Amore e dedizione per il rap: è questo quello che ci viene in mente se pensiamo a Garelli, ormai affermato producer della scena nostrana e da quest’anno anche autore di un disco tutto suo, Mezzi, in cui si è messo per la prima volta in prima persona davanti al microfono del suo studio.
Un one-man band che ha già dato tanto per la scena – vedi ad esempio anche il recente album prodotto per Armani Doc – ma che ha ancora tanto da dare, come già ci aveva fatto capire quel giorno in cui abbiamo girato con lui in quartiere, Lambrate.
Ora che è fuori con l’album, gli abbiamo fatto qualche domanda per avere informazioni in più sul disco e sul suo percorso in continua evoluzione.
Garelli ci ha portato sui Mezzi di Milano: l’intervista
Il disco Mezzi rappresenta il tuo debutto come rapper ma hai una lunga esperienza come produttore. Com’è stato passare dall’essere dietro le quinte all’essere al centro?
«Stimolante: é stato ciò di cui avevo bisogno in questo momento. Ero alla ricerca di nuovi emozioni e con questo disco le ho trovate. Poi ti aggiungo: è stato anche molto faticoso, questo disco a livello musicale me lo sono fatto completamente da solo, dai beat alle rec ai mix e ai master!»
Come è stato poi gestire sia la parte produttiva che quella artistica e quanto è stata importante la tua esperienza come producer per la realizzazione del disco?
«Molto faticosa, appunto. Io poi sono molto pignolo, pensa a star lì tutto il giorno a cercare difetti su undici tracce prodotte, rappate, mixate e masterizzate da te. “Quella barra forse non é il top”, “quella take sento che sono stanco”, “quel beat ha un suono di troppo”, “quel beat ha un suono che gli manca”, “troppo riverbero”, “troppo delay” etc. etc.. La mia esperienza é stata determinante: ero in studio e potevo fare tutto quello che mi passava per la testa!»
Hai detto che hai scritto i brani del disco in un periodo di “riscoperta” creativa. Cosa ti ha spinto a ricominciare a scrivere e a metterti in gioco come rapper?
«Ho sempre scribacchiato qua e là negli anni. Non so nemmeno spiegartelo, é successo ed ho seguito il flusso. Poi perdonate l’egocentrismo, ma sentivo i provini ed erano proprio fighi, questa roba é strana e di roba così in giro ce n’é poca!»
Mezzi è un concept album incentrato sui viaggi in autobus a Milano. Come è nata questa idea e perché hai scelto questo tema? Qual è il significato delle associazioni tra le linee e i brani?
«Quando ho avuto quel “periodo scintilla” dove ho iniziato a raccogliere i miei primi provini, ho notato che in tutti avevo citato qualcosa riguardante i mezzi. Il periodo scintilla é nato in un autobus, quando ho fatto questa riflessione ero in autobus. Il destino mi ha mandato un messaggio su WhatsApp e per sta volta non ho lasciato spunte blu ma ho risposto! Le linee le ho usate perché rafforzavano il concept dell’album ed ognuna ha il suo perché. Ad esempio, in Un Amico In Me cito un mio amico che ha perso la vita poco tempo fa,quella traccia ha la denominazione di linea 23 perché era il tram che mi portava ovunque, preso un sacco di volte, una salvezza, che peró da qualche anno é stato soppresso».
Nel disco hai collaborato con diversi artisti, tra cui Inoki, Jack The Smoker e Guesan. Come hai scelto i featuring e come hanno arricchito il progetto?
«Molto naturalmente penso siano tutti al posto giusto. Come hanno arricchito il progetto? beh che palle farsi undici brani dove ti senti solo le mie caz*ate, almeno stacchi un attimo col cervello (ride, ndr). Comunque, scherzi a parte, son tutti rapper fortissimi e DJ 2Pé il capo negli scratch, hanno spaccato e han dato quella varietà che ci voleva al progetto».
Tra i brani di Mezzi, Maschio Alpha e Un amico in me sembrano avere un significato particolarmente profondo per te. C’è una storia personale dietro a queste canzoni?
«Assolutamente, ma in tutte le tracce del disco ci sono io, Francesco. Non volevo fare il disco dove fai ottocentotrenta barre ma non dici nulla nei pezzi. Volevo fosse un disco semplice e sincero».
Il disco ha avuto un buon riscontro. Come ti senti rispetto a questa accoglienza e quali sono i tuoi prossimi progetti per il futuro?
«Si! Sono contento e ringrazio tutti, compresi voi! Bene, alla fine vedere tutto questo é quello che mi fa sentire bene. Futuro? musica! In qualunque forma».
Nelle tue mille esperienze in studio con i rapper, ricordi un particolare aneddoto che vuoi raccontarci?
«Forse Ensi, quando ha registrato il feat ad Eliaphoks. Arriva lì, una 16 tutta con la stessa rima, fatta one take al secondo tentativo, con voce che sembrava già mixata da qualcuno. Ensi é davvero assurdo, sembra un cyborg creato per sta roba».
A proposito di feat: c’è un artista o un produttore con cui sogni di collaborare un giorno?
«Jake La Furia!»
Oltre alla musica, hai altre passioni o interessi che ti piacerebbe condividere con il pubblico?
«Ultimamente cucinare e il calcio (da seguire,non sono un tipo sportivo)»
Qual è il messaggio che ti piacerebbe trasmettere ai tuoi ascoltatori con la tua musica?
«Siate umili, ma nello stesso tempo valorizzatevi. Non sminuitevi mai. Analizzatevi, capite il vostro talento e coltivatelo».
Come pensi che la scena musicale italiana stia evolvendosi e qual è il tuo ruolo in questo panorama?
«Non penso si stia evolvendo bene.mi sembra tutto plasticoso. Tutti fanno e dicono la stessa roba per cercare di arrivare in top50. Soliti 10 termini francesi/inglesi, solite barre tutte uguali… Il mio ruolo? Non ne ho idea, io penso a fare il mio e basta!»
Curiosissimi di vedere come si evolverà la carriera di questo talentuoso ragazzo. Intanto, rifacciamoci un giro sui Mezzi di Milano: