Intervista a Dj Uncino: «il momento d’oro del rap napoletano è destinato a durare»

Nel rap italiano ci sono alcune figure che hanno avuto la fortuna di vivere i primi momenti di fervore dell’hip hop italiano. Intervistarli è sempre un piacere, in quanto si ha la possibilità di avere informazioni e aneddoti su anni in cui il rap era davvero una piccola nicchia e di cui si hanno poche testimonianze foto o video. Tra questi c’è anche Dj Uncino, produttore e dj napoletano oggi al fianco di Luchè nei suoi concerti e fresco di pubblicazione della trilogia Cambio Rotta, con alle spalle più di 20 anni di esperienza.

La nostra intervista a Dj Uncino

Abbiamo quindi approfittato della sua disponibilità per scambiare due chiacchiere con Dj Uncino. Di seguito trovate l’intervista, buona lettura!

Ciao Rosario, come va? Come è nata la tua trilogia Cambio Rotta?

«Ciao ragazzi e grazie per questo spazio. Per fortuna sta andando tutto bene! La trilogia è nata in maniera spontanea perché le tracce hanno avuto vari step di lavorazione, a causa del Covid e non. Ascoltando anche il risultato finale delle produzioni ho pensato che suddividerle in più parti fosse la miglior soluzione per condividere con l’ascoltatore questo mio nuovo viaggio nei suoni e nei ritmi.»

In cosa differiscono i diversi capitoli?

«La prima cosa che emerge è che i singoli “capitoli” hanno vari mood. In Mollare gli ormeggi c’è tutto il mio background legato all’hip hop culture. In Spiegare le vele compaiono i primi segnali di sperimentazione. È proprio come un galeone che, a vele spiegate, è accompagnato dal vento e naviga libero. Musicalmente ho lasciato piena libertà alla fantasia, senza vincoli, e così nell’ultimo frammento, Terra in vista, esplode il mio lato da dj-club, con sonorità specifiche. Mi sono divertito tantissimo a sperimentare anche con gli artisti coinvolti, che cambiano da pezzo a pezzo e da capitolo a capitolo.»

Qual è il tuo pezzo preferito tra tutti?

«Non c’è un vero e proprio brano che è “su tutti”. Mi emozionano allo stesso modo, quando capita di ascoltare quel che ho realizzato, perché sono cosciente del lavoro che c’è dietro. Di conseguenza risalgono a galla le immagini che hanno generato il progetto e i vari titoli. Se proprio dovessi indicare i brani che mi scuotono un pizzico in più ovviamente dico che nella parte tre appena uscita c’è Vuless con Peppe Soks e SVM.»

C’è qualche altro artista che avresti voluto coinvolgere?

«Qualche altro? Ce n’è una marea, campani e non, e spero di riuscirci prossimamente. Sono artisti che stimo profondamente, che ho provato a coinvolgere già in questa occasione ma non siamo riusciti a incastrare le rispettive esigenze di studio.»

C’è qualcosa che ti manca della scena rap italiana e campana di un po’ di anni fa?

«Se mi avessi fatto questa domanda un po’ di tempo fa ti avrei risposto l’aggregazione, però la verità è che questa scena, o semplicemente Generazione 3.0, è legata al periodo storico che vive in cui ogni cosa è virtuale ed è social. Mi hai fatto una domanda difficile e articolata e per rispondere fino in fondo mi sa che bisognerebbe creare una rubrica a parte.»

Spesso sei al fianco di Luchè sul palco: quando e come è nata la vostra collaborazione?

«Con Luca – siamo entrambi reduci dal “Concertone del 1° maggio” a Roma – c’è una conoscenza che parte nel 2008. Mi è capitato più di una volta di fare da dj ai Co’Sang e poi nel 2016 ho iniziato a lavorare per lui come dj personale. Va dato merito a Enzo Chiummariello, è stato lui che mi ha proposto per questo ruolo. Non è stato difficile stabilire una sinergia: lui è molto esigente e vigile su ogni aspetto creativo ed io come lui meticoloso nella mia disciplina. L’intesa era prevedibile.»

Avresti mai immaginato il periodo d’oro che sta vivendo il rap napoletano oggi? Pensi potrà durare?

«Sai, anche questa è una domanda non facile da commentare perché in passato, quando la musica non si ascoltava soltanto sbrigativamente ma si cercava realmente di negozio in negozio, e si comprava senza abbonamenti digitali, la prima cosa che ti dicevano è che il dialetto napoletano era un limite. Oggi invece addirittura le major si sono rese conto della potenza della lingua napoletana. Funziona e piace, ha sempre funzionato, a partire da ‘O sole mio. Non mi aspettavo tutta questa attenzione e fascinazione ma sono felice e sono convinto che durerà per sempre.»

Progetti futuri? Ti vedremo su qualche palco quest’estate?

«Sì ci sono in cantiere svariate cose tra musica nuova e live estivi e per saperne di più basta fare un salto ogni tanto sul mio profilo Instagram. È lì che comunico tutti gli aggiornamenti.»