Con The Reinvention, DJ Premier e Ransom firmano un incontro che profuma di culto. L’EP, pubblicato per la TTT di Premier, unisce la leggenda del boom bap newyorkese a una delle penne più affilate tra i veterani e gli outsider.
DJ Premier & Ransom – The Reinvention: il peso della legacy, la fame del presente
C’è un suono che non mente mai: quello che nasce dal fango e sa ancora di strada. The Reinvention, il nuovo progetto firmato DJ Premier e Ransom, è questo e molto di più. Uscito per la TTT di Preemo, l’EP è un passaggio di testimone tra generazioni, ma anche un inchino reciproco tra due pesi massimi: il producer che ha ridefinito il groove del rap east coast e il liricista che oggi ne porta avanti la fiaccola senza mai piegarsi.
Ransom lo dice senza giri di parole: “I have a project with DJ Premier – and that can only be perceived in one way: legendary”. E ha ragione. Il disco è un concentrato di rigore e fame, di cura artigianale e precisione tagliente. Premier dipinge le strumentali come ha sempre fatto: piano acidi, archi graffiati, beat classici ma vivi. Ransom ci cammina sopra con passo sicuro, sputando barre con l’intensità di chi ha ancora qualcosa da dimostrare.
Amazing Graces apre il progetto con una solennità quasi liturgica: il pianoforte introduce un manifesto di stile, in cui ogni parola pesa, ogni silenzio è calcolato. A Cut Above alza l’asticella, mescolando archi e ambizione, mentre Chaos Is My Ladder scivola nel buio, parlando a chi ha fatto della confusione la propria strategia di sopravvivenza. Forgiveness è un viaggio dal nulla a Venezia, calice alla mano, mentre Survivors Remorse chiude come un pugno nello stomaco: chi non ha mai perso, non saprà mai cosa significa davvero vincere.
La title track, The Reinvention, è un avvertimento: l’evoluzione è già in corso, che tu sia pronto o meno. Premier lo riassume meglio di chiunque: “Ransom reps the true mud, and never wipes the dirt off.” Ed è proprio questo sporco a renderlo autentico.
The Reinvention non è solo un EP, è una dichiarazione d’intenti. È la conferma che il rap non ha età, ma solo livelli. E qui siamo alti, altissimi.


