Pochi giorni fa il mondo dell’hip-hop ha ricevuto l’ennesima tragedia, la morte del leggendario Coolio, un rapper che sebbene spesso non venga posto nell’olimpo degli MC’s, ha dato un contributo all’hip hop negli anni ’90 al pari di quello di artisti come Tupac, Biggie, Nas o Snoop Dogg, soprattutto grazie al suo brano di riconoscimento, Gangsta’s Paradise, una delle canzoni più importanti non solo nella musica rap, ma dell’intero universo della musica contemporanea
Analizziamo di seguito il perché.
La strada di Coolio verso Gangsta’s Paradise
Il percorso di Coolio verso il successo è stato lungo e tortuoso. Nato nel disagio dell’America nera degli anni ’60, ha passato la maggior parte della sua adolescenza a Compton, quartiere di Los Angeles arci-noto per la criminalità dilagante e proiettili volanti quotidianamente tra gang avverse. In questo panorama il rapper si avventura nel mondo dell’hip hop, essendone un rappresentante in strada fin dagli anni ’80.
La violenza dell’asfalto di Compton e le droghe dilaganti in ogni angolo del quartiere sbattono contro il percorso di vita di Coolio, che impugnerà pistole e affronterà il crack in prima persona, ancora prima di pubblicare il suo primo album in studio, a ben 31 anni, It Takes a Thief.
Le abilità al microfono di Coolio sono già mature, sviluppate ed esperte. In poche parole il tipo rappa come una bestia, il disco spacca ed ottiene il suo primo vero successo con la brillante Fantastic Voyage.
A differenza dell’angolatura hardcore del brano che più lo rappresenterà (Gangsta’s Paradise), il brano di Coolio funge da punto di transizione per ciò che stava accadendo nell’hip-hop in quel momento.
Fantastic Voyage fu pubblicata nel 1994, il periodo in cui il rap nelle classifiche mainstream si stava intercambiando alla musica allegra e spensierata di MC Hammer e Vanilla Ice, a favore del rap gangster dei dischi attempati dei vari Tupac e Wu-Tang.
Fantastic Voyage rappresentava un mix tra i due: era il lato più duro della musica spensierata e festaiola ed il lato più leggero del G-funk, coi suoi bassi rimbalzanti e il celebre sintetizzatore West Coast comunemente associato allo stile di personaggi rap più cinici e violenti prodotti da Dr. Dre. ll testo della canzone, invece, incorpora temi sulla cultura del ghetto, avendo un messaggio principale su quanto Coolio desiderasse di poter chiudere gli occhi e sfuggire ai pericoli del suo quartiere.
Close your eyes and hit the switch / We’re going to a place where everybody kick it / A Place where my kids can play outside / Without living in fear of a drive-by
Ma questo episodio più felice non sarà quello che la gente ricorderà di più. Quella che ha scalato le classifiche internazionali di tutto il mondo per anni e anni a venire, solidificando Coolio nella mente di milioni di persone è stata Gangsta’s Paradise.
Si tratta della canzone che per eccellenza ha rappresentato l’identità dell’hip hop come genere e, allo stesso tempo, riecheggia la mentalità della cultura nera nella società americana degli anni ’90. Poche canzoni che sono diventate così massivamente popolari negli anni ’90 hanno davvero riassunto l’atmosfera generale del decennio, almeno per quanto riguarda l’hip-hop e le sue radici culturali più salde e importanti.
Gangsta’s Paradise di Coolio: l’analisi di un capolavoro
La canzone fu composta dall’artista, in collaborazione con l’impressionante voce del cantante R&B L.V., per il tanto incassante quanto calunniato film Dangerous Minds.
Oltre al fatto che questa canzone sia un immenso capolavoro dal punto di vista musicale, lodevole è anche il suo videoclip, soprattutto perché si tratta di uno dei pochissimi video per una canzone della colonna sonora di un film che ha effettivamente cercato di incorporare ciò che stava accadendo nella pellicola con la narrazione del video reale, a differenza di tanti altri che mostrano parti ultra-random di un film che non hanno un beneamato niente a che fare con il contesto della canzone.
Ma soprattutto il contesto della canzone si lega impeccabilmente a quello di Dangerous Minds, un film su un’insegnante di alta classe sociale, interpretata dall’inimitabile Michelle Pfeiffer (l’iconica Elvira di Scarface) che si sposta in un quartiere povero per portare ai suoi alunni, ragazzi di strada, un interesse all’apprendimento scolastico, cercando di mostrare loro l’opportunità di un futuro, in un luogo che non glielo offre.
Il modo in cui film e video si legano è piuttosto interessante, con un inizio che vede Michelle Pfeiffer sedersi di fronte a Coolio in una tetra e fumante stanza, dicendogli:
You wanna tell me what this is all about?
