L’Ombrello Nero di Slam e Giord

ombrello nero

Super-produttivi come sempre, i Superfluido. L’episodio di cui parliamo oggi è Ombrello Nero, 8 tracce confezionate da Slam (aka Hysteriack, al microfono) e Giord (alla produzione).

Dopo la serie dei Don’t Try This At Home, ecco un’altra piccola perla, per il nostro Mercato Alternativo.

I Superfluido continuano il loro percorso impugnando un Ombrello Nero

Già dal primo ascolto, Ombrello Nero trasmette l’immagine di una corsa: contro il tempo e le responsabilità; contro l’alienazione del lavoro e le ossessioni dell’ambiente, in un percorso del quale non si vede la fine. Un viaggio senza meta – o costellato di mete -, un loop infinito, come un criceto su una ruota…

Slam e Giord sono riusciti, nel breve spazio di otto tracce, ad essere sintetici e incisivi. Con un piccolo appello alla resistenza, a chi fa per piacere personale (e non per ‘piacere’ agli altri), al rap come terapia, certo, ma ancorato alla realtà corrente, senza nostalgia.

C’è un gusto, nella produzione, che oltrepassa il ‘canone’, per aspirare al ‘classico’. Nei pezzi più riusciti – MI SA CHE NON LO SAPEVI, con un’atmosfera che ci trascina ad L.A, o nell’immaginaria Los Santos di GTA San Andreas; Tiffany e Ruota, con il featuring di NONe – siamo oltre una dimensione puramente ‘di nicchia’.

Per l’indiscutibile Knowledge, per le capacità liriche (il saper unire riflessione e istinto, idee personali e citazioni), per l’originalità nei campionamenti, per tutti gli anni di gavetta – che parte da lontano per entrambi -, Slam e Giord meriterebbero, certo, una posizione ‘diversa’ nel panorama italiano.

E non parlo volutamente di ‘visibilità’. Bisognerebbe trovare nuovi vocaboli, nuovi concetti, un altro alfabeto. Quello che vale deve avere un posto. Punto. E se nessuno è disposto a lasciarglielo, se lo deve prendere. Occupandolo.

Usciamo da questa ruota!

Per uscire dalla ‘ruota’, dal loop delle delusioni (lavorative ed esistenziali) e delle frustrazioni (artistiche e affettive), bisogna fare. E in una realtà iper-consumistica, vorace di contenuti, fare equivale, in un certo senso, a saturare. Occupare il mercato, o almeno una fetta di esso.

L’operazione-Superfluido – che operazione non è, in quanto istintiva, frutto semplicemente del bisogno, di esprimersi (spremersi) – si nutre di questo aspetto, vitale per giovani realtà che vogliono emergere: esserci, per merito. Facendo.

Ed ecco che Ombrello Nero, in questo circuito ‘fluido’ di idee che nascono e si sviluppano in fretta, fecondando nuove idee e nuovi progetti, assume un posto di rilievo nella loro produzione così serrata, fatta di numerosi EP che li hanno portati ad essere una delle realtà più forti (e apprezzate) della penisola.

Ombrello Nero è la consacrazione di un atteggiamento. Lo slogan è “Roba fresca, e al tempo stesso riflessiva”. L’idea di fondo che la muove è che “la Storia non è una copia, ma ripetizione”. È la maturità artistica di due emergenti, sul punto di emergere.

Nel concreto, è un disco fatto di pochi ingredienti, che si legano alla perfezione. Pochi featuring (il già citato NONe, insieme a gg.Proiettili, della famiglia Superfluido; e Karlino Princip, esponente di un’altra realtà, affine per sensibilità e identità musicale, la Kiazza MOB), il gusto per la skit, la solidità di rime e basi.

Per il resto, non resta che ascoltarlo.