Portami lontano, con Dj Skizo, Clementino e Dj Bront

clementino

La musica abbatte le barriere. Mentali, politiche, linguistiche. E, se non cura le ferite, lenisce il dolore, come un buon anestetico naturale. L’ondata di release di questa settimana è stata notevole; tra le tante tracce uscite, c’è portami lontano.

Dj Skizo – insieme a Dj Bront – stendono il tappeto, Clementino ci cammina sopra, col suo passo inconfondibile. Ed ecco nascere una piccola hit. Perché la musica abbatte le barriere anche quelle tra Underground e Mainstream, ambiente al quale Clemente – oggi – appartiene (con merito), ma dal quale non è stato mai assorbito del tutto, legato com’è alle sue origini marcatamente Hip Hop, che Skizo rappresenta in pieno.

Dj Skizo e Clementino ci (ri-)portano lontano, alle radici di questa Cultura

Dj Skizo – per tutte le teste Hip Hop italiane – resta un’icona, un paladino dell’Underground. “Musicista dei piatti” (definizione sua) con gli Alien Army, artefice di un disco tutto da riscoprire come Broken Dreams (andatevi a riascoltare Libero, con Inoki, o Esigenze di Strada dei ‘Cammelli’ Yared e Galante), performer incredibile e passionale, non ha bisogno di presentazioni.

È la sua carriera ultra-trentennale in un settore avaro di soddisfazioni, sì, ma sempre terapeutico, e ricco di stimoli, a parlare per lui. Su YouTube gira ancora un vecchio documentario filmato da Esa per Mixmen Connection – con, dentro, i contributi di Neffa, Danno, Dj Stile, Malastrada e Toys n’Effect – dove, spiegando la poetica degli Alien Army, la sua presa di posizione, che ha fatto scuola a molti, emerge con chiarezza:

Sto cercando di creare questo robot (gli Alien Army) funzionale, e lo scopo principale è l’annientamento di quelli che io amo chiamare impiegati dei giradischi: perfetti sul giradischi, neanche una sbavatura, però l’anima non c’è

Era la metà degli anni 90. A distanza di quasi trent’anni, la filosofia di Skizo non è cambiata. È stata messa a dura prova da tutto il resto, intorno, che cambiava e cambia, appiattendo tutto su una stessa linea di indifferenza, e conformismo. È stagionata, col tempo e le mode; ha cambiato pelle e pantaloni; ma non testa.

E, mentre gli impiegati dei giradischi proliferano ovunque – come la depressione-, la resistenza, lo zoccolo duro dell’Hip Hop, resta fedele a sé stesso; questa cerchia – gli originatori – si è sempre posta a difesa di un principio, di una lotta di sopravvivenza, di una missione incomprensibile per chi la osserva con la lente utilitaristica del profitto:

Il discorso fondamentale è questo: ci sono un tot di persone che sono nate per uno scopo diverso, sono nate per una storia diversa…la differenza che c’è tra noi e loro è che noi siamo nati con un altro intento…

Un intento – la ricerca costante, l’evolversi quotidiano dello stile, l’elevazione dei propri standard di cui parlavano Esa e Sean in Ill Combo 97 – che, a distanza di anni, ha abbattuto l’ultima barriera, quella generazionale; lo stesso intento che accomuna, evidentemente, Skizo a Clementino.

Che ne ho fatto dei miei sogni? Mi hanno portato lontano…

L’intento crea, l’intento cura. È il mezzo per abbattere la barriera, l’unica arma che hai in mano. Clementino, partito dalle gare di freestyle e approdato alla fine sulla Rai, alla popolarità nazional-popolare, che non gli ha comunque mai impedito di fare quello per cui è nato: l’MC.

Perché oltre il personaggio-Clementino, c’è sempre stato la persona-Clemente, e per chi lo segue dai tempi di I.E.N.A. e di Toxico – o, ancora prima, da Napoli Manicomio e la TCK – questa è una chiara dimostrazione d’intenti. Per uno come Clemente, che nonostante ce l’abbia fatta rimane ‘fedele alle proprie radici’ (per quanto questo concetto suoni retorico), ci si sfila il New Era.

Fedele al suo intento – la cura quotidiana dello stile – ha sempre saputo indossare la maschera, e con la stessa naturalezza ha sempre saputo toglierla, non certo per rispetto al suo pubblico quanto a sé stesso, e ai suoi personali dolori:

Portam’ luntan comm sai fa tu/stu fridd c’a m’abbracc’ nun lo voji cchiù/tutt’ chell volt’ c’a vulev o’sol/tutt’chell volt c’aviv ragione>. (Ndt: mi scuso con i napoletani se la trascrizione fonetica è sbagliata, è una interpretazione ‘a orecchio’ dello scrivente

Portami Lontano è una dichiarazione d’amore, incondizionato nonostante le condizioni dalle quali è scaturito. Il tema della musica come cura, che torna, in artisti e contesti diversi, a testimonianza di un bisogno universale, e in un certo senso pop:

e chi cumbatt sempr vir c’a fa a scelta giust/c’a sa che è malament chi cammina senza gust/me sent o’disc dei Nirvana, m’aiuta a scurdà/tutt’ e prublem perch’ a musica ce sap fa