Il Turco e Nex Cassel presentano Mentalità

Il Turco e Nex Cassel

Musica per pochi. Pochi privilegiati che amano roba eterna, che chiamiamo Underground. Una nicchia ‘elitaria’, e sempre più popolare, che si espande a macchia d’olio, anche grazie a chi continua, dagli anni Novanta, a definirne il suono. Il Turco – “redivivo, Direzione non so dove” -, prodotto da Nex Cassel, è fuori con un nuovo disco: Mentalità. Come era. Come è. E come sempre sarà.

La Mentalità de Il Turco e Nex Cassel rispecchia le strade dove è nata

È originale Rap Romano, de brutto. Prodotto d’eccellenza delle borgate. Viscerale, sornione, ‘popolare’, come i palazzi da cui proviene. Il rap di una città che ha visto, vissuto, annusato, vomitato tutto. Roma, epicentro del ‘Male’ nazionale, col suo suono inequivocabile, poco propenso alla sperimentazione, perché ha già sperimentato tutto.

Il Turco prodotto da Nex Cassel. Il risultato è Hardcore al quadrato. Undici tracce semplici, grezze, potenti già in potenza. Quello che ci si aspettava, in fondo. Pochi featuring collaudati, metriche dritte – come uno Sparo nel buio, in una notte sulla Casilina – su basi vecchio stampo, sulle quali Nex ha espresso la sua parte migliore, come produttore.

I pezzi con I Colle der Fomento (Mentalità, con una strofa incredibile di Masito); con Er Costa (Casilina Love), e che spettacolo rivederli insieme; e con Simo e Suarez (Necronomicon), sono la parte più ‘scontata’ e più potente del disco. Come un piatto di Carbonara fumante. È quello che t’aspetti, ed è sempre ‘bono’.

Ma ci sono anche combinazione impreviste, che danno vitalità e movimento a un disco “dritto” (e, forse, un po’ piatto e monotono, come da tradizione…). Mammamia, con Attila e Brusco (che sforna una strofa alla Combattimento Mortale pt.3 ) e Trainspotting, con Armani DOC ed Eliaphoks, aggiungono sapore a un piatto cucinato in maniera tradizionale. Un tocco speziato e spiazzante.

Mentalità metricamente assodata

Un punto di forza – che per molti, nel gioco inevitabile degli opposti, può risultare come punto debole – della scrittura del Turco è la sua rigidità. E, in un’accezione rigida, potremmo dire che nella scuola del rap italiano, esistono due macro-aree, due disposizioni diverse nell’utilizzo della metrica.

Potremmo definirle come Metrica-Labirinto, e Metrica-Prigione. La prima procede per associazioni fulminee, imprevedibili, folli. La seconda vuole che tutto torni: ogni sillaba, ogni parola, ogni sfumatura di una frase deve rispecchiarsi in quella che segue. Due rapper-originatori sembrano definire al meglio queste due modalità di scrittura: Dj Gruff e Kaos.

Certo, questo schema rigido non tiene conto della zona grigia, delle infinite sfumature e possibilità che possono spaziare entro questi due confini porosi, perché definiscono a posteriori un modus operandi di un artista, sempre aperto alla varietà.

Comunque, letta secondo questa interpretazione, la scrittura del Turco rientra nella casistica della Metrica-Prigione. Tra i vari esempi che potremmo trarre dal disco, illuminanti sono le prime 4 barre dell’ultima traccia, Churrasco:

Io sono solo in una stanza che è piena di fumo/e ormai è tanto tempo che non parlo con nessuno/non credo che ‘sta storia poi interessi a qualcuno/ma la scrivo lentamente, ancora, mentre mi consumo…

E la combinazione Nex Cassel-Il Turco funziona alla perfezione perché Nex, secondo noi, ha saputo cogliere questa inclinazione del Turco, facendola sposare con le sue basi. E il tutto gira alla grande. Metrica dove tutto torna entro beat che sono loopponi esaltanti.

La mentaltà de Il Turco, in fondo, è la nostra

Potremmo continuare all’infinito a sproloquiare sul rap, analizzandolo, spolpandolo, e in definitiva togliendone il gusto. Il gusto di un disco è – solo e sempre – ascoltarlo, e farlo proprio. Noi lo abbiamo fatto e quello che ne è risultato e questa analisi – un po’ contorta, forse -, ma sentita, come sempre.

Come sempre, ciò che ci esalta, di un disco, è la sua autenticità, il suo rispecchiarsi nella realtà quotidiana, anche quando cerca di uscirne fuori. Il realismo in tutte le sue forme e funzioni, la sua radice, che ne definisce la mentalità – appunto -, la stessa che ha cercato – secondo noi – di trasmetterci il Turco con questo disco, uno dei più mirati nella sua lunga discografia.

Dove ogni giorno è Lunedì, non c’è riposo. E il rap del Turco è un rap che <non dice di fare festa, dove non c’è da festeggiare>. È un rap crudo, sporco e corrotto, come il mondo da cui proviene. Un altro esempio di ciò che ci ha spinto ad amare questo suono. Che è eterno. E in qualunque modo lo si voglia chiamare.