Fine anno, tempo di bilanci. Vale anche per la musica: in un 2021 forse non straordinario ma certamente non privo di uscite interessanti, Sometimes I Might Be Introvert di Little Simz si è conquistato indubbiamente un posto d’onore. L’album della conferma per la talentuosa rapper inglese.
Se Grey Area aveva rivelato al mondo le sue qualità, con il quarto disco (rilasciato lo scorso 3 settembre) l’artista 27enne è entrata definitivamente nell’Olimpo dei grandi dell’hip hop mondiale.
Il quarto disco di Little Simz, Sometimes I Might Be Introvert, verrà ricordato come una delle migliori release dell’anno che volge al termine
Dopo il riuscito EP Drop 6 a fungere da gustoso antipasto, Little Simz ha deciso di tornare sulle scene con il suo lavoro più ambizioso. Sometimes I Might Be Introvert è un’opera particolarmente complessa, davvero rara per caratteristiche a queste latitudini. Un album molto suonato, in cui non troverete nessun brano da classifica in senso stretto. La raffinatezza la fa da padrona, con un tocco Seventies nel sound e negli arrangiamenti. Qua e là non manca una certa pomposità, diremmo quasi di stampo programmatico. Un’orchestra di 40 elementi impreziosisce diversi episodi del disco, interludi compresi: cinque, probabilmente troppi.
Sono cinque anche i singoli pubblicati dal 21 aprile in poi, al ritmo di uno al mese, con la traccia Introvert, accompagnata da un videoclip in stile cinematografico, a fare da apripista. Un lavoro ricco, opulento nella forma e nei contenuti e che supera l’ora di durata. Nei testi si può scorgere una chiara dimensione intimista, ma non mancano spunti all’insegna dell’impegno sociopolitico e una serie di riflessioni intellettuali. “I’m not into politics, but I know it’s dark times”, rappa Little Simz in Introvert.
Qua e là affiora un linguaggio insolitamente duro per la rapper londinese, splendidamente supportata dall’ispirata produzione di Inflo, suo amico d’infanzia.
“Is you a sperm donor or a dad to me?”, è l’atto d’accusa contro il padre che domina I love you, I hate you, brano costruito su una base dal sapore blaxploitation. Mentre nel soul d’annata di Little Q pt. 2, Simz rievoca in maniera esplicita la durezza dei tempi andati: “Older brother went to jail, daddy weren’t around / No choice now but to be the man of the house”.
La vera essenza di questo Sometimes I Might Be Introvert, tuttavia, va ricercata altrove.
È in brani forti come Woman, pubblicato a maggio come secondo singolo: classico pezzo che, forse, non colpisce al primo ascolto ma di cui un estimatore della black di qualità non potrà più fare a meno. Un r’n’b suadente, di classe, in cui spicca la vellutata voce dell’amica Cleo Sol (già con Little Simz in Selfish del 2019). La cantante presta la sua ugola anche per la splendida I see you: ritmica sincopata e inciso languido per una traccia che riesce ad essere antica e moderna allo stesso tempo.
Se il funk è il Grande Assente dell’album, non si può tralasciare l’impronta afrobeat di due autentiche gemme come Point and kill e Fear no man. Nel primo brano è ospite il nigeriano Obongjayar, che canta il ritornello in pidgin, dialetto che mischia inglese e creolo. A giudizio di chi scrive, è proprio Point and kill la traccia migliore di tutte: in quale altro album hip hop si ascoltano perle simili? Non è da meno Fear no man, dominata da un superbo drumming e che omaggia il mito Fela Kuti già a partire dal titolo (Fear not for man era il nome di un vecchio disco del padre dell’afrobeat).
Episodio a sé stante, Protect my energy: sound anni ’80 e atmosfera quasi vaporwave per un brano che stride col resto dell’album riuscendo comunque a risultare azzeccato.
La ricca tracklist (19 pezzi) non manca di punti deboli: il sample da Smokey Robinson e gli echi dilliani non bastano a far decollare Two worlds apart, così come è decisamente fiacca l’accoppiata conclusiva How did you get here–Miss understood. Dettagli, tutto sommato.
Grazie anche al massiccio tam tam pubblicitario che ha preceduto l’uscita di Sometimes I Might Be Introvert, l’hype attorno alla musica di Little Simz è diventata enorme. E la ragazza, nel complesso, non ha affatto deluso le attese, anzi.
La aspettiamo in Italia, esattamente al Fabrique di Milano, il prossimo 25 gennaio: siamo certi che dal vivo confermerà il suo spessore artistico.