«Andata/Ritorno: il connubio perfetto tra cantato e rap» – Intervista a Gianni Bismark

Gianni Bismark
Foto di Claudia De Nicolò

Gianni Bismark è tornato in grande stile con il disco Andata/Ritornoun progetto che ci ha fatto entrare appieno all’interno del suo nuovo viaggio artistico, tanto che lui stesso lo descrive in questo modo:”Andata e Ritorno è un nuovo viaggio, perché non posso più nascondere i miei due lati”.

A poca distanza dell’uscita di questo nuovo album, lo abbiamo incontrato per farci raccontare meglio i retroscena e i suoi progetti futuri. Leggi qui sotto per scoprire cosa Gianni Bismark ci ha raccontato nell’intervista.

Intervista a Gianni Bismark su Andata/Ritorno

Ciao Tiziano, partirei subito dall’estratto Vita Mignotta, in cui credo che tu sia riuscito a mixare egregiamente il cantato con il tuo lato più hip-hop; come detto da te, per la seconda strofa c’era bisogno di una spinta più rap che andasse ad esaltare la tua figura. Pensi che questo sia indicativo di un nuovo percorso che ti vede più proiettato sul cantato che sul rap?

«Guarda non mi sento di escludere nulla, quello che mi sento di fare lo faccio senza pensarci troppo. Come ho sempre detto, se in un mio progetto pubblico una canzone più cantata rispetto ad una rap, l’importante è che piaccia a me, poi la seleziono e la metto nel disco. Non sono improntato su che tipo di disco fare, mi piace fare musica, non ho intenzione di mettermi dei paletti».

Analizzando la prima parte del disco, cioè Andata, ti chiedo com’è stato lavorarci.

«È stato un processo del tutto naturale dove non mi sono mai trovato a dire cose del tipo: “Ok adesso tocca cantare piuttosto che rappare”. Semplicemente venivo fuori da un periodo dove mi sentivo più ispirato nel realizzare pezzi cantati, quindi avevo progettato il disco verso quel lato lì. Con il tempo, però, ho capito che non potevo tralasciare completamente il rap. Ad un certo punto è come se mi fossi trovato con due dischi in mano, non sapevo con quale uscire prima, non trovavo un punto di fusione tra i due mondi, perché si percepiva che fossero due generi totalmente opposti. Ho deciso, quindi, di realizzare due dischi separati per non correre il rischio che questo progetto potesse essere inteso come una playlist. Ovviamente sono due facce della stessa medaglia, nei singoli cantati, infatti, ho scritto le stesse cose che avrei scritto in dei pezzi rap».

Il filone del cantato si percepiva già nel disco Nati Diversi, condividi? 

«Ti dirò, molti pezzi cantati sono presenti anche nel disco Re Senza Corona, come ad esempio, Sò finiti i giochi. Diciamo che era un esperimento anche per me. Su Nati Diversi ho continuato ad evolvermi sotto questo aspetto, fino ad arrivare a Bravi Ragazzi, grazie al quale ho fatto capire la mia prossima direzione artistica. Fino ad oggi non ero mai riuscito a trovare una quadra per pubblicare un progetto di questo tipo ma stavolta siamo riusciti a creare un connubio perfetto tra cantato e rap, facendo percepire all’ascoltatore che in realtà le due parti del disco non esistono, ma che sia un tutt’uno».

Nonostante i feat. importanti all’interno del disco, Bresh e Noyz Narcos solo per citarne alcuni, sono rimasto colpito soprattutto dalla presenza di Federico Zampaglione ed Alex Britti. Mi racconti com’è nata questa collaborazione?

«Lavorare in studio con loro è stata una esperienza bellissima; io e Federico in particolare siamo molto amici, spesso andiamo a pranzo insieme, ci becchiamo e molte volte ci “prestiamo le orecchie” per i nostri provini. Avevamo insieme questo pezzo e io avevo l’idea di piazzarci sopra le chitarre di Alex Britti. Lui l’ho conosciuto un giorno a casa di Fede, mentre guardavamo Sanremo; abbiamo stretto un ottimo rapporto e mi ha dato la possibilità di chiedergli se potessi aggiungere le chitarre sul pezzo Panni di un altro».

La mia città è una lettera d’amore dedicata ad una ragazza bellissima ma anche un paragone perfetto per descrivere la tua amata Roma. Nonostante i vari spostamenti, soprattutto per motivi lavorativi, ti senti ancora molto attaccato a quella che è la tua città?

«Certo, super attaccato. Più di dieci giorni a Milano non resisto, devo tornare a Roma. Il legame é molto forte da sempre, anzi, mi sento sempre più legato a Lei».

Addentrandoci nella parte più rap del progetto, cioè Ritorno, percepiamo maggiormente il Gianni Bismark che eravamo già abituati a sentire e, considerando che il tuo percorso musicale sta prendendo una piega molto più cantata, volevo chiederti se nella stesura di un brano rap incontri più difficoltà rispetto a prima.

«Il rap mi piace ancora farlo, soprattutto a modo mio, non mi sono mai sentito forzato nello scrivere testi. Mi viene sempre molto naturale, l’unica cosa è che, non facendo più la vita di prima e non essendo più il Tiziano di Re Senza Corona il rap adesso è comprensibilmente più adulto, più consapevole».

In questo lato del disco emergono appunto tracce più rap come Imprenditore ed Er magico fino ad arrivare alla collaborazione con Noyz. Cosa ti senti di dire in merito a questi pezzi?

«Con Er Magico abbiamo voluto riportare in vita la trap del 2016, mentre con Imprenditore l’idea era quella di far sentire un qualcosa di diverso ma allo stesso tempo studiato. Lavorare con Emanuele è stato bellissimo, lui era immerso in un periodo movimentato: era appena diventato papà, stava lavorando all’uscita di CVLT e, nonostante ci stessimo scrivendo da molto tempo, non pensavo riuscisse. Alla fine, però, come si può sentire, abbiamo portato il risultato a casa».

Il 2023 è stato un anno importante per la tua carriera: per i prossimi mesi stai pensando alla situazione live?

«A breve annunciamo un piccolo tour invernale, il calendario rimarrà aperto in modo tale da tirar su anche date estive. Sono molto agitato, ci tengo molto a portare un live diverso e ancora più figo rispetto a quello che ho fatto fino ad oggi».

Naturalmente auguriamo a Gianni Bismark che possa riuscire nel suo intento e lo ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato per quest’intervista.