Il che mette in risalto il tono nel modo appropriato, dato che qui abbiamo una persona privilegiata che entra nel mondo più oscuro della povertà e vuole sapere di cosa si tratta, cosa sta succedendo nella mente delle persone di questo ambiente. E questa canzone e questo video sono serviti come un’interpretazione microcosmica di ciò che stava accadendo nella comunità nera quando il gangsta rap divenne più popolare nelle case di persone bianche, che in genere si trovavano al di fuori dei confini della cultura hip-hop dell’epoca.
Sotto richiesta di Stevie Wonder, per concedergli il campionamento utilizzato nel brano, chiese a Coolio di non utilizzare parolacce nella canzone, e così fu. Le abilità di un abile rapper si rispecchiano nell’avere un contenuto hardcore, crudo e di pura protesta tagliente, senza nemmeno dire una parolaccia. Questo chiaramente permise al successo della canzone e al suo messaggio di essere ascoltati da molte più orecchie, senza censure.
La prima strofa
Il brano inizia con delle barre che offrono un immaginario letterario che non ha niente da invidiare alla poetica dei letterati inglesi di periodi storici più lontani, dipingendo uno scurissimo e inquietantemente verosimile scenario:
As I walk through the valley of the shadow of death / I take a look at my life and realize there’s nothin’ left / Cause I’ve been blastin’ and laughin’ so long / That even my momma thinks that my mind is gone
Questo incipit vede Coolio reinterpretare una citazione dai Salmi, capitolo 23, versetto 4, dove, nel contesto originale, il versetto descrive l’essere confortati da un Dio amorevole attraverso le difficoltà, incitando alla speranza e alla fede.
La ristesura di Coolio contrasta con un’amara insicurezza sul percorso della sua vita, dicendo che, ora che ha intrapreso la strada da gangster (obbligatagli dal contesto in cui è cresciuto), non c’è alcuna via d’uscita per lui, non gli resta altro da fare che cavalcare questo sentiero di distruzione fino alla sua morte. Una grave conseguenza di questo è che nessuno crede nelle sua capacità di essere qualcosa di più di un delinquente della malavita, nemmeno la sua stessa madre.
As they croak, I see myself in the pistol smoke
Questa metafora è una delle più interessanti, dove Coolio afferma di vedersi riflesso nel fumo della pistola. Potrebbe significare che lui vede il fumo, risultato del proiettile sparato dalla pistola, come una parte sua: ciò che è il fumo uscente dalla canna della pistola, è un effetto collaterale di un’azione violenta e ciò lo vede come un’incarnazione del suo animo deturpato, che è effetto collaterale di una società violenta.
Il ritornello
Una delle punte di diamante più preziose di Gangsta’s Paradise è sicuramente lo straordinario ritornello, dove la meravigliosa performance vocale di L.V. è innalzata da potenti cori lugubri.
Purtroppo oggigiorno quando si vede un brano riprendere una canzone del passato, ciò a volte viene fatto in modo pigro, con una specie di copia-incolla che cava il sapore di ciò che si va a reinterpretare (DJ Khaled – Staying Alive). Qui il campionamento invece stravolge l’atmosfera.
La versione originale da cui viene ripreso il ritornello, Pastime Paradise di Stevie Wonder, suona cerebrale e contemplativa, e la sua scrittura criptica parla di persone ossessionate dal passato che sprecano le loro vite rievocando un tempo che potrebbe non essere in realtà così grande come pensavano sarebbe stato, senza concentrarsi sui problemi che hanno di fronte, sulle persone che potrebbero essere. Coolio ed L.V. lo hanno capovolto così:
Keep spending most our lives / Livin’ in a gangsta’s paradise / Been spending most their lives / Livin’ in a gangsta’s paradise
Quindi qui L.V. sta dicendo che sono stati circondati dall’esatto tipo di ambiente da cui prosperano i criminali: proprio come gli animali morti attirano gli avvoltoi, l’ambiente in cui sono nati attrae attività criminali. Quindi, quando ci sei nato, come potresti non esserne coinvolto? Non importa nemmeno da che tipo di persona ci metti dentro.
Quindi, la parola “paradiso” è una sovversione di ciò che la parola rappresenta tipicamente. Questa canzone si concentra principalmente su come questo paradiso sia in realtà una piscina purulenta di energia negativa che intrinsecamente ti trascina verso il basso. Questo è il massimo a cui aspirare, nonché l’unico paradiso offerto a loro, poiché (dati gli innumerevoli crimini che sono portati a commettere) si presuppone che non spetterà a loro un posto in cielo dopo la morte.
Ain’t no gangster livin’ in paradise
La seconda strofa
Look at the situation, they got me facing / I can’t live a normal life, I was raised by the street / So I gotta be down with the ‘hood team / Too much television watching, got me chasing dreams
E in queste barre c’è una critica sociale al tipico ritratto televisivo della vita, poiché spesso in televisione sono proiettate le vite di coloro che vivono 10 volte meglio di quanto noi comuni mortali potremmo mai vivere, e questo ci spinge ad essere insoddisfatti della nostra realtà, inseguendo un’aspettativa di successo superficiale e predeterminata.
