Ugo Borghetti o lo ami o lo odi. Il suo stile – che in tanti hanno paragonato a quello di Chicoria – emoziona molte persone e ne infastidisce altrettante. Si può discutere sul fatto che sia o non sia rap (ammesso che abbia senso farlo) ma non sui testi e la credibilità dell’artista romano. In questo disco ne abbiamo avuto ulteriore conferma.
Primo Soccorso, il primo disco di Ugo Borghetti: un album estremamente sincero
Prodotto interamente da Dr Wesh ed edito su tutte le piattaforme digitali per Fenix Music, esce oggi 3 dicembre 2021 il primo disco solista di Ugo Borghetti, Primo Soccorso. Il progetto ha due punti che lo caratterizzano: le produzioni, tra l’acustico e l’elettronico (per voler trovare una definizione) e le liriche di Ugo, forse mai così dirette, sincere e d’impatto.
I riferimenti alle droghe (“Ho buttato troppo tempo appresso alla gialla/Schiavo di una sostanza”) sono davvero molti e arrivano dritti come uno schiaffo all’ascoltatore, al fianco di richiami ad amici fedeli (ed a quelli in carcere) e alla ragazza amata dal rapper.
“Primo Soccorso”. Sono due parole che mi avevano colpito quando un paio d’anni fa ero andato a disintossicarmi. E in un certo senso la musica è stata il mio primo soccorso: scrivere questo disco mi ha salvato, mi ha chiuso in uno studio. Le tracce sono il racconto di quello sono stato fino a qualche anno fa, prima di decidere di chiudere con le sostanze, ma anche del mio cambiamento. Parlo dei miei errori, ma con una maturità diversa.
Con queste parole Ugo Borghetti ha parlato del disco: troviamo descrivano perfettamente l’atmosfera del disco. Il progetto – in cui c’è spazio anche per Lil Kvneki, Gianni Bismark, Lele Barrabravas e Sofia Baldolini – sembra quasi non aver bisogno di promo: è un disco crudo e diretto, per certi versi amatoriale (nel senso buono del termine) che incarna la voglia di farla finita con alcune abitudini deleterie, aiutandosi con la musica. Già solo per questo non possiamo che augurare il meglio a Ugo.