Definire dei dischi deludenti, non vuol dire necessariamente affermare che siano dischi brutti, ma ci si riferisce al fatto di avere a che fare con qualcosa non all’altezza delle aspettative o, comunque, inferiore a quanto fatto vedere in precedenza: di seguito vi mostreremo quelli che nel 2023 abbiamo inserito in questa categoria.
I dischi rap italiani che, purtroppo, ci hanno maggiormente deluso nel 2023
Lo sappiamo benissimo: non abbiamo alcun potere oggettivo per dire che un album è deludente per un motivo o per l’altro ma ci sembra giusto, in un periodo storico in cui è veramente difficile trovare una critica musicale capace di stroncare determinati progetti, poter dir la nostra anche quando c’è qualcosa che secondo noi non va, come tra l’altro abbiamo già fatto più volte in passato.
Molti dei dischi che abbiamo scelto per questa raccolta hanno ottenuto risultati vertiginosi ed encomi di ogni tipo ma secondo noi, al loro interno (a volte anche esterno), c’è più di un punto debole.
Proviamo a presentarveli di seguito, con la piena consapevolezza di non avere la verità in tasca.
Sfera Ebbasta – X2VR
Parlare di Sfera Ebbasta in termini non entusiastici è sempre complesso, essendo uno degli artisti italiani viventi più noti al mondo. Tuttavia essere famosi non equivale ad essere esenti da critiche, se sensate e soggettive. X2VR ha rappresentato sicuramente una mossa coraggiosa per certi versi, ma proprio in quanto tale ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Pur ricordandoci di essere di fronte a un mixtape – in teoria – Sfera sembra aver perso l’occasione di fare un disco che puntasse ad essere memorabile, non rinunciando ai numeri (vedi Madreperla di Guè). X2VR a nostro avviso manca di originalità, arrovellandosi su sé stesso con tracce che non riescono a stupire né a offrire nulla di significativo. Alcuni sprazzi sembrano cercare una profondità inedita per il rapper, che ci sarebbe piaciuto fosse stata più esplorata. Siamo comunque fiduciosi che il futuro possa restituirci uno Sfera più autentico, lontano dal già detto e dalle hit usa e getta.
Brani da ascoltare: VDLC, 15 Piani
Ghali – Pizza Kebab Vol. 1
Con Pizza Kebab Vol. 1 Ghali sembra cercare un ritorno al passato, ma senza la stessa ispirazione che caratterizzava i suoi lavori precedenti. A distanza di quasi dieci anni dal suo debutto, la sua carriera sembra in parte essere smarrita, in bilico tra un mainstream saturo e una maturità artistica solida che fatica a emergere. In un ambiente saturo di nuove leve e ritorni di artisti consolidati, Ghali sembra struggersi tra il desiderio di ritrovare credibilità e la necessità di soddisfare un pubblico più vasto. Il suo tentativo di cercare le sonorità di successi passati appare come una strategia poco vincente. Le collaborazioni, sebbene presentino talenti in hype, sembrano talvolta oscurare la presenza di Ghali stesso. Anche nei momenti in cui tenta di distinguersi, l’artista fatica a recuperare la freschezza dei suoi primi lavori. Ghali è molto di più della caricatura di sé stesso: non vediamo l’ora di riascoltare la sua vera anima artistica.
Brani da ascoltare: Sto, Tanti Soldi
Vegas Jones – JONES
JONES di Vegas Jones, nonostante le aspettative, risulta essere un lavoro che si posiziona in modo abbastanza modesto. Le 13 tracce, sebbene rappresentino un tentativo di evoluzione artistica e personale, non riescono a distinguersi in modo significativo. Il ritorno del rapper di Cinisello Balsamo sembrava promettente, tuttavia, le dinamiche sonore offerte non riescono a catturare appieno l’attenzione dell’ascoltatore. Anche se ha tentato di variare lo stile e di sperimentare con diverse influenze musicali, il mixtape finisce per mancare di una direzione chiara e di un’identità ben definita. Per essere un mixtape JONES risulta essere molto curato, per certi versi troppo: il progetto sembra essere “troppo disco” per essere un mixtape e “troppo mixtape” per essere un disco. Siamo sicuri che nel 2024 Vegas Jones ci regalerà un progetto solido, per usare una parola a lui cara.
