera.

Venerdì 22 è successo veramente di tutto: si è anche pogato sotto al palco, sono volate birre – che comunque il sottoscritto aveva ‘scroccato’ – e si è ballato, fino a tardi, per festeggiare in maniera anomala – anzi, strana – questo natale 2023.

Pufuleti non è assimilabile a nessun genere, nessuna scuola. Nessuna etichetti gli si addice. L’immaginario che trasmette non può piacere a tutti. Ma lo stile parla una lingua universale, che coinvolge tutto, e tutti. Come in un rave, le buone vibrazioni sono scaturite da una musica che, spesso, convive col disagio.

Un disagio che nasce dall’insicurezza giovanile – generazionale -, dalle droghe, la depressione… c’è tutto questo dentro il suo rap, così strano perché personale. E Roma, ha apprezzato questo non-messaggio, proveniente da uno dei rapper più particolari della scena attuale.

Condizionato dall’atmosfera generata da Pufu – e incantato dal contorno, da tutto quello che mi succedeva intorno -, ricordo sinceramente molto poco del live, in sé. Ricordo l’esplosione del posto durante Kubrick a Gela. O il panico generato da Accesso all’oblio. O da i pezzi di Catarsi.

Con la sua voce sempre sull’orlo di un Hiroshima emozionale, Pufu ha infiammato il weekend prenatalizio della Capitale. E, anche se in dote mi ha lasciato lasciti, mal di testa e febbre, è stato un live incredibile. Che ha dimostrato, ad un inguaribile pessimista, una cosa fondamentale. L’underground c’è. Esiste, ha una sua dignità e un suo pubblico. E questo, è il regalo più bello che potessi ricevere.

Grazie Pufu.

Foto in copertina di Lukas Ratius