Come Emis Killa disse in Italian Dream, uno dei suoi brani più riusciti:
So quello che provi quando la tele ti fa vedere / Posti in cui non puoi andare, donne che non puoi avere / So come ti senti quando ti guardano male nei negozi appena entri / Se non compri niente fuori spaventi i clienti
Questo messaggio è invecchiato (ahinoi) come il vino, con l’avvento dei social network, dove noi stessi propiniamo alle persone che ci sono attorno una visione idealizzata dei momenti migliori della nostra vita, creando un inseguimento fittizio tra stili di vita che nuoce alla salute mentale di tutti. A maggior ragione, invoglia chi non può permettersi di avere ciò che gli viene sparato nelle pupille ad ogni istante, di prenderselo negli unici modi che può.
Inoki una volta disse che ai suoi tempi ci si poteva vestire hip hop essendo di strada, perché andavano i vestiti baggy ed il ragazzo in strada se lo poteva permettere. Oggi se lo stesso ragazzo vuole una maglia di Gucci deve trovare sicuramente altre vie…
Il finale
Power in the money, money in the power / Minute after minute, hour after hour / Everybody’s running, but half of them ain’t looking / It’s goin’ on in the kitchen, but I don’t know what’s cookin’
Si può dire molto sulla cadenza di Coolio, che ha un’inflessione vocale burbera e accattivante, in modo che ogni barra aumenti progressivamente nella sua energia e tono, sfogando nell’ultima barra l’accumulo di tensione. Ciò trasmette nel contesto della canzone il motivo per cui la gente ha paura di lui, ha paura di chi è e cosa rappresenta.
Quello che Coolio dice nell’ultima barra del pezzo, è però il messaggio più sinteticamente rappresentativo di Gangsta’s Paradise e della vera anima dell’hip hop:
They say I gotta learn / But nobody’s here to teach me / If they can’t understand it, how can they reach me? / I guess they can’t, I guess they won’t / I guess they front, that’s why I know my life is out of luck, fool!
Questa è una delle barre più potenti e importanti dell’hip hop, nonché della musica contemporanea.
Nelle comunità delle classi inferiori negli Stati Uniti, i sistemi scolastici continuano a diminuire i loro budget ogni anno, e i poveri devono fare i conti con cattivi insegnanti, libri obsoleti ed un sistema educativo parziale a cui non importa se gli studenti hanno davvero imparato qualcosa, fintanto che memorizzino i fatti senza ragionarci, con test che non si applicheranno mai alla loro vita quotidiana.
Coolio lo chiarisce, in senso generale: se il nostro stesso governo non vede il valore della nostra intelligenza, e attivamente non si preoccupa del nostro benessere, se i responsabili non vogliono aiutarci, avendo attivamente tagliato i fondi per l’istruzione, e le figure di autorità abusano del loro potere per il proprio tornaconto a mie spese, perché devo preoccuparmi di ciò che le loro istituzioni vogliono dirmi?
Questo è un messaggio che purtroppo non invecchia nella società odierna ed è quello che stavano passando i giovani degli anni ’90 nei quartieri poveri e, col successo incontenibile che ebbe la canzone (divenendo uno dei brani più venduti di sempre), per la prima volta nella storia della musica il lato degli Stati Uniti privilegiato era obbligato a prestare attenzione alle parole senza censura di un pezzo d’America senza diritti. Le persone che un tempo venivano sorvolate finirono davanti alla loro faccia, ed il privilegiato era obbligato a sentirsi a disagio, e a vedere cosa aveva fatto il sistema razzista e classista a coloro che non erano abbastanza fortunati, essendo nati in un quartiere suburbano.
Ciò ha portato chi di dovere ad assimilare la cultura, nelle seguenti decadi, in una caricatura annacquata di sé stessa, senza capire davvero i suoi problemi, prosciugandola di qualsiasi impatto sociale, ricompensando grossolanamente quelli che hanno sfruttato l’hip hop, esagerando con spavalderia i mali del lifestyle protratto nelle liriche. Così facendo siamo arrivati ad avere personaggi lontani anni luce dai messaggi portati da MC com Coolio e il rap si è trasformato in questo scatafascio. Ma non bisogna scordarsi che l’hip hop vero esiste ancora, che c’è ancora un messaggio da dare e qualcosa da supportare.
Brani come Gangsta’s Paradise di Coolio hanno un messaggio che buca la barriera del tempo, viaggiando da generazioni a generazioni, mantenendo vivo lo spirito che certi fantocci cercano di soffocare. Ma questi trend passeggeri fatti di buffonaggini durano qualche anno per poi finire al massimo in un “ti ricordi quando?”, mentre il brano di Coolio sta vivendo oltre la vita dell’autore stesso, continuando a mandare un messaggio di speranza e di lotta in tutto il mondo a chi ne ha veramente bisogno.
Possa questa leggenda riposare in pace.