Malastrada: Claver Gold imbocca il passato

Claver Gold

Sono passati cinque anni da Requiem, l’ultimo album solista, e finalmente è arrivata Malastrada di Claver Gold a spianare la via per il nuovo progetto dell’artista di Ascoli Piceno, Questo non è un cane.

Con Malastrada Claver Gold riprende il discorso dagli anni ’90

Ricordiamoci che per l’MC classe ’86 si tratta dell’ottavo album solista e non stiamo considerando Infernvm, già assurto allo status di classico, un paio di raccolte e alcuni EP, tra cui Lupo di Hokkaido del 2019. Ciò per dire che questo non è un novellino.

Questo non è un cane arriva in un periodo devastato, accennato su Instagram in un video alla street slam poetry, in cui Claver annuncia il progetto senza annunciarlo con una negazione continua e ironica, che risale fino alla ceci n’est pas une pipe di Magritte. Come sempre, bastano poche parole al rapper per delineare immagini impressionanti.

In Malastrada le parole si moltiplicano invece, passando dal presente alla memoria degli anni ’90, epoca di crescita per Daycol, epoca di genitori stanchi, operai anneriti, rivolte culturali e ancora bombe, l’unica cosa che non cambia. Il ritorno al passato è un calderone di ricordi individuali, dall’ascoltare La cura in radio al tagliare vento e fumo nei paesaggi giovanili, e memorie collettive dell’Italia post-Pertini, con i Mondiali del 1994 e l’assedio di Sarajevo.

Lo storytelling è innegabilmente street, con un vago sapore di western legato alle chitarre che introducono il ritornello:

Nati dove il male vince il bene
ma lottando per uscirne insieme
ho spinto il pedale al massimo
e sono andato via in un attimo

Claver è scappato dalla Malastrada per tornarci continuamente, le parole che si arpionano ai vicoli e ai muretti, fino ad agganciare l’ascoltatore.

Siete pronti per un nuovo viaggio?

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