25 anni di Life After Death di Notorious BIG

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Life After Death è stato l’ultimo disco del leggendario Notorious BIG, uscì il 25 marzo del 1997 e 25 anni dopo è ancora ricordato come un must dell’hip hop.

Esploriamo insieme il perché.

La storia dietro Life After Death di Notorious BIG

Biggie aka The Notorious B.I.G., non ha bisogno di presentazioni, stiamo parlando di una colonna portante dell’hip hop, nel monte Rushmore dell’hip hop la sua faccia è sicuramente incisa con decisione.

Assurdo pensare che durante la sua vita ha pubblicato un solo album, Ready to Die, nel 1994, un classico contenente brani colossali come Juicy e Big Poppa, che è senza ombra di dubbio uno dei dischi più importanti (se non il più iconico) dell’East Coast rap. Quel disco è tutto ciò che il rapper ha rilasciato nella sua vita, e basterebbe per rendere Biggie uno dei volti più caratterizzanti del rap degli anni ’90.

Gli anni successivi al rilascio di Ready to Die corrispondono ad un terremoto tragico nell’hip hop, l’enorme cult del gangsta rap reso massiccio in quegli anni iniziò a fare i conti con la vita da gangster degli MC’s, rappresentata nei loro testi. Troppi tra i migliori rapper della storia finirono uccisi: nel ’96 2Pac e il 9 marzo del 1997 Biggie venne assassinato con quattro pallottole.

Ma facciamo un passo indietro.

Due anni e mezzo prima dell’uscita di Life After Death, Biggie sposò Faith Evans. Ai tempi lui era, assieme a rapper come Nas, l’icona più grande dell’East Coast rap, coinvolto nella astiosa e storica rivalità tra East Coast e West Coast, capitanata nel lato opposto da 2Pac. Questa è tutt’ora (e rimarrà probabilmente per sempre) la faida più importante e storica del rap.

Nel bel mezzo della guerra Biggie iniziò a lavorare al disco, che doveva essere pubblicato inizialmente nell’Halloween nel 1996, ma Biggie fu coinvolto in un incidente d’auto nel settembre del 1996 che ne ritardò la finalizzazione, e l’uscita fu rimandata nel 1997.

Come spiegò nella sua ultima storica intervista a BET, Biggie mirò a raggiungere un pubblico più ampio con Life After Death, collaborando con una maggiore varietà di artisti, rispetto al suo debutto che conteneva un solo featuring.

Tra le collaborazioni c’è il leggendario R. Kelly (nonostante sia stato condannato ad una vita in galera per accuse di pedofilia, alcuni dei suoi dischi rimangono tra le cose più belle create musicalmente negli ultimi 30 anni), oltre ai compagni dell’etichetta Bad Boy Records, tra cui Puff Daddy. Le altre ospitate includono MC di ogni provenienza geografica americana, tra cui Jay-Z, Too $hort, Lil Kim e Bone Thugs N Harmony.

Biggie si recò sulla West Coast nel febbraio 1997 per promuovere l’album, girando il video del singolo principale, la storica Hypnotize. Due settimane prima dell’uscita del disco, il 9 marzo, il Notorious B.I.G. fu colpito da quattro colpi di arma da fuoco in una sparatoria in auto e fu successivamente dichiarato morto al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles (lo stesso ospedale dove Kanye West 5 anni dopo partorì il suo singolo di debutto Through the Wire).

Sedici giorni dopo la sua morte uscì il disco, iconicamente (e curiosamente) intitolato Life After Death.

Life After Death di Biggie è un disco essenziale

Nel 1997 fare un doppio disco di due ore aveva un significato di ambizione, rappresentava il mostrare quanto la grandezza delle proprie capacità sulla strumentale fosse unica.

Il disco inizia con un’intro dove si sente un battito cardiaco spegnersi tramite un monitoraggio cardiaco ospedaliero, e si fonde con l’inizio della prima vera e propria traccia, Somebody’s Gotta Die, quattro minuti e mezzo di impeccabile gangsta rap dove Biggie flette il suo flow bestiale.

A seguire due dei brani più figurativi del rapper, il mega singolo Hypnotize, e la stupenda Kick in the Door, forse la più bella del disco. Puro, incontaminato old school hip hop di strada della più alta fattura, un ritornello definitivamente orecchiabile, rime incastrate a mo’ di cesto di vimini, e un flow da pallottoliere. Questa traccia è una di quelle canzoni impossibili da non amare per ogni appassionato di rap.

Un episodio più morbido è Miss U, con la sua strumentale delicata e stellare, il tono di voce di B.I.G. qui è più pacato, ed il tutto è coronato da un bel ritornello R&B. In questo brano il sound attempato della musica black anni ’90 è esemplare, mostrando la versatilità sonora sul beat di Biggie, più tardi rappresentata anche in un brano (musicalmente) West Coast; Going Back to Cali

Le produzioni sono un’altra caratteristica che hanno sicuramente aiutato Life After Death a divenire un classico, Ten Crack Commandments ne è prova, anche se il brano contiene uno scivolone lirico enorme, quando iniziando ad elencare i “comandamenti” raccontati nel brano, il rapper dice “rule nombre uno” con l’intenzione di dire “regola numero uno”, purtroppo però “nombre” in spagnolo non significa “numero”, ma “nome”. Speriamo di non aver rovinato nessuna adolescenza con questa info.

L’impatto culturale del disco

Life After Death di Notorious BIG dopo 25 anni continua ad essere un punto di riferimento per i rapper di nuova generazione. Le rime del disco continuano ad essere riprese da artisti black di ogni genere e tipo, anno dopo anno.

Trey Songz e Nicki Minaj hanno ripreso il ritornello di Fuck You Tonight per la loro hit Touchin’, Lovin’ del 2014. L’anno successivo Tyga ha ripreso alcune barre di Notorious Thugs nel brano D.G.I.F.U.. Nel 2018 la strumentale di Going Back to Cali è stata usata da Wiz Khalifa per il suo singolo Gin and Drugs.

Uno dei tributi più belli resta però fatto da un giovane che ha una connessione affettiva di un certo livello con Biggie, ossia figlio di Puff Daddy, King Combs che nel 2018 riprese B.I.G. Interlude per il bellissimo brano Love You Better, in collaborazione con Chris Brown.

Certe canzoni del disco continuano ad essere alcuni dei pezzi più cogniti del rap, con le sue strumentali sinonimo di pane quotidiano per ogni freestyler, sia da strada che da palco.

Questo è segno che un disco, diventato un classico del genere, non sia sradicabile dalla memoria e dal cuore di una cultura come quella hip hop.