«In Italia la gente non ha mai capito un cazzo di Hip-Hop» – Intervista a Gionni Gioielli

Intervista a Gionni Gioielli

In occasione dell’uscita di Economia & Commercio 2 abbiamo realizzato un’intervista a Gionni Gioielli.

Gionni Gioielli, da quando ha pubblicato Young Bettino Story e ha fondato Make Rap Great Again, non si è fermato più. Nel caso non lo conoscessi, dovresti seriamente mettere in discussione il tuo livello di conoscenza del rap nostrano, successivamente recuperare qualcosa come 14 dischi. Si, 14 dischi in due anni e mezzo, 14 dischi di sole barre e sample, 14 dischi pieni di stili unici e ben definiti, 14 dischi fondati sul politicamente scorretto.

Oggi abbiamo la fortuna di parlare con la mente dietro tutto ciò, nonché il direttore artistico e produttore della stragrande maggioranza di questi lavori: un pazzo ma allo stesso tempo una persona disponibile e simpatica.

Durante l’intervista a Gionni Gioielli, abbiamo toccato diversi argomenti: MRGA, l’iconico merch, il suo ultimo disco con Gionni Grano, l’Hip-Hop e tanto altro ancora. Buona lettura!

Vorrei partire citando una tua barra da Economia e Commercio 2: “che l’originale è sempre meglio del suo sequel”. Una barra alquanto insolita, visto che è contenuta in un sequel. Perché? Economia e Commercio 2 è l’eccezione che conferma la regola?
«Credevo che non ci avrebbe fatto caso nessuno e invece… Comunque non ha un perché ricercato, semplicemente, a volte, diciamo cazzate. E comunque, questo disco è decisamente migliore rispetto al primo capitolo.»

Qualche mese fa avete stampato, per la prima volta, il primo capitolo di E&C in copia fisica. Avete deciso di farlo, durante la lavorazione del secondo? Oppure ci stavate già pensando da tempo?
«Partendo dal fatto che subito dopo Young Bettino Story, volevo fare E&C in quello stile (in quello che si sarebbe distinto come lo stile MRGA), solo che Gionni Grano è sempre parecchio impegnato. Nel momento in cui lui era libero (primo lockdown generale), io ero preso da Pray 4 Italy e da B-Movie e quindi non ci siamo trovati. Grazie al secondo lockdown, siamo riusciti finalmente a realizzare sto progetto. Passando alla questione della stampa del primo E&C, semplicemente quando facciamo drop dei dischi nuovi, ci piace stampare e pubblicare assieme altri dischi, ad esempio ho stampato anche alcuni dei miei dischi vecchi. Quando abbiamo deciso di stampare E&C, non pensavamo minimamente di fare E&C 2

Suppongo che se non ci fosse stato il Covid, non avremmo avuto ne E&C 2 ne Cipriani. Giusto?
«Assolutamente! Non ci sarebbero mai stati.»

Passando al lato delle produzioni. A differenza del primo, dove erano tutte tue produzioni, nel secondo troviamo anche altri producer. Come mai?
«La questione è che sto producendo relativamente poco. Nonostante continui a scovare e mettere da parte sample, non ho tutto questo tempo per lavorarci su.»

A proposito delle tue produzioni e della scelta dei campioni, lessi da qualche parte che ci sono artisti che preferisci non campionare. Puoi farci qualche esempio e perché? Escludendo Curtis Mayfield.
«Guarda, più che l’artista, il discorso è rivolto a certe canzoni. Nel senso trovo abbastanza scontato campionare, ad esempio, Marvin Gaye… a meno che non abbia una determinata idea per un determinato beat, a quel punto potrei campionare anche Curtis Mayfield. Se dovessi campionare un pezzo conosciuto, col quale ho un certo legame affettivo, ci dovrei pensare un attimo. Poi è successo che riutilizzassi i campioni di alcuni classici del rap per fare delle citazione fighe…»

Come quando campionasti Ciao Ciao, dei Colle der Fomento, in Sigonella
«Esatto! Però cercando sempre di fare qualcosa di inaspettato. Come ho fatto in Donald Trump, in cui ho ripreso il ritornello di Insane in the Brain dei Cypress Hill. Tutto in chiave citazionistica, facendo un tributo figo.»

