Dead Poets IV: la rivincita dei poeti estinti

Dead Poets Iv Dj Fastcut

Dead Poets IV: Ad Honorem è il tanto atteso quarto capitolo della saga targata Poeti Estinti, pubblicato lo scorso 18 dicembre da parte di Dj Fastcut. Come ormai ci ha abituato, Fastcut si rinnova ogni due anni con l’ennesimo capitolo di un progetto musicale che da diversi anni dà voce e spazio a vecchie e nuove leve dell’hip hop underground italiano.

Sin dall’inizio dei giochi nel lontano 2016 – con il primissimo Dead Poets – Dj Fastcut ha lasciato la sua impronta sul rap in Italia grazie ad un ottimo lavoro di concept e gestione degli artisti. Uno spirito fortemente creativo, unito ad una forte visione del progetto musicale hanno permesso a Dj Fastcut di ritagliarsi e plasmare una nicchia, costantemente in espansione, dedicata al rap fatto in un certo modo.

Dead Poets a parte, non stiamo parlando certo di uno che è arrivato ieri in questo ambiente. Due dischi con Wiser Keegan, un disco con Virux e Kappa-O, featuring internazionali e collaborazioni iconiche (come quella con gli Onyx) sono sicuramente degli ottimi biglietti da visita per il produttore romano.

Dead Poets IV: il ritorno dell’armata

Torniamo a Dead Poets IV. Pubblicato per Believe Digital dopo qualche settimana di teasing,  grazie ai tre singoli pubblicati (Skillatissimi, A carte scoperte e Knock Out), il nuovo Dead Poets è atterrato nelle nostre playlist con un clima di curiosità ed euforia rispetto ai featuring presenti e al concept di questo capitolo.

Dopo un Dead Poets III ricco di collaborazioni provenienti dalla scena più mainstream – come Willie Peyote , Clementino e Caparezza  – questa volta Fastcut ripropone la sua ricetta sotto una nuova luce: lanciandosi nell’oceano degli emergenti.

Tanti nomi nella tracklist, combinazioni di featuring originali e un suono fresco e motivato fanno di Dead Poets IV un piccolo spin-off musicale dedicato a nuove voci del panorama rap nostrano.

Djomi, Gabrix e Klaus Noir sono sono alcuni degli underdog presenti nel disco che, sapientemente indirizzati dal Gran Maestro della Setta hanno creato un connubio perfetto con l’altra fetta di partecipanti: i veterani.

Soliti noti e nuovi nomi in Dead Poets IV

Dal dream team di Dj Fasctut nasce quindi un nuovo capitolo della saga. Dirompente, graffiante, senza troppe pretese. Se non quella di far rompere il collo ad ogni ascoltatore ed incendiare i rimari. Come suo solito, la mano di Fastcut oscilla tra il banger senza compromessi come Knock Out o Avada Kedavra a pezzi più riflessivi come Stacca un po o Sul Serio.

Una ricca tracklist di quattordici brani variegati nello stile e nei testi, per un disco che sin da subito si porge all’ascolto senza mezze misure grazie all’apertura di Bon Voyage, con Trasgy Killah, Virux, Vashish e Nor PsychoHead.

Nella jungla di strumentali e sample Fastcut ha trovato, anche questa volta, una buona armonia tra gli artisti, riuscendo a far brillare i nuovi volti dei Poeti Estinti e, al contempo, dando larga luce ai nomi più noti.

Lo si vede bene in “l Cenacolo – dei giovani Djomi e Gabrixx – e in Un’altra gemma nelle tasche – con Lanz Khan, Sace e Claver Gold. Da una parte, due ragazzi giovani, sconosciuti ai più, che tuttavia riescono a mettersi in mostra con un brano graffiante, ricco di rime e incentrato sulla potenza delle punchline. Dall’altra, i veterani del gioco danno nuovo sfoggio della loro capacità di scrittura in uno dei brani più riflessivi dell’intero disco.

“DP popolare, non da talent o rivista”

Accantonando per un attimo le punchline, le strumentali e gli scratch ciò che rimane davvero di questo disco è sicuramente l’anima ingenua e popolare di chi fa musica per la musica e per chi davvero la ama.

Sebbene negli anni i Dead Poets e Dj Fastcut si siano ritagliati una fetta spessa di pubblico, sopratutto che amano un suono molto più vicino all’hip hop più classico rispetto a nuove sonorità, questo non ha impedito a Fastcut di perdere di vista il ruolo sociale dell’arte.

Ebbene, in una vecchia intervista Fastcut stesso ha definito quello che per lui è il ruolo dell’artista:

Il ruolo del musicista, del pittore, del cantante, di qualsiasi artista in generale, dev’essere quella del “rivoluzionario”. In generale gli artisti sono sempre stati persone controcorrente, contro la società imperante e le regole che impongono. Penso che il nostro dovere sia quello di parlare per chi non può farlo.

In questo senso, Dead Poets IV eleva questo senso di lotta dal basso grazie alla sua essenza di disco underground, ricco di talenti, che grazie ai tappeti sonori del produttore riescono a dare voce ai pensieri, i dolori e i dubbi che spesso abitano le menti di noi ascoltatori. Dal “rap proletario” di Sgravo all’esistenzialismo espresso da Claver, i brani del disco condividono un fil rouge comune che, non sempre e non nello stesso modo, si può ricongiungere a questa visione artistica della musica.

Devi proteggere la compagnia

Per concludere, Dead Poets IV è l’ennesima riconferma dell’importanza di questo progetto per il rap italiano. Gli amanti del genere riusciranno immediatamente a riconoscerne il valore e, si spera, anche coloro che con i loro ascolti si trovano lontani da questo genere.

Consigliare questo album significa condividere non solo buona musica, ma un’esperienza che va al di là delle note, penetrando nel cuore e nell’anima di chi si lascia coinvolgere.

Andate e pompatevi Dead Poets IV: sempre, per proteggere la setta.