Brani da ascoltare: Evoluzione, Chianti Classico
Don Joe – Don Dada
Don Dada di Don Joe si propone di mettere in luce una serie di talenti emergenti nel panorama del rap italiano, tuttavia non aggiunge nulla di innovativo rispetto a progetti simili già pubblicati. Le basi musicali fornite da Don Joe fungono da tela per le storie degli artisti ospiti, ma talvolta i brani risultano disomogenei e frammentati, presentando stili troppo diversificati senza un’uniformità identitaria. Nonostante il disco cerchi di abbracciare una vasta gamma di esperienze e stili, questa diversificazione porta a una mancanza di un’identità sonora coerente. Le variazioni vanno dalla malinconia alla vivacità dei brani da club, creando un mix troppo eterogeneo. Nonostante gli sforzi nel presentare una serie di nuovi talenti, l’album soffre per la mancanza di coesione e per una identità musicale distintiva.
Brani da ascoltare: Top Gamma, Julian Ross, Fiumi Rosè
Emis Killa – Effetto Notte
Effetto Notte è un disco arrivato con grandi aspettative, solo in parte soddisfatte. Sebbene mostri una maturità nelle liriche di Emis Killa, spaziando tra momenti di introspezione o più spensierati, l’album soffre per la mancanza di un filo conduttore che colleghi in modo organico le diverse tematiche e sonorità presenti. Nonostante alcuni brani profondi come Attori di strada e Bel finale, che mostrano la capacità di Emis Killa di esprimere emozioni sincere, l’album risulta dispersivo e non riesce a raggiungere una coesione che ne valorizzi appieno le potenzialità artistiche. Parliamo comunque di un top player del rap italiano, come ha dimostrato nelle date al Forum e come siamo convinti continuerà a essere.
Brani da ascoltare: On Fire, Pacino, Senz’anima
Drillionaire – 10
Il lavoro di Drillionaire presenta sicuramente trovate interessanti, con campionamenti vari e punchline pungenti, ma sembra essere il protagonista della saturazione del genere. 10 non riesce a spostare l’ago dai soliti temi o a offrire qualcosa di davvero nuovo nel panorama musicale. Più che un passo avanti, sembra un progetto pensato per certificare uno status, rimanendo ancorato a codici ormai consolidati. Nonostante la grande quantità di talento coinvolto, l’album appare in parte prevedibile e talvolta noioso, con una struttura che sembra ripetitiva nonostante la varietà degli artisti coinvolti. L’abilità di Drillionaire nel ruolo di produttore è indubbia (e confermata dal recente sold out del Forum) ma 10 non aggiunge nulla a quanto già sappiamo delle skill del musicista.
Brani da ascoltare: Yalla
Sadturs, Kiid – No Regular Music
No Regular Music si presenta come un assemblaggio di brani carichi di energia, ma il risultato finale risulta piuttosto monotono. L’album sembra concentrarsi esclusivamente su tracce ad alto impatto, senza offrire alcuna varietà di toni o tematiche. La mancanza di pezzi più riflessivi o diversi da una rabbia incessante rende l’ascolto piuttosto piatto e, alla lunga, poco coinvolgente. Nonostante la presenza di nomi affermati e promesse emergenti nel panorama rap, il progetto non riesce a offrire nulla di davvero innovativo o memorabile. Anche le produzioni, ispirate allo stile Detroit, non riescono a distinguersi in modo significativo, mancando di originalità e lasciando un’impressione di déjà vu. Sebbene il progetto abbia attirato l’interesse di Ghali per la Sto Records, sembra mancare la sostanza che possa trasformare queste produzioni in qualcosa di veramente rilevante nel panorama musicale italiano. No Regular Music si perde nell’omologazione dei suoni e delle tematiche, offrendo poco spazio a una vera sperimentazione o a un’identità sonora distintiva.
Brani da ascoltare: Bus Freestyle, Le Bambine Fanno Oh
Jamil – Flow
Intitolare un album Flow porta con sé un’aspettativa precisa: sentire dei flow differenti all’interno del progetto. Così non è stato. I cambi di flow, prevalentemente, sono stati i momenti più cantati all’interno della ricca tracklist, forse nemmeno troppo nelle corde di Jamil che, quando vuole, sa rappare forte. Uscito a inizio anno, il disco poteva dare una bella spinta al rapper veronese, grazie anche alle collaborazioni con pezzi grossi come Jake La Furia, Emis Killa, Inoki, Nayt e perfino un inaspettato Fedez. Il risultato è stato invece un progetto abbastanza anonimo, non in grado di lasciare il segno. Non si giudica mai un album dalla copertina o dal titolo: ecco, Flow è proprio l’esempio perfetto a supporto di questa tesi ed è un peccato.
Brani da ascoltare: Leader, 4AM, Zona