Passiamo ad uno degli eventi dell’anno scorso: il dissing tra te e Jamil. Tra barre, accuse, attese e persino un amichevole live su IG insieme. Vorrei focalizzarmi però sulla reazione degli spettatori, quando vi hanno visto scherzare insieme. Credi che in Italia abbiano frainteso la vera natura del dissing?
«In Italia la gente non ha mai capito un cazzo di Hip-Hop. Anche tanti dei pionieri della prima ora che magari ascoltano sta roba da una vita. L’Hip-Hop è nato per tenere via la gente dalle strade, per evitare i dissidi, le guerre fra bande, era un gioco! Nell’Hip Hop la gente si sfida da sempre, partendo dal rap, passando ai graffiti, ai Dj fino ad arrivare ai ballerini… è una sfida continua. Quando sento cose del tipo “In America si ammazzano per ste robe…”, non è vero. Ad esempio, nei 90 alcuni esponenti della D.I.T.C. (Diggin’ in The Crates: storica crew del Bronx che vantava nomi del calibro di Fat Joe, Big L…, ndr) andarono in giro alla ricerca dei Lords of the Underground per sfidarli in cypher, mica per ammazzarli.»

Tra l’altro, lessi che Big L chiamò Jay-Z nel suo disco dopo una sfida tra i due…
«Questa è una cosa che manca in Italia. Sono pochi che sentono uno bravo e lo chiamano sul proprio disco. Molti rapper italiani si pompano a vicenda, solo se ne possono guadagnare qualcosa. É una questione di rispetto. Io, ad esempio, su Pornostar avevo il featuring del Danno e di Franco126 e nessuno dei due aveva un determinato interesse ad essere su un mio disco. Io sono un gran fan della loro roba, loro sono fan della mia roba e, nel modo più naturale possibile, sono nate queste collaborazioni.»

A proposito di sfide. Vuoi usare Rapologia per rinnovare il tuo invito a Dj Fastcut per regalare al pubblico un bel Cypher Dead Poets Vs MRGA?
«Fastcut, purtroppo, non la farà mai quella cosa. Considerando questo movimento dei poeti estinti che si vanta di mantenere vivo il vero Hip-Hop, ho deciso di sfidarlo, perché sarebbe stata una figata! Oltre che una cosa mega Hip-Hop. Solo che ha detto che ha cose più importanti da fare… vabbé, noi da giugno abbiamo fatto uscire 7 dischi.»

Ci sarà mai un disco Micromala targato MRGA?
«É molto improbabile, nonostante piacerebbe a tutti e 3 riuscire a farlo. Il fatto è che siamo tutti e tre super impegnati, magari in un ipotetico quarto o quinto lockdown…»

Quali libri consiglieresti ai lettori di Rapologia?
«Purtroppo negli ultimi 10 anni ho letto veramente poco rispetto al passato. Ultimamente mi  sono focalizzato sul genere noir, per dirti qualche autore: Don Winslow, Elmore Leonard, James Ellroy… Anche la scrittura di Pennac mi piace parecchio.»

Uno degli elementi più distintivi del marchio MRGA è la particolarità del merch. Credi che di qui a qualche anno, il marchio MRGA possa diventare un piccolo culto dello streetwear italiano?
«Se solo avessi molto più tempo per occuparmene… Penso che abbia tutto il potenziale per diventarlo. Ad esempio le sciarpe sono diventate già un piccolo culto, ancora sono in molti a chiedermele.»

E a proposito di merch, chiudiamo così: quando saranno disponibili i preservativi targati MRGA?
«Guarda, avevo trovato in America chi poteva personalizzarmeli, solo che pensando a tutte le difficoltà tra dazi e spedizioni ci avevo ripensato. La mia idea iniziale era di regalarli assieme alle copie di E&C 2. Gli faremo di sicuro e li metteremo in qualche drop!»

Ringraziamo Gionni Gioielli, di nuovo, per il tempo che dedicatoci per questa intervista e vi ricordiamo di pompare Economia e Commercio 2 con Gionni